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L'accordo sul nucleare tra Iran e Russia

Il 27 febbraio, tre giorni dopo l'incontro tra Bush e Putin a Bratislava, la Russia ha firmato un accordo con l'Iran per le forniture di carburante nucleare al reattore iraniano di Bushehr e per accelerare l'esecuzione dei lavori, in modo che l'impianto possa entrare in funzione nei tempi previsti. Secondo l'accordo, l'Iran restituirà l'uranio esausto alla Russia.
Alexander Rumyantsey, direttore dell'Ente per l'Energia Atomica russo, ha spiegato che l'accordo firmato, i cui termini sono segreti, prevede scadenze fisse per le consegne, calcolate sulla base dell'impiego del materiale radioattivo nella tecnologia specifica del reattore.
Dopo un'attenta ispezione del sito insieme alla controparte iraniana, parlamentari ed esperti, Rumyantsey si è detto completamente soddisfatto, soprattutto per la qualità delle strutture di stoccaggio e del nocciolo del reattore. Da parte iraniana è stata annunciata la costituzione di un comitato tecnico congiunto tra Teheran e Mosca per la realizzazione di nuovi reattori in Iran.
Secondo il Teheran Times l'impianto di Busheher dovrebbe entrare in linea entro i prossimi dieci mesi con una potenza di 1000 megawatt.
La firma dell'accordo rappresenta una vittoria politica per l'Iran e una risposta senza mezzi termini da parte russa alle intimidazioni provenienti dall'amministrazione Bush.

Attaccare l'Iran: "Peggio di un crimine"

Il prof. Martin van Creveld è un noto esperto di storia e analista militare dell'Università Ebraica di Gerusalemme. Il 25 febbraio ha firmato un commento del Die Welt in cui diffida energicamente gli Stati Uniti da un'aggressione militare contro l'Iran.
Il prof. van Creveld ha definito l'idea che l'Iran costituirebbe una minaccia per gli USA "frutto di una fantasia malata", giacché la leadership iraniana non è né irrazionale né propensa al suicidio. Un'invasione dell'Iran che ricalchi quella dell'Iraq "può essere esclusa, visto che gli USA semplicemente non dispongono delle truppe per farlo fin tanto che sono inchiodati in Iraq". Resta l'opzione più probabile di incursioni aree con bombardamenti di precisione, vista l'indiscussa superiorità americana nell'arsenale dell'aviazione e la scarsa difesa iraniana contro di esso. Ma per un missile aria-terra lanciato da grande distanza occorrono informazioni precise sul bersaglio. Questo è più difficile, perché gli iraniani hanno fatto il possibile per diversificare le proprie installazioni nucleari dopo la lezione dell'attacco aereo con cui gli israeliani distrussero l'impianto nucleare iracheno di Osirak nel 1981. Adesso le strutture nucleari iraniane sono distribuite in più di 300 località. Van Creveld nota come in quattro mesi di incursioni aree contro la Serbia, nel 1999, quasi tutti i siti militari serbi rimasero indenni.
Pertanto "un attacco americano che non riesca a distruggere il programma nucleare iraniano sarà peggio che inutile e provocherà la rappresaglia iraniana", affossando ogni speranza di stabilizzazione del Medio Oriente. Inoltre, esso potrebbe provocare attacchi terroristici contro strutture statunitensi all'estero, che non sono molto difendibili. "Un attacco riuscito contro l'Iran avrà scarso risultato, giacché l'Iran non è una vera minaccia all'America, ma provocherà delle rappresaglie. Come il ministro degli Esteri Talleyrand disse una volta a Napoleone, 'ci sono cose che sono peggiori del crimine, e sono gli errori'. Però, la signora Rice non è Talleyrand", conclude il prof. van Creveld.


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