ECONOMIA

Movimento Internazionale per i diritti civili – Solidarietà

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Brzezinski e l’11 settembre

LaRouche, Rafsanjani e l’11 settembre

Gli USA minacciati dal colpo di stato

Dialogo delle civiltà per la ricostruzione mondiale

Nuove considerazioni sullo scudo spaziale

Medio Oriente: il fondamentalismo che viene dall'occidente

Organizzazione regionale sotto una nuova Bretton Woods

La destabilizzazione geopolitica globale



[Solidarietà , anno VIII n. 4, dicembre 2000]


Medio Oriente: il fondamentalismo che viene dall’occidente

Millenaristi protestanti: il pericolo numero uno

La recrudescenza del conflitto tra Israeliani e Palestinesi, iniziata alla fine di settembre, rappresenta un pericolo le cui radici non affondano soltanto nella regione mediorientale, ma soprattutto negli Stati Uniti. Il pericolo è rappresentato dalla notevole influenza che i fondamentalisti protestanti esercitano sulla vita politica americana. La loro ideologia millenarista incoraggia e promuove a Gerusalemme uno scenario da “fine del mondo”, perché così si compirebbero le profezie che, secondo loro, sarebbero contenute nelle sacre scritture.
Alla fine di ottobre Gershon Salomon, il capo dell’associazione Fedeli del Monte del Tempio di Gerusalemme, ha “profetizzato” l’imminente Armageddon in Medio Oriente, che, dice, potrebbe culminare in una guerra nucleare. Salomon e la sua coorte di fanatici sono controllati soprattutto dai fondamentalisti protestanti americani, le schiere dei seguaci di televangelisti come Pat Robertson e Jerry Falwell, raggruppati rispettivamente nella Christian Coalition e nella Moral Majority. L’influenza esercitata da queste forze sulla politica americana è di una portata tale che difficilmente può essere immaginata da un europeo.
Il 31 ottobre Lyndon LaRouche ha diffuso un commento intitolato “La bestialità dei fondamentalisti”, nel quale spiega che il tentativo di Bill Clinton di accattivarsi questi strati lo ha indotto a commettere errori di valutazione tanto gravi da compromettere tragicamente i negoziati del “Camp David due”, lo scorso luglio, rendendo praticamente inevitabili le nuove violenze in Medio Oriente.
LaRouche spiega che Clinton era già alle corde, ridotto a mal partito dal caso Lewinsky e dalle minacce di impeachment. Allora cominciò a frequentare una stramba istituzione di Washington chiamata “Prayer Breakfast”, nella quale i politici si uniscono a delle figure religiose per “chiedere perdono dei propri peccati” e per cercare “la redenzione”. Tra gli officianti c’è il rev. Billy Graham, il personaggio che nel 1990 consigliò “spiritualmente” l’allora Presidente Gerge Bush sulla “necessità” di lanciare una guerra contro l’Irak. LaRouche sostiene che “al Prayer Breakfast riuscirono a mettere Clinton sulle difensive consentendo in tal modo ai ‘fondamentalisti millenaristi’ di rafforzare notevolmente la propria influenza”. Come conseguenza Clinton finì col commettere l’errore fatale di porre sul tavolo di Camp David la questione di Gerusalemme, che è di fatto religiosa, al posto degli “allegati economici” dei negoziati di Oslo, dove si parla dello sviluppo della regione, a cominciare dall’acqua, e poi ha finito col prendersela con il leader palestinese Arafat per il fallimento dei negoziati.
Nel descrivere come i “fundies” sono arrivati a ricoprire un ruolo così influente negli USA, LaRouche presenta una serie di elementi.
Primo, i “fundies” cominciarono a proliferare alla fine degli anni Sessanta, l’epoca in cui il governo USA iniziò ad avallare la politica del “post-industriale”, che condusse alla devastazione di gran parte dell’economia americana.
La demoralizzazione che fece seguito a tale scelta economica costituì il terreno molto fertile su cui attecchirono le varie strutture pseudo-cristiane di fede: “apocalittiche”, “messianiche” e sostanzialmente balorde.
Secondo, nel 1965, il Presidente Lyndon B. Johnson, che proveniva dal Sud, favorì la lotta del movimento di Martin Luther King fino a fare pressioni sul Congresso affinché approvasse la legge sul diritto di voto dei neri, nonostante la forte opposizione del partito segregazionista negli stati del Sud. Per tutta risposta, l’allora governatore di New York Nelson Rockefeller, insieme ad altri pezzi grossi del Partito Repubblicano, lanciò la cosiddetta “Strategia Sudista”, mirante a riguadagnare il terreno conquistato dal Partito Democratico, alleato al movimento per i diritti civili. La strategia sudista repubblicana consisteva nel recuperare gli strati che avevano sostenuto la Confederazione Sudista del XIX secolo. Si fece appello ai “poveri bianchi” del Sud, la gente che nutriva livori e risentimenti nei confronti dei neri, il cui recente progresso veniva visto come una minaccia, una perdita di privilegi. Proprio tra questi strati, soprattutto rurali, il fondamentalismo protestante ha fatto proseliti a non finire e gli stati che erano appartenuti alla Confederazione Sudista sono così diventati la “Bible Belt”, la regione della Bibbia.
Questa “Southern Strategy” dei repubblicani contribuì alla vittoria elettorale di Richard Nixon, il quale nel 1968 inaugurò un’amministrazione che fu in larga parte sotto il controllo di Henry Kissinger. Per tutta risposta, i democratici finirono per ordire la propria “Southern Strategy”, che segnò la fine della politica di raccolta dei consensi elettorali tra i gruppi d’interesse ai quali si era rivolto Franklin D. Roosevelt. Questo provocò uno dei disastri peggiori della storia americana: l’amministrazione di Jimmy Carter, tra il 1976 ed il 1980.
Jimmy Carter, burattino della Commissione Trilaterale di David Rockefeller, è anche il “fundie” americano più tipico, imbottito di convinzioni superstiziose, autodichiaratosi un “cristiano rinato”. Sotto la sua presidenza, gli Stati Uniti finirono in un declino economico e industriale senza precedenti che lui incoraggiava, tutto preso da una sua insensata utopia agraria. Il fondamentalismo protestante prese il vento in poppa.
Il disastro provocato da Carter purtroppo non insegnò niente al Partito Democratico. Dopo la sconfitta di Carter, negli anni di Reagan i democratici ristrutturarono la loro “Southern Strategy” creando il Democratic Leadership Council (DLC), la corrente alla quale si deve il lancio dei “New Democrats”, la cosiddetta strategia “centrista”. LaRouche afferma che gran parte della politica del DLC è tendenzialmente fascistoide, quel tipo di fascismo che caratterizza gli stati del Sud. Prima di diventare Presidente Bill Clinton è stato il presidente del DLC. Al Gore ne è un’espressione.
Questi giochi hanno finito per creare una situazione molto pericolosa. Secondo LaRouche, “i bigotti millenaristi dagli occhi vitrei” sono attualmente in preda alla frenesia e minacciano una guerra di religione che se non è prevenuta per tempo potrebbe allargarsi ben oltre il Medio Oriente. LaRouche spiega inoltre che varie associazioni e leader del mondo ebraico hanno finito per accondiscendere e sottomettersi a questa “psicosi” solo perché “hanno paura, e non a torto, di gente come questi fundies”, e perché si preoccupano, a ragione, ma in maniera sbagliata, della “sopravvivenza ebraica”.
Un aspetto problematico è il ruolo ricoperto da Edgar Bronfman, che si è installato alla direzione del Congresso Mondiale Ebraico dopo la scomparsa di Nahum Goldmann, ed ha corrotto la politica delle principali organizzazioni ebraiche americane.


L'articolo è tratto dal numero di dicembre 2000 di Solidarietà che pubblica estratti di un dossier speciale dell'EIR sul problema mediorientale. Il dossier ricostruisce le reti d'influenza oligarchica nella politica mediorientale e presenta un profilo di Ben Gurion, il fondatore dello stato di Israele che ha gettato le basi per costruire la pace nella regione.


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