ECONOMIA

Movimento Internazionale per i diritti civili – Solidarietà

ECONOMIA

 

 

DICHIARAZIONE DI PAOLO RAIMONDI, PRESIDENTE DEL MOVIMENTO INTERNAZIONALE PER I DIRITTI CIVILI – SOLIDARIETÀ  

Come "notizie buone" (ma fasulle) possono scatenare una crisi finanziaria sistemica

Roma, 6 aprile 2004 Il 2 aprile il Dipartimento del Lavoro USA ha reso noto che a marzo sono stati creati 308.000 nuovi posti di lavoro, più del doppio di quelli previsti. La notizia, che è stata definita da Lyndon LaRouche e da alcuni altri economisti "la madre di tutte le truffe statistiche", doveva fornire da sostegno alle politiche di Bush in un momento di grande tensione, quando ex ministri e alti funzionari di Washington, ultimo l’ex consigliere dell’anti terrorismo Richard Clarke, hanno cominciato a mettere seriamente in discussione il comportamento dell’Amministrazione e soprattutto di Dick Cheney, in rapporto all’11 settembre, alla guerra contro l’Iraq e alla fallimentare gestione economica.

Invece ha provocato un panico sul mercato obbligazionario americano e ha prodotto un altro grande scossone nella crisi sistemica in corso.

Dopo il crollo del fondo speculativo LTCM nell’autunno 1998, la Federal Reserve di Greenspan aveva inondato di liquidità i mercati portando i tassi di interesse vicino a zero. Era il risultato del diktat dei banchieri, con George Soros in prima fila, per rifinanziare la bolla finanziaria, in primo luogo quella dei cosiddetti derivati. Da allora queste operazioni finanziarie sono diventate sempre più pericolosamente a breve termine e altamente suscettibili alla instabilità e volatilità dei mercati.

Fino ad ora si riteneva infatti che un aumento dei tassi da parte della Federal Reserve prima delle elezioni del prossimo novembre fosse improbabile. Ma adesso, se quei dati (fasulli) sono portati a prova di un’inarrestabile e grandiosa ripresa economica americana, allora i tassi di interesse non potranno che risalire e presto. La sola percezione di questa possibilità ha provocato una svendita incontrollata sui mercati obbligazionari il 2 aprile, spingendo il rendimento dei buoni decennali del Tesoro USA dal 3,89 al 4,15 per cento, cioè 26 punti base, l'aumento maggiore in una giornata dall'epoca del tracollo di LTCM./p>

Giacché i rendimenti obbligazionari a lungo termine sono la base su cui definire i tassi d'interesse dei mutui casa, il mutuo medio trentennale è passato in una settimana dal 5,40% al 5,52%. Una nuova drastica impennata è prevedibile per il prossimo futuro. Le quotazioni in borsa degli istituti che concedono mutui e delle imprese dell'edilizia sono drasticamente cadute il 2 aprile.

Di conseguenza la bolla speculativa immobiliare è pronta ad esplodere in ogni momento e con essa il mercato dei derivati, soprattutto quelli sui tassi di interesse e sull’immobiliare. I primi della lista sono i colossi Fannie Mae e Freddie Mac che gesticono quasi l’intero settore ipotecario americano. Per esempio, nel suo rapporto presentato il 15 marzo scorso Fannie Mae riporta che dal 2001 alla fine del 2003 ha subito perdite solamente sui prodotti finanziari derivati per quasi 15 miliardi di dollari (il Financial Times stima la perdita in 24 miliardi) e deve far fronte ad altri 5,3 miliardi di perdite su contratti derivati ancora aperti. La SEC riportava anche che recentemente la Fannie Mae ha aumentato del 27 % il suo debito a breve termine

Intervenendo nel dibattito elettorale americano, LaRouche ha ribadito come la politica iperinflazionistica del "muro di denaro" per sostenere i mercati finanziari speculativi ha prodotto una distruttiva divaricazione a forbice nell’economia dove l'economia fisica ha continuato a contrarsi, mentre il tasso di emissione degli aggregati monetari è aumentato in maniera accelerata. “Si tratta di un fenomeno paragonabile a quello della Germania del 1923 ... Solo un cambiamento improvviso e radicale delle regole del gioco rappresentate dal sistema vigente può impedire l'inevitabile catastrofe che minaccia gli Stati Uniti”.

Manifestazioni dei mercati così irrazionali e addirittura contrarie alle aspettative volute, evidentemente sottolineano ancora una volta l’urgenza di operare alacremente a livello internazionale per realizzare una nuova architettura finanziaria, una nuova Bretton Woods, che riporti l’economia reale al centro delle decisioni e dei progetti economici, e dove il sistema del credito ritrovi il suo originale ruolo costruttivo e non speculativo.