ECONOMIA

Movimento Internazionale per i diritti civili – Solidarietà

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L'edizione italiana della Newsletter "Strategic Alert dell'EIR" (http://www.eirna.com/html/headsi.htm) mette a disposizione alcuni dei suoi articoli più significativi sul tema del terrorismo dal 1995 al 2001.
 

In questa sezione: Europa

  13  aprile 1995

Il ministro Pasqua prevede un ondata terroristica tra aprile e maggio

Charles PASQUA, il ministro degli Interni francese al centro di numerosi scandali e noto per i suoi collegamenti inglesi, ha annunciato che prevede nuovi attacchi terroristici algerini nell'ultima fase della campagna elettorale francese. Quasi simultaneamente un leader del Fronte di Salvezza Islamico (FSI) algerino in Europa ha denunciato il fatto che il Gruppo Islamico Armato (GIA) responsabile dell'attentato terroristico del marzo scorso è controllato da ultrà con SEDE A LONDRA che intendono aprire un nuovo fronte terroristico in Europa.

Il 29 marzo Pasqua ha annunciato una mobilitazione del suo ministero in preparazione di attentati terroristici del CIA, del PKK curdo, dell'ETA basco, degli indipendentisti corsi, e dei fondamentalisti islamici francesi addestrati in Afghanistan, Pakistan e/o Bosnia. Secondo Pasqua bersagli dell'offensiva terroristica, che userebbe anche armi chimiche sarebbero il Premier BALLADUR e Pasqua stesso, nonché i candidati JOSPIN e CHIRAC. Lo dimostrerebbe un comunicato del GIA del 4 marzo che definisce Pasqua "un nemico di Dio".

E' indicativo che il rappresentante del FSI Abou OUSSAMA abbia indicato Londra come la centrale degli ultrà del GIA. In un intervista al quotidiano belga Le Soir Oussama afferma: "a nostro giudizio il comunicato attribuito al GIA (che minaccia Pasqua, NdR) non proviene dall'Algeria. C'è un 20% di probabilità che esso venga dal governo (..) ed un 80% di probabilità che venga dagli ultrà del GIA che hanno sede a Londra".

  7 settembre 1995

Terrorismo: tutte le strade portano a Londra

Le autorità francesi hanno chiesto alla Svezia l'estradizione di Abdelkrim DENECHE, sospettato di aver partecipato agli attentati a Parigi per conto del GIA (Gruppo Islamico Armato) algerino. Ma la base logistica del GIA, secondo Brahim YOUNESSI, ex collaboratore del leader moderato algerino SAHAUI ucciso nella sua moschea parigina l'11 luglio scorso, è a Londra. Il GIA, sempre secondo Younessi, che ha rilasciato le sue dichdichiarazioniquotidiano Le Figaro, ha aggiunto: "Si ritiene che questi gruppi terroristici siano infiltrati dai servizi speciali algerini. Qualsiasi gruppo violento pretende di chiamarsi GIA." Il cosiddetto organo del GIA, il giornale Al Ansar, è un foglio di una pagina che pretende di parlare a nome di uno o di tutti i GIA. "Ci si chiede chi finanzi questo giornale", dichiara Younessi, "che viene stampato a LONDRA o in Svezia, e da lì viene inviato per fax in altri paesi europei".

Nel 1989 Deneche, il terrorista di cui la Francia chiede l'estradizione, era attivo in AFGHANISTAN, dove lavorava per un ente umanitario controllato dalla Fratellanza Musulmana, un'organizzazione originata dall'Arab Bureau dei servizi segreti britannici. Nel 1992 Deneche operava a Londra ed era, come tutti i membri del GIA, sotto stretta sorveglianza dei servizi britannici. Quando, l'anno scorso, le autorità francesi chiesero l'estradizione di alcuni membri del GIA, le autorità britanniche permisero di interrogarli ma rifiutarono l'estradizione. Sospetti membri del GIA si muovono liberamente a Londra senza temere di essere deportati. E' possibile che la loro immunità si estenda alla Svezia attraverso gli stessi canali usati dall'operazione IRAN-CONTRA negli anni '80, nel contesto della quale fu assassinato il Premier svedese Olof Palme.

  9 novembre 1995

Terrorismo: Francia e Israele accusano Londra

Dietro le quinte infuria la guerra tra i servizi segreti di Francia e Inghilterra, mentre diventa sempre più inequivocabile il fatto i mandanti del terrorismo contro lo stato francese, in particolare quello "islamico", sono a Londra. I sorrisi di circostanza scambiati da Chirac e Major in occasione del vertice di fine ottobre non bastano a far credere il contrario.

Un articolo apparso il 3 novembre su Le Parisien riportava fonti di polizia secondo cui il terrorismo in Francia è stato allestito e finanziato attraverso un certo Abou FARES, nome di battaglia di un algerino che risiede a Londra ed appartiene ai Mujahedin afghani. La conferma del ruolo primario di Fares si è ottenuta con gli arresti di una cellula terroristica islamica a LILLE. Il ruolo dell'Inghilterra come base delle operazioni terroristiche è stato menzionato da LeFigaro del 3 novembre: "La pista di Boulam GENSAID (recentemente arrestato), leader della (formazione terroristica) GIA a Parigi, porta alla Gran Bretagna", dove egli aveva "contatti stretti con gli estremisti algerini con base a Londra, (...) il centro dell'internazionale islamica', la capitale inglese, funge da base logistica e finanziaria per i terroristi".

Le responsabilità inglesi nel terrorismo sono state persino ammessa dal Sunday Telegraph del 5 novembre in un articolo intitolato "L'Inghilterra base degli attentatori di Parigi". "Un algerino (Abu Fares), ricercato dalla Francia per aver organizzato l'ondata di attentati dinamitardi a Parigi, ha ottenuto l'asilo politico in Inghilterra nonostante fosse già accusato di aver compiuto un attentato dinamitardo all'aeroporto di Algeri", quello dell'agosto del 1992. E' difficile credere che i servizi segreti inglesi non sapessero chi fosse Abou Fares. L'articolo del Sunday Telegraph riferisce che da mesi sia la Francia che Israele hanno fatto notevoli pressioni sull'Inghilterra affinché sospendesse le sue attività di sabotaggio contro la Francia e contro il processo di pace in Medio Oriente, senza ottenere risposte da Londra.

Solo a seguito di pressioni protratte per mesi e soprattutto dopo l'arresto dei terroristi del GIA in Francia, le autorità britanniche si sono sentite costrette ad arrestare Abou Fares il 5 novembre. Si tratta naturalmente di una concessione diplomatica necessaria per non arrivare alla rottura aperta.

La politica del governo inglese è stata altrimenti quella di fare di Londra il centro del terrorismo islamico concedendo il permesso di soggiorno a noti terroristi, riconoscendoli come "esponenti dell'opposizione", mentre i veri esponenti dell'opposizione algerina, tra cui quelli appartenenti al FIS, che non vantano collegamenti con i terroristi, si sono visti sbattere la porta in faccia.

  26 marzo 1998

Caso Moro: chi ha paura del POE?

Il fatto che, nonostante cinque processi e sei inchieste (la sesta è ancora in corso a Roma), la verità sul caso Moro non sia mai venuta a galla è dimostrato dall'intensità del dibattito sviluppatosi nel ventennio del rapimento dello statista democristiano, commemorato il 16 marzo. Tra gli interventi, è singolare quello del vicedirettore de Il Giornale, Renato Farina, che ha voluto ripescare un libro pubblicato vent'anni fa dal Partito Operaio Europeo, il quale allora rappresentava il movimento di LaRouche in Italia, per tentare di ridicolizzare una peraltro documentatissima denuncia del ruolo di Henry Kissinger e dei gruppi filobritannici nell'assassinio di Moro. Il libro del POE, intitolato "Chi ha ucciso Aldo Moro", fu pubblicato nell'ottobre 1978. Molte pagine di quel libro, rilette a vent'anni di distanza, si sono rivelate profetiche, soprattutto alla luce di quanto è recentemente emerso sul ruolo di Londra nel terrorismo internazionale. Eppure Farina, utilizzando pretestuosamente alcune dichiarazioni del Presidente della Camera Violante, le accosta a quanto scritto dal POE vent'anni fa, cercando di schierare il movimento di LaRouche (oggi) tra le fila di coloro che, con la teoria del "doppio stato", criminalizzano quarant'anni di storia politica italiana. Non volendo entrare in un dibattito che sembra un gioco delle parti, occorre però dire che basta leggere il libro del POE per capire che il movimento di LaRouche, al contrario, già nel 1978 denunciava proprio questa versione radicale, "antiamericana", come un prodotto ideologico della stessa oligarchia che tirava le fila dell'assassinio di Moro.

Ciononostante Farina, che ha letto il libro del POE, si è sentito in dovere di scrivere: "Abbiamo rintracciato l'antecedente letterario, vorremmo dire il fratello politico, forse addirittura il clone morale del Presidente Violante. Si tratta del Partito operaio europeo, filiazione nostrana di tale miliardario americano Larouche (sic)." Continua Farina: "Un libro sul delitto Moro: e le Brigate rosse in pratica non esistono, tale e quale Violante." E ancora: "Violante, come il POE, evoca lo Stato doppio, e il fatto che l'Italia fosse un Paese 'a sovranità limitata'. Chiaro, no? Sono stati gli americani. Non è che lo dice, ma è così chiaro che si arriva lì. Il POE nel paragone appare più mosso: si distingue perché punta, come già detto, oltre che su Kissinger, sugli inglesi e sulla famosa 'pista maltese'."

Mentre ci chiediamo che cosa abbia motivato questo attacco al POE, registriamo che esso segue a ruota un altro intervento apparentemente senza motivi: a metà febbraio, il nuovo direttore de Il Giornale si è scagliato contro l'inchiesta sul caso Mattei svolta dal procuratore di Pavia Vincenzo Calia. E' noto il ruolo svolto dal movimento di LaRouche nella riapertura di quell'inchiesta, che ha portato al rinvio a giudizio di un testimone dell'epoca. Apparentemente senza pretesto, il commento di Cervi giunge un mese e mezzo dopo la decisione di rinvio a giudizio. Ricordiamo che Cervi è uno stretto collaboratore di Indro Montanelli, che firmò una serie di violenti articoli contro il Presidente dell'ENI, articoli di cui non si è mai conosciuto il mandante.

  24 maggio 2001

Si torna a parlare degli assassinii di Herrhausen e Rohwedder

Come un fulmine a ciel sereno, ma chiaramente nel contesto dei crescenti attriti nei rapporti tra le due sponde dell'Atlantico, in Germania si torna a parlare degli assassinii politici che hanno insanguinato il periodo della riunificazione. Il 30 novembre 1989 fu assassinato il presidente della Deutsche Bank Alfred Herrhausen e il 1 aprile 1991 Detlev Rohwedder, il presidente della Treuhand, l'ente incaricato di privatizzare le imprese pubbliche della ex Germania orientale.

Allora si parlò di una nuova generazione di terroristi della RAF, ma dei tre sospetti successivamente finiti in mano alla giustizia nessuno è risultato colpevole.

Il 14 maggio il quotidiano più diffuso in Germania, la Bild, annunciava un nuovo film intitolato "Black Box BRD" e notava che nel 1989 Herrhausen aveva provocato il finimondo negli ambienti bancari internazionali con la sua proposta di una generosa cancellazione dei debiti dei paesi del terzo mondo e di estendere grossi crediti a lungo termine per la ricostruzione delle ex economie socialiste. Nel film, la vedova di Herrhausen rivela per la prima volta al pubblico che dal 1977 in poi, dopo l'assassinio del presidente della Dresdner Bank Juergen Ponto e del presidente degli imprenditori tedeschi Hanns-Marin Schleyer, Herrhausen si rese conto di essere anche lui su quella stessa lista nera, e più volte le confidò di temere per la propria vita.

Poche ore prima dell'attentato in cui una bomba azionata a distanza fece saltare in aria la sua auto blindata, Herrhausen parlò con sua moglie delle critiche che aveva ricevuto da altri banchieri e concluse: "Non so se ne uscirò vivo".

Due giorni dopo questo articolo sulla Bild, la procura federale tedesca ha improvvisamente annunciato, a dieci anni dall'assassinio di Rohwedder, che i test genetici, condotti su un asciugamano trovato sul luogo da dove partì il fatale colpo di fucile, portano al membro della RAF Wolfgang Grams. Ma Grams è morto il 27 giugno 1993 in una sparatoria con gli agenti dell'antiterrorismo. L'ufficio della procura ammette che il reperto in questione è solo un capello, che non è dimostrato che appartenesse al killer, né che Grams fosse sicuramente sul luogo.

Di fronte a tanto attivismo della procura c'è chi nota che, mentre le indagini nei fatti non compiono progressi, si cerca di accreditare la tesi della "terza generazione della RAF", che è solo una illazione, mentre è più credibile che operazioni del genere vengano condotte dagli ambienti dei servizi.

Si tratta di rivelazioni che fanno tenere una nuova ondata di "guerra dello spionaggio". In questa direzione si comprende la fuga di notizie del "Memorandum Chrobog/Steiner" che riassume l'incontro tra il Cancelliere tedesco Gerhard Schroeder e George W. Bush tenutosi alla Casa Bianca il 29 marzo. Secondo fonti informate, il promemoria, scritto dall'ambasciatore tedesco a Washington e dal consigliere di politica estera del Cancelliere, sarebbe stato intercettato dallo spionaggio USA che lo ha diffuso per mettere in imbarazzo il governo tedesco e per mettere in crisi i rapporti della Germania con la Libia, con i paesi arabi in generale e con la Russia.

  18 ottobre 2001

La "caccia ai terroristi" dell'FBI in Europa

A partire dal giorno dopo il tragico 11 settembre la polizia e gli enti dell'antiterrorismo dei paesi europei sono stati inondati dalle richieste della FBI di raccogliere informazioni in merito ai nominativi che compongono una lista di "sospetti", la cui identità è per altro molto dubbia, ma che secondo i funzionari americani sono collegati all'organizzazione Al Quaida di Bin Laden. Nelle ultime settimane gli europei hanno cominciato a far sapere che non ne possono più delle torme di "esperti" dell'FBI che sono venute in Europa a sovrintendere alle indagini.

Secondo il Le Figaro dell'11 ottobre, "la collaborazione tra gli uomini di Ashcroft e le loro controparti all'estero non è ovvia ... [Quelli della FBI] sono arrivati come dei matti, si sono rivolti alla direzione delle banche con degli oscuri conti cifrati per avere nome e cognome dei titolari. All'inizio si sono comportati come se fossero in una banca locale di Oklahoma ed è stato necessario spiegare loro le regole elementari della cooperazione". I funzionari francesi e dell'Interpol sono stati sommersi da nominativi e da fax che avevano a che fare con islamici di ogni parte del mondo. "Le loro liste sono false e inquinanti e le loro richieste vanno in ogni direzione", concludeva Le Figaro.

Il procuratore federale tedesco Kay Nehm è già diventato la pecora nera della FBI e dei media americani, che continuano a produrre "sospetti" a palate. Negli uffici delle autorità tedesche si accumulano a vista d'occhio gli "indizi scottanti". Si può immaginare la frustrazione che serpeggia tra gli esperti tedeschi sulla tesi della FBI secondo cui "la struttura di comando di Bin Laden in Germania ha pianificato e preparato" gli attacchi dell'11 settembre. Il 4 ottobre Nehm è stato chiamato a rapporto dal governo che ha minacciato di rimuoverlo se non provvede ad espandere le indagini ed a dare subito risultati. Nehm ha pensato bene di evitare i commenti, ma l'arroganza e l'incompetenza della FBI è stata sottolineata da altri in posizioni meno scomode. I tedeschi sono tenuti all'oscuro dalle indagini negli USA e debbono invece provvedere a fornire tutte le informazioni dettagliate a quelli della FBI.

La ricerca del "centro di controllo terroristico del Reno-Meno" ha portato la polizia ad arrestare tre sospetti a Wiesbaden. Dalle indagini non sono ancora apparsi risultati apprezzabili, per non parlare di "centri di controllo". Di un Marwan al Shehhi, sulla lista dei 19 sospetti principali della FBI, che sarebbe stato addestrato a Bonn come pilota nel 1999, risulta che è uno studente che ha compiuto due volte il giretto turistico sopra Bonn come passeggero in un biposto leggero, ed ha regolarmente pagato il conto.