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Lo shock petrolifero si abbatte sul sistema economico-finanziario

15 maggio -- Il prezzo del petrolio ha raggiunto il 14 maggio i 41,38 dollari, il massimo per i contratti future da 21 anni, ed ha toccato lo stesso giorno il record assoluto dei 41,56 dollari. Dall'inizio dell'anno si registra un aumento del 30%, con i future sulla benzina USA che hanno registrato un aumento del 50%.
Viene raccontato che la colpa dell'impennata ricade sull'OPEC, ma non è vero. La produzione complessiva ha raggiunto i 23,5 milioni di barili a giorno (mbd) e paesi come Algeria, Indonesia, Iran, Kuwait, Libia, Qatar e Nigeria stanno producendo al massimo delle capacità. L'Arabia Saudita, che ha raggiunto gli 8,7 mbd, si è detta disposta ad aggiungere un altro 1,5 mbd per portare il totale OPEC a 25 mbd. Ma il consumo mondiale è di 82 mbd, che è più di tre volte del totale massimo possibile per l'OPEC.
Il presidente dell'OPEC Purnomo Yusgiantoro ha dichiarato: "Il problema principale del recente aumento dei prezzi è strettamente legato alle incertezze geopolitiche, alle inadeguate capacità di raffinazione negli Stati Uniti per soddisfare una domanda crescente, diverse specificazioni per ogni stato, e una forte speculazione. Sono tutti fattori sui quali l'OPEC non esercita alcun controllo". Il ministro del petrolio del Qatar Abdullah Bin Al-Attiyah ha correttamente notato l'8 maggio che "il rincaro dei prezzi petroliferi non è dovuto a scarsità dell'offerta", ma è principalmente il risultato di "motivazioni geopolitiche", come il deterioramento della situazione in Iraq ed i recenti attacchi terroristici in Arabia Saudita.
Inoltre sui mercati a termine del petrolio infuria una speculazione devastante e gli hedge funds hanno assunto un ruolo predominante nella trattazione dei contratti future. Secondo la Commodity Futures Trading Commission (CFTC) che regola il mercato a termine negli USA, le posizioni speculative sui future dell'energia hanno raggiunto un volume che non ha precedenti. Il <I>People's Daily Online<P>, fonte cinese su internet, scriveva il 10 maggio che "la speculazione sui mercati petroliferi internazionali esercita le pressioni maggiori sui prezzi del petrolio. La speculazione è la solita 'mano invisibile' che controlla l'ascesa e la caduta dei prezzi petroliferi. Grandi quantità di denaro a breve acquistano e vendono speculativamente sui mercati. ... Sui mercati a termine del greggio il 70% delle transazioni sono arbitraggio, mentre solo il 30% è dovuto ad acquisto per un uso effettivo". La maggior parte delle transazioni che avvengono al NYMEX sono dovute ad operatori che non hanno nessuna intenzione di farsi consegnare la merce e la cui compravendita quasi immediata da un mercato all'altro (arbitraggio) spinge i prezzi al rialzo.
In ogni caso, è anche vero che una fonte di combustibili limitata, anche in una situazione in cui la domanda del settore avanzato tende a diminuire a motivo della deindustrializzazione, rappresenta una trappola dalla quale si esce solo con una politica generalmente diretta verso il nucleare, e soprattutto verso la fusione. L'aumento dei prezzi petroliferi colpisce soprattutto il sistema "globalizzato" dei trasporti (navali, aerei e su gomma) e l'industria degli idrocarburi e derivati. Si supponeva che il costo dei trasporti restasse stabilmente trascurabile, e i semilavorati potessero essere trasportati da un angolo all'altro del pianeta prima di arrivare al prodotto finito. Il presidente della Federal Reserve Alan Greenspan ha detto in una conferenza di banchieri tenutasi il 6 maggio a Chicago che il sistema finanziario degli USA sarebbe forse già crollato se non vi fossero stati gli effetti deflativi della globalizzazione negli ultimi anni.
Parlando in Arkansas l'11 maggio, il fondatore dell'EIR e tuttora candidato alla nomination democratica Lyndon LaRouche ha notato che "qualsiasi nuova catastrofe in Medio Oriente potrebbe portare il prezzo del petrolio a 50 dollari il barile, provocando un effetto shock sull'economia mondiale".