ECONOMIA

Movimento Internazionale per i diritti civili – Solidarietà

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    Sarpi e lord Acton nel pedrigree di Novak

    Nel 1994, quando la cordata della Rivoluzione Conservatrice puntava ad ottenere la maggioranza nel Congresso USA, Michael Novak contribuì a costituire l’Acton Institute for Religion and Freedom dove i parlamentari conservatori si riunirono per orchestrare la manovra che costrinse Clinton ad approvare la riforma del Welfare del 1996 che fu un duro colpo per i poveri e le minoranze.

    Nell’Acton Institute spicca anche il prof. Rocco Buttiglione, insieme a Michael Novak, William Simon, e rappresentanti del Cato Institute (promotore della droga libera, appartenente alla galassia Mont Pelerin).

    Il nome dello stesso Lord Acton doveva essere inizialmente dato a quella che invece diventò poi la Mont Pelerin Society, secondo la proposta di un nutrito contingente dei membri fondatori riunitisi in Svizzera nel 1947. John Emerich Edward Dalberg Acton (1832-1902 ) è solitamente riconosciuto come l’esponente più importante del cattolicesimo liberale.

    Rampollo di famiglie appartenenti contemporaneamente all’oligarchia inglese e a quella austroungarica, Lord Acton nacque a Napoli, dove suo nonno si era distinto nel 1799 nella repressione della Rivoluzione Partenopea i cui leader si ispiravano alla Rivoluzione Americana. Studiò in Baviera sotto Johannes von Döllinger, capocordata di quelle operazioni d’influenza oligarchica in Vaticano che passano sotto il nome di Ontologismo.

    Grazie al suo patrigno, il conte Granville (ministro degli Esteri di Gladstone), Acton entrò in politica in Inghilterra nel 1859, e per i servigi resi all’Impero ottenne nel 1869 il titolo di Barone su raccomandazione del Primo ministro Gladstone, il quale, come confidava alla regina Vittoria, non poteva fare a meno dei consigli di lord Acton per la politica nei confronti dell’Italia e del Vaticano. Lord Acton esercitava la sua influenza attraverso la rivista The Rambler, da lui acquistata, nella quale lavorava colui che diventerà poi il cardinale Newman. Ma la sua influenza più profonda passava soprattutto attraverso una rete sviluppata in Europa e negli Stati Uniti grazie ai legami familiari in seno all’oligarchia.

    A leggere gli scritti di Acton, da alcuni ritenuto l’intellettuale più influente del suo secolo, si rischia un po’ di nausea di fronte all’onnipresente tema della libertà, ossessivamente impugnata, spiegata, esaltata, visisezionata e quindi imbalsamata in ogni scritto, non solo di Lord Acton ma anche di ogni suo epigono.

    Sulle pagine del The Rambler lo stesso Acton si schierò apertamente e accanitamente a favore della Confederazione Sudista, cioè gli schiavisti d’America che combattevano contro l’Unione di Lincoln. La sua fu la prima pubblicazione inglese a fare l’aperta scelta di campo. Questo lascia intendere perché la libertà dovrebbe essere così complicata da spiegare: è una merce troppo fina per i negri, secondo Acton & Compagnia Britannica. Durante la guerra di Secessione Acton si teneva in contatto epistolare con il generale Robert E. Lee che comandava le truppe della Confederazione sudista.

    Le attività di Acton nel mondo cattolico vanno viste nel loro contesto. Persa l’America, a seguito della Rivoluzione, e falliti gli schemi di riprenderla "manu militari", maturò in seno all’oligarchia inglese la svolta positivista guidata da J. S. Mill, tendente a fare buon viso a cattivo gioco, cioè promuovere una strategia che accoglieva superficialmente il progresso ma si riprometteva di pervertirne l’anima sul lungo termine. Così lo stesso Acton si profuse in lodi ipocrite per la Rivoluzione Americana ma si scagliò contro il centralismo "tirannico" del governo di Washington, che poi era il dirigismo della Banca Nazionale di Hamilton che stava "dispoticamente" facendo degli USA un colosso economico capace di tenere testa all’ex oppressore inglese, e si schierò invece per la "decentralizzazione" che favoriva il "liberismo" e la "sacra libertà" dei latifondisti schiavisti e dei mercanti di schiavi della Compagnia delle Indie.

    Acton organizzò consensi nel mondo cattolico per questa tendenza politica che, a prescindere da diramazioni e varianti, dev’essere intesa come una manovra contro le conquiste delle Rivoluzione Americana che si stavano diffondendo al resto del mondo.

    A lord Acton si deve un revival di fra Paolo Sarpi, il cervello della grande politica veneziana tra fine cinquencento e inizio del seicento. Allora in Inghilterra si era già affermato un "Venetian Party", un gruppo di potere oligarchico politico-bancario-commerciale, che stava trasferendo il centro strategico dei grandi monopoli dalla piazza di Venezia alle nascenti compagnie mercantili anglo-olandesi.

    Di solito fra Paolo Sarpi è conosciuto come colui che, in veste di Consultore teologico della Serenissima, si batté per la divisione tra potere temporale e potere spirituale in una vicenda nota come "l’Interdetto" che fu al centro dell’attenzione di tutta Europa nel periodo precedente alla guerra del Trent’anni. Per questo è solitamente presentato come un nume tutelare della massoneria. La sua importanza non si limita alla teatrale opposizione alle ingerenze romane nelle faccende della Serenissima. Dalla sua corrispondenza con intellettuali e politici di tutta Europa è evidente come Sarpi coltivasse un progetto di una nuova religione sincretica "moderata", che si riproponeva di percorrere una "via media", che aborriva gli estremismi calvinisti e cattolici mirando piuttosto a costituire una sorta di Pantheon delle religioni all’insegna di una molto interessata tolleranza. Si sa, con i suoi immensi traffici commerciali Venezia aveva per secoli e secoli "tollerato" (e addomesticato) ogni sorta di razza e religione, riscuotendone il tributo. Sarpi si riprometteva di riprodurre la cosmopolita esperienza commerciale di Venezia nel campo "spirituale".

    Quello che contava, per Sarpi, era l’eliminazione del retaggio filosofico genuinamente platonico così come era stato rivissuto e fatto proprio dal pensiero cristiano. Proponeva tra l’altro di mettere al centro di questa sua religione la croce nuda, senza Gesù Cristo, facendone un mero "simbolo". Lo scopo della religione di Sarpi era quello di promuovere una filosofia della divisione tra "interno ed esterno", oggi dicono "coscienza" e "mercato", lo stesso dualismo che arriverà poi fino a Novak, anche lui chiaramente impegnato per una nuova religione: "Il capitalismo democratico non richiede soltanto una nuova teologia, ma una religione di tipo nuovo" (The Spirit of Democratic Capitalism — American Enterprise Institute, pag. 69).

    Al progetto sarpiano cooperava in Inghilterra un figlio dell’arcivescovo anglicano di York, Edwin Sandy ("A survey of the State of Religion in the Western Parts of the World" -1599) che insieme a suo fratello era l’azionista più forte della Compagnia delle Indie Orientali e della Virginia Company. Si dovrebbe sospettare che questo progetto religioso era ed è solo una voce sui libri contabili dei grandi monopoli schiavisti anglo-olandesi.

    L’opera del Sandy fu tradotta in olandese da Ugo Grozio e in italiano da Paolo Sarpi. Quest’ultimo però seguiva un suo disegno ancora più complesso, forse più affine a quello descritto dal francese Eméric Crucé, che nell’opera "Le Nouveau Cynée...", del 1623, prefigurava un ordine mondiale con centro sovrannazionale a Venezia, dove si sarebbero dovute redimere le questioni internazionali sollevate dalla nascita indesiderata degli Stati Nazionali, che dovevano essere ingabbiati in una "Lega delle Nazioni" (sic) che limitasse la loro sovranità. Crucé proponeva, già nel titolo della sua opera, "la liberté du commerce par tout le monde" entro una pace gestita da Venezia. Grozio, che era stato dipendente della Compagnia Olandese delle Indie, fu incaricato di definire le basi giuridiche di quest’ordine mondiale.

    La formula religiosa della "via media" del progetto sincretico anglo-veneziano, attraverso varie fasi, assunse un peso fondamentale nel corso dell’Unità d’Italia, quando fu nota come "Ontologismo", di cui appunto Lord Acton fu uno dei registi insieme a Johannes von Döllinger. Gli opposti estremismi orchestrati ad arte tra terrorismo mazziniano e la reazione clericale dettero il vento in poppa all’astuta moderazione dell’Ontologismo. Un ontologista molto importante come l’abate Rosmini — che come cattolico presenta la peculiarità di essere filo-malthusiano — ebbe notevole influenza in Inghilterra, dove la sua opera fu sottoposta agli approfondimenti di un "gruppo di studio" che qualche tempo dopo dette vita alla nota Società Fabiana, l’ala liberal della stessa Compagnia delle Indie. L’influenza dell’Ontologismo sul mondo cattolico fu notevolmente ridimensionata soprattutto ad opera di Leone XIII e di Benedetto XV. Uno dei centri del sincretismo era allora la Sinthetic Society di Londra, fondata dal barone austriaco Friedrich von Hugel, braccio destro di Acton. Oggi il Von Hugel Institute di Cambridge è il centro preferito da Michael Novak per tenere i suoi incontri in Inghilterra.

    Oltre alla passione per Sarpi e per gli archivi della Serenissima, Döllinger ed Acton avevano in comune gli stessi ambienti iperblasonati, come la famiglia Dalberg, che aveva la precedenza sui diritti della corona imperiale subito dopo gli Asburgo. Dal 1895 Acton si dedicò all’insegnamento di Storia Moderna a Cambridge, ed ebbe tra i suoi allievi anche lord Bertrand Russell, personaggio nel quale LaRouche indica l’architetto della sovversione della dottrina strategica anglo-americana del secondo dopoguerra (La scienza dell’economia cristiana pag. 131, Solidarietà, febbraio 1999, pag. 4).

    Acton è anche stato il principale biografo di Döllinger di cui scrive: "ha sempre riconosciuto von Savigny come il padre e l’originatore del vero metodo scientifico, quando la sua influenza sulla giurisprudenza stava scemando". Friedrich Karl von Savigny(1779-1861) è infatti il padre della divisione in compartimenti stagni tra scienze naturali e scienze dello spirito, la solita divisione gnostica tra "spirito" e "materia". Nella giurisprudenza Savigny è il padre del radicalismo positivista che si ritrova nei tribunali nazisti e nella giustificazione della Corte Suprema USA per la pena di morte. Il concetto centrale è che non c’è una legge naturale, ma solo la volontà mutevole della maggioranza, lo Zeitgeist ("Chi volete, Barabba o Gesù?..."). In un discorso tenuto all’Università Gregoriana, il 2 maggio 1996, il giudice della Corte Suprema USA Antonin Scalia, sedicente cattolico schieratosi per la pena di morte, ribadì il suo punto di vista che la legge non segue i princìpi ma la maggioranza.