ECONOMIA

Movimento Internazionale per i diritti civili – Solidarietà

ECONOMIA

Kennedy: "Non dobbiamo diventare il prossimo impero fallito"

Il senatore Ted Kennedy ha duramente condannato la politica seguita dall'amministrazione Bush in Iraq nel discorso che ha tenuto il 16 ottobre 2003 al Senato degli USA. Il discorso apre una fase nuova della politica americana e sarà considerato un importante punto di riferimento nel resto del mondo. Lyndon LaRouche lo ha paragonato ad un famoso discorso di Edward R. Murrow del 1954, discorso che segnò l'inizio della fine dell'influenza del senatore Joe McCarthy, il famoso autore della "caccia alle streghe" contro i "comunisti".
Riportiamo di seguito i passaggi più significativi del discorso di Kennedy:
"Sono trascorsi quasi sei mesi da quando il Presidente Bush atterrò su una portaerei a dichiarare 'missione compiuta' in Iraq. Oggi tutti sappiamo bene che purtroppo quella guerra non è finita, la guerra continua, la missione non è compiuta. Una guerra non necessaria, basata su informazioni inaffidabili e imprecise, non ha posto fine al pericolo. Ha piuttosto provocato nuovi pericoli, ha imposto nuovi costi e costa nuove vite ai nostri soldati ogni settimana che passa.
"Siamo tutti d'accordo che Saddam Hussein era un tiranno assassino, e che il suo brutale regime era un affronto al rispetto più essenziale verso la natura umana. Ma l'Iraq non era un terreno di coltura del terrorismo. La nostra invasione lo ha reso tale.
"Le ragioni tanto strombazzate per la guerra sono venute meno. Tutte le razionalizzazioni avanzate dall'amministrazione mentre si preparava la guerra si sono rivelate flagrantemente delle falsità. Agli americani è stato detto che Saddam Hussein costruiva armi nucleari. Non è vero. Ci dissero che stava ammassando altre armi di sterminio. Non è vero. Ci fu detto che fece la sua parte nell'11 settembre. Non è vero. Ci dissero che i nostri soldati sarebbero stati accolti come liberatori. Non è vero. Ci dissero che l'Iraq avrebbe potuto pagare per la sua ricostruzione. Non è vero. Ci dissero che la guerra avrebbero reso l'America più sicura. Non è vero ...
"In questa libera società una politica estera non può durare a lungo se non raccoglie il sostegno popolare. Uomini e donne in uniforme si sono battuti con coraggio e successo, ma la guerra del Presidente si è rivelata inutile, insensata, condotta senza riflettere e temeraria. Gli americani sanno tutto ciò, e lo stesso dicasi degli alleati e dei nostri soldati.
"Non dovevamo iniziare questa guerra in Iraq nel modo in cui è stato fatto, quando è stato fatto, per le false ragioni che ci sono state presentate. Ma adesso che ci siamo dentro gli imperativi chiarissimi che ci si pongono sono due: l'America adesso non può ritirarsi lasciando l'Iraq in balìa del caos e della guerra civile, finendo per diventare un pericolo di gran lunga maggiore rispetto a prima. Una politica errata del passato non è una scusa per una politica errata nel presente...
"Per riuscire in Iraq occorre tenere in considerazione ciò che la storia ci insegna sul ricorso alla forza militare per risolvere la violenza politicamente ispirata. Una nuova politica deve offrire la sicurezza essenziale ad ogni sforzo di costruzione della nazione. Una nuova politica deve internazionalizzare genuinamente la ricostruzione dell'Iraq e porre fine alla nostra occupazione. E una nuova politica di successo deve rendere gli iracheni padroni del loro futuro politico.
"Certamente oggi, all'inizio del 21° secolo, non abbiamo bisogno di apprendere di nuovo le lezioni già apprese da ogni potenza coloniale nella storia. Noi non vogliamo e non possiamo permetterci di essere, sia per il nostro carattere che per i costi che ciò comporta, un occupatore del territorio altrui. Noi non dobbiamo diventare il prossimo impero fallito del mondo.
"L'amministrazione cerca di scrivere una nuova storia che sfida le lezioni della storia. La più fondamentale di queste lezioni è che non possiamo far affidamento principalmente sui mezzi militari per risolvere la violenza che nasce da ragioni politiche. In quelle circostanze la storia si staglia con tutta la sua forza contro l'occupazione militare. Gli inglesi hanno appreso questa lezione nell'Irlanda del Nord. I francesi in Algeria. I russi in Afghanistan, e oggi di nuovo in Cecenia. L'America l'ha appresa in Vietnam e non dobbiamo apprenderla di nuovo in Iraq...
"Perché non ridimensionare le laute risorse elargite alle imprese e ai consulenti e non mettere quelle somme direttamente a disposizione del popolo iracheno? Questo è possibile in tanti casi sviluppando collegamenti tra le amministrazioni locali e il Consiglio di Governo in Iraq. Occorre un più stretto contatto con le organizzazioni non governative locali e le imprese locali ...
"In Iraq vi sono alcuni degli ingegneri petroliferi più preparati del mondo. Perché non dare a loro -- invece che alle imprese americane -- un ruolo più importante nella ricostruzione degli impianti? Perché non creare posti di lavoro per gli iracheni e renderli padroni della loro ricostruzione? Se insistiamo nel sostenere che comanda la Halliburton, giacché il bottino appartiene al vincitore, non saremo il vincitore ancora per molto tempo...
"Occorre dare all'ONU un ruolo centrale. La decisione dell'amministrazione di tornare alle Nazioni Unite è un primo passo, ma è davvero significativo solo se essa cambia davvero la sua politica. La prova reale avverrà quando l'amministrazione si dimostrerà disposta a fare il compromesso necessario per convincere altri paesi a inviare le proprie truppe che daranno il cambio ai nostri soldati e porteranno stabilità in Iraq. Se la risoluzione dell'ONU costituirà una vera svolta dell'amministrazione è ancora tutto da vedere...
"Le memorie 'A Word Transformed', scritte insieme dal Presidente George H.W. Bush (senior) e dal suo consigliere di sicurezza nazionale Brent Scowcroft contengono riflessioni sull'esperienza con l'Iraq e con la Guerra del Golfo del 1991. Essi ricevettero critiche da certi ambienti perché decisero di sospendere quella guerra dopo la netta vittoria riportata in Kuwait, invece di marciare su Baghdad e deporre Saddam Hussein.
"Ecco cosa essi hanno scritto: 'Cercare di eliminare Saddam, estendendo la guerra di terra fino ad occupare l'Iraq, avrebbe violato la direttiva che ci eravamo posti di non cambiare gli obiettivi per strada ... [con operazioni] che avrebbero comportato costi umani e politici incalcolabili. La sua cattura era probabilmente impossibile .... Saremmo stati costretti ad occupare Baghdad e in pratica a governare l'Iraq. La coalizione sarebbe andata subito in frantumi, gli arabi l'avrebbero disertata pieni di rabbia, e anche altri si sarebbero ritirati. In tali circostanze non c'era nessuna 'exit strategy' possibile in vista ... Se avessimo seguito la strada dell'invasione, gli Stati Uniti sarebbero forse ancora una potenza occupante in un territorio aspramente ostile. Il risultato sarebbe stato drasticamente diverso, e forse del tutto sterile'. Hanno ragione".