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Egitto: la politica creditizia di Nasser contro l'impero britannico

5 settembre 2014 (MoviSol) - La decisione del governo egiziano di finanziare il "nuovo canale di Suez" vendendo certificati di debito solo ai cittadini egiziani ha suscitato un utile dibattito sulla questione del credito nazionale. Tale sistema non permetterebbe che il canale passi in mani straniere, come avvenne durante l'Impero britannico, che usò il debito estero dell'Egitto per prendere in mano il paese.

Ahmed Al-Sayed El-Nagar, economista capo dell'Al Ahram Center for Political and Strategic Studies, scrivendo sul quotidiano filogovernativo Al Ahram (del 28 agosto) ha spiegato l'importanza di questa decisione in una prospettiva storica.

 "Il costo totale del progetto è di 67 miliardi di LE (sterline egiziane) ed il meccanismo di finanziamento deciderà se il progetto farà rivivere lo spirito del 1956, quando il defunto leader Gamal Abdel-Nasser nazionalizzò il Canale di Suez togliendolo dalle grinfie del capitalismo globale che lo aveva usurpato ricorrendo a congiure, frodi ed aggressioni. Oppure, se il sentimento generale sarà simile a quando il canale veniva scavato da fondi stranieri che trascinarono l'Egitto nella trappola del debito estero, conclusasi con la criminale occupazione coloniale britannica dell'Egitto. Quindi, è importante dall'inizio che i fondi per la costruzione del canale siano al 100% egiziani, mentre il capitale arabo e straniero potrà finanziare in seguito progetti industriali e servizi. Il vecchio ed il nuovo canale dovranno restare completamente egiziani.

El-Nagar ha scritto anche che il quotidiano Al Ahram promuoverà ogni giorno, gratuitamente, la vendita di certificati di debito al pubblico "per costruire questo gigantesco progetto nazionale che sarà la principale via di accesso al boom economico egiziano, raccogliendo tutto il potenziale di risparmio dei cittadini, a casa ed all'estero, per costruire il futuro, il destino ed il percorso del loro paese coi loro soldi, cervelli e le imprese del proprio popolo. È così che le grandi nazioni costruiscono la propria gloria".

(vedi)

 

 

 




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