ECONOMIA

Movimento Internazionale per i diritti civili – Solidarietà

ECONOMIA

  

 



    [Solidarietà, anno X n. 1, aprile 2002]  


    Piano Oasi,
    il nuovo nome della pace in Medio Oriente

    Ogni soluzione alla crisi del Medio Oriente ha come presupposto l’approvvigionamento idrico della regione

    La cartina illustra il "Piano Oasi" di Lyndon LaRouche in cui è prevista la realizzazione di canali che dal Mediterraneo e dal Mar Rosso portano l’acqua al Mar Morto. Sono inoltre indicati i siti degli impianti di dissalazione alimentati dal nucleare, capaci di erogare tanta acqua dolce quanta ne occorre per "un secondo Giordano". Affrontando la questione mediorientale, nel corso dell'ultimo trentennio, tutti i presidenti americani, compreso Bill Clinton, hanno lasciato fuori la questione dell'acqua dalle priorità da risolvere come presupposto irrinunciabile della pace.

    Quando si parla di risorse naturali, acqua compresa, occorre precisare in partenza che si tratta di risorse in realtà sviluppate dal lavoro umano.

    Negli ultimi quarant’anni è stato impedito che questo lavoro fosse diretto a creare una nuova base di raccolta delle acque per rifornire la regione attraversata dal Giordano, adottando le tecniche più moderne per la dissalazione, la produzione di potenza elettrica e d’ingegneria idraulica. Risolvere la carenza cronica di acqua è una delle condizioni prioritarie per porre fine al continuo rischio di conflitti nella regione. L’ultimo grave errore in tal senso è stato commesso in occasione del vertice del luglio 2000 tra il premier israeliano Ehud Barak e il Presidente dell’Autorità nazionale palestinese Yasser Arafat promosso dal Presidente Clinton, quando alla questione dell’acqua e dello sviluppo della regione non è stata conferita la priorità assoluta nelle discussioni ma si preferì limitare le discussioni agli aspetti politici, senza le necessarie prospettive economiche. Il fallimento era più che prevedibile.

    In vista dell’incontro Camp David del 2000, furono pubblicamente discussi diversi piani per aumentare l’acqua disponibile nella regione. Ne era ben al corrente tanto l’Amministrazione Clinton che gli esperti e i politici mediorientali. Alla vigilia di quello storico incontro, la rivista di LaRouche, Executive Intelilgence Review, aveva ampliamente pubblicizzato questi programmi per garantire le prospettive di sviluppo economico nella regione.

    Di seguito sono riferiti alcuni aspetti essenziali di queste proposte, a partire dal Piano Oasi che LaRouche presentò per la prima volta negli anni Settanta, e che in seguito incontrò molto favore in particolare tra quelle forze che cercavano seriamente un’alternativa alla Guerra del Golfo voluta dal duo Thatcher-Bush nel 1991.

    Oggi queste proposte rimangono sempre valide ed urgenti di fronte ai rinnovati rischi di guerra. Nella regione mediorientale vivono 35 milioni di persone che da anni subiscono una riduzione continua dell’acqua a disposizione.

     

    La valle del Giordano

    Negli anni Cinquanta, diversi personaggi i cui nomi sono legati ai successi della Tennessee Valley Autority negli USA (TVA), proposero di costituire una TVA del Giordano.

    Negli anni Trenta il Presidente F.D. Roosevelt aveva varato uno straordinario progetto di imbrigliamento e regolazione delle acque di diversi fiumi, a partire dal Tennessee, bonificando una regione enorme nel cuore degli Stati Uniti, dando un impulso fenomenale tanto all’elettrificazione del paese che alle sue attività agricole e industriali. Fu il volano che consentì agli USAdi uscire dalla depressione, conferendogli anche la forza economica per vincere la guerra.

    Sulla scorta di quella esperienza si pensò che non fosse un’impresa troppo ardua affrontare le condizioni ben diverse di un fiume con una portata purtroppo limitata, traendo però vantaggio dalle migliori capacità tecnologiche del dopoguerra.

    Il direttore della TVA David Lilienthal, prevedendo già questi sviluppi, aveva scritto nel 1944: “La cooperazione tra Israele ed i vicini stati arabi è assolutamente necessaria al successo dell’intero piano previsto; i risultati sarebbero molto limitati per un solo paese, senza tale cooperazione”. Nel 1953, mentre in Medio Oriente c’era la guerra, il Presidente Dwight Eisenhower inviò Eric Johnston nella regione e dai suoi incontri nacque il Johnston Plan.

    Johnston lavorò insieme agli esperti della TVA e dei paesi mediorientali per mettere a punto un piano di sviluppo dell’acqua per il comune beneficio di Giordania, Israele, Siria, Libano e Palestina. Era prevista la costruzione di dighe, di impianti idroelettrici, e si prospettava inoltre l’utilizzo del nucleare nel contesto del piano “Atomi per la Pace” di Eisenhower.

    Il piano Johnston, sebbene fosse stato accettato da tutte le parti sul piano tecnico, fu respinto in sede politica. Gli interessi della Geopolitica, soprattutto a Londra, riuscirono a bloccare ogni iniziativa per sviluppare risorse di mutuo interesse in Medio Oriente.

    Nel decenni successivi Israele è riuscito ad assicurarsi gran parte dell’acqua della regione, fino a sottrarre le acque al fiume Litani nel Libano meridionale. Giordania e Siria cercarono di realizzare migliorie del sistema imbrifero del fiume Yarmuk e prontamente nel 1967 Israele bombardò la più importante delle opere realizzate.

    Nel 1993 gli Accordi di Oslo offrirono diverse possibilità di sviluppo economico intese a promuovere la pacificazione della regione. In tale contesto Lyndon LaRouche e l’EIR promossero l’idea di dissalare l’acqua con l’energia nucleare. Alla fine del 1993 il ministro delle Finanze palestinese, Mohammad Nashibi, un ingegnere, rilasciò un’intervista all’EIR in cui sostenne entusiasticamente quell’idea. Contemporaneamente, l’allora ministro degli Esteri israeliano Shimon Peres, presentò indipendentemente, sulle pagine della rivista italiana «Acque e terre», l’idea delle “isole nucleari” in cui produrre potenza elettrica e acqua. Con “isole” si intendevano località sotto il controllo internazionale.

    Gli Accordi di Oslo, comprendevano una sezione economica in cui si promuoveva lo sviluppo dell’acqua, dell’energia e delle infrastrutture. Ma già nel dicembre 1993 la Banca Mondiale bandiva la dissalazione dell’acqua e il nucleare in un suo rapporto in cui si arrogava il diritto di stabilire le priorità.

     

    Il Piano Oasi

     

    Il Piano Oasi, schematizzato nella cartina in alto, prevedeva essenzialmente la realizzazione di centrali nucleari per alimentare gli impianti di dissalazione, disposte in maniera da creare dei corridoi di sviluppo nelle zone desertiche. Successivamente il piano fu aggiornato per sfruttare al meglio le nuove tecnologie come l’idroponica, per la coltura in serra, i nuovi reattori a sicurezza intrinseca HTR (reattori ad alta temperatura), ecc. E prevedeva inoltre la realizzazione di un vecchio progetto per l’escavazione del canale/tunnel dal Mediterraneo al Mar Morto, il “Med-Dead Canal”.

    La cartina fu pubblicata per la prima volta nel 1994. I simboli nucleari indicano le zone in cui realizzare diverse centrali modulari HTR per alimentare, complessivamente, una capacità di dissalazione di 2,35 miliardi di metri cubi d’acqua l’anno. Un quantitativo equivalente a quello che viene dissalato attualmente dall’Arabia Saudita con 30 impianti di potenza che sfruttano combustibili fossili.

    Nel novembre 1999 il Centro per la pace e la cooperazione economica in Medio Oriente produsse un libro bianco intitolato: “Risolvere il problema della scarsità di acqua dolce in Israele, Giordania, Gaza e Cisgiordania”. Prospettava un piano di dissalazione con energia convenzionale di acque marine o salmastre che lo stesso Centro poi pubblicizzò sui principali quotidiani israeliani e arabi prima del vertice per la pace del 2000.

    “La disponibilità di acqua dolce nel Giordano ha raggiunto il minimo assoluto del quantitativo procapite”, si diceva nel rapporto. “Gli esperti prevedono quasi all’unanimità che nel 2010 mancherà il 20% dell’acqua dolce, quando l’attuale popolazione di 13 milioni avrà raggiunto un massimo di 20 milioni”.

    Alcuni mesi prima dell’incontro di Camp David del 2000 la International Atomic Energy Agency (IAEA) pubblicò un bollettino curato dal suo responsabile tecnologico intitolato “L’energia nucleare per la dissalazione dell’acqua marina: fatti e aggiornamenti”. Rispondendo alle richieste di Egitto, Algeria, Marocco, Libia e Tunisia, l’IAEA proponeva i siti più convenienti per impianti che abbinavano erogazione di potenza elettrica e dissalazione dell’acqua.

    “Un impianto di dissalazione della capacità di un milione di metri cubi al giorno potrebbe rifornire un insediamento urbano di 3-4 milioni di abitanti con l’acqua potabile sufficiente per l’uso domestico.

    Gli impianti di dissalazione che impiegano il processo di osmosi inversa hanno bisogno di un impianto nucleare di circa 300 MW di potenza installata. Un tale insediamento urbano avrebbe inoltre bisogno di una potenza elettrica istallata tra i 4 ed i 6 mila MW” si leggeva nel rapporto che presentava i vantaggi degli impianti a doppio uso, soprattutto nelle zone costiere più povere di acqua dolce.