ECONOMIA

Movimento Internazionale per i diritti civili – Solidarietà

ECONOMIA

DICHIARAZIONE DI PAOLO RAIMONDI


I RICATTI DELLA STANDARD & POOR CONTRO L’ITALIA SONO INACCETTABILI.
INTACCANO LA SOVRANITA’ E GLI INTERESSI NAZIONALI

Roma, 21 maggio 2004 – La stampa nazionale ha riportato nei giorni scorsi che il Ministro dell’Economia Giulio Tremonti si è recato a Londra per trattare con la Standard & Poor (S&P) e con altre agenzie di rating che minacciavano di declassare il debito pubblico italiano se il governo non avesse fatto passare subito alcune riforme e misure di austerità, come la riforma delle pensioni. Al suo ritorno, il governo Berlusconi è stato informato e subito dopo il Senato si è affrettato a votare il testo della riforma. Un abbassamento del rating comporta una minore affidabilità sui mercati internazionali e di conseguenza tutti i crediti che il Sistema Italia sottoscrive debbono essere pagati automaticamente con tassi di interesse più alti e con altre restrizioni.

Ricatti di questo tipo sono semplicemente inaccettabili e debbono essere affrontati con un consenso bipartisan in quanto minano la sovranità e l’interesse nazionale.

E poi, da che pulpito viene la predica! Da dove viene così tanta e improvvisa precisione in questa analisi economica?
Solamente poche settimane fa, alle audizioni della Commissione di Indagine Preliminare sulla Parmalat, tutti, a partire dal governatore Antonio Fazio, hanno espresso il loro stupore per il fatto che l’analisi della S&P sulla Parmalat, resa pubblica nel febbraio 2003(!), stabiliva il rating a BBB, il che significa che non si riconosceva alcun rischio per gli investimenti nella multinazionale di Tanzi. Nove mesi dopo la Parmalat falliva con un buco, ancora da precisare, di almeno 14,3 miliardi di euro e una truffa colossale ai danni dei risparmiatori italiani.
Si tratta di una “svista” che ammette due sole spiegazioni: o la competenza degli analisti della S&P è del tutto fallimentare, e allora sarebbe opportuno che stiano zitti e cambino lavoro, oppure sapevano e si sono resi complici nella truffa, e questo dovrebbe avere delle conseguenze ancora più gravi.
Inoltre, nel ricostruire le avventure analitiche della S&P e di altre società di rating internazionali, le loro impronte saltano fuori quasi immancabilmente in ogni grande sconquasso finanziario, come ad esempio nel processo che portò alla speculazione e al collasso delle monete dei paesi dell’Asia nel 1998, oppure anche nel periodo delle speculazioni contro la lira e delle privatizzazioni del 1992 e più tardi.
Per tali ragioni è opportuno che i parlamentari che hanno affrontato queste problematiche (comprese le questioni relative alle agenzie di rating) nei lavori della Commissione d’Indagine sulla Parmalat intervengano con una dichiarazione unanime che sostenga il principio della sovranità e dell’interesse nazionale e invitino la S&P a riconsiderare il proprio operato prima di giudicare quello degli altri.