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Il senatore Byrd denuncia il pericolo del totalitarismo negli USA


4 marzo – Il senatore democratico Robert Byrd, ottantasei anni, eletto ininterrottamente dal 1958 in West Virginia e quindi decano del Senato USA, è noto per essersi opposto fermamente alla guerra in Iraq.
Il 2 marzo ha pronunciato un discorso al Senato in cui ha diffidato i repubblicani dall'imboccare la strada senza ritorno che porta ad un regime totalitario, anche se formalmente ammantato di "legalità".
L'occasione è stata data dalla minaccia repubblicana di invalidare il diritto alla "filibuster", una sorta di ostruzionismo legale, a cui i democratici pensano di dover ricorrere per impedire la nomina alla presidenza delle Corti di Appello di dieci giudici estremistici, più educatamente definiti "out-of-the-mainstream". La regola della filibuster prevede che se almeno 41 (dei cento) senatori si oppongono ad una legge o ad una nomina da ratificare, è loro diritto continuare il dibattito all'infinito, e inoltre che per un voto definitivo non basterà una maggioranza semplice di 51 senatori ma occorrerà una maggioranza di almeno 60 senatori.
La manovra per far saltare definitivamente il diritto alla filibuster è stata appropriatamente soprannominata "opzione nucleare", un attacco preventivo. Consiste nel creare una situazione in cui un gruppo di senatori neoconservatori utilizza la filibuster per appoggiare la nomina di una candidato estremista; ad un certo punto uno dei senatori obietta che la filibuster non può essere utilizzata per la nomina di un giudice, ma questa sfida viene rigettata dal presidente del Senato. L’appello contro questa decisione poi verrebbe posto al voto e bocciato a maggioranza semplice anche con il voto decisivo del presidente del Senato (il vicepresidente Cheney). In tal modo la Filibuster sarebbe definitivamente relegata al passato.
Nel discorso il sen. Byrd ha fatto alcuni importanti esempi di come l'ostruzionismo parlamentare sia stato uno strumento importante del Senato per tenere sotto controllo l'esecutivo e sventare la minaccia della tirannia, a cui hanno fatto talvolta ricorso anche senatori repubblicani contro presidenti democratici.
"Se oggi si impedirà di tenere il dibattito sui giudici, poi sarà la volta di quello su altre questioni importanti: il diritto degli anziani di ottenere la pensione, quello degli handicappati ad ottenere un trattamento decoroso, quello dei giovani poveri ad una istruzione completa. In questo modo si rischia che ciò che vuole la maggioranza basti a rendere inutile qualsiasi dibattimento parlamentare.
"Nella storia è spesso accaduto che abbiamo imbracciato le armi per proteggere una minoranza contro la tirannia della maggioranza in altri paesi. Diversamente dalla Germania di Hitler e dall'Italia di Mussolini, questo paese non ha mai smesso di essere una nazione fondata sulle leggi.
"Ma è risaputo che chi dispone delle motivazioni e della maggioranza può piegare la legge verso fini ingiusti e crudeli. Secondo lo storico Alan Bullock, la dittatura di Hitler si resse sulla costituzionalità di una legge soltanto, quella sui pieni poteri [Ermächtigungsgesetz, 23 marzo 1933 -- Ndr]. Per l'approvazione di quella legge Hitler aveva bisogno di due terzi dei voti, e riuscì ad allettare l'opposizione nel Reichstag che finì per sostenerlo ... L'originalità di Hitler sta nell'essersi reso conto che, nella situazione moderna, per riuscire una rivoluzione deve ricorre al potere dello stato e non mettersi contro di esso: era dunque necessario prima garantirsi l'accesso a tale potere e poi iniziare la rivoluzione. Rendendosi conto dell'enorme vantaggio psicologico dell'avere la legge dalla sua, Hitler non rinunciò mai al manto della legalità, ma ribaltò le leggi da cima a fondo per rendere legale ciò che è illegale. Ed è questo ciò che si vuole con “l’opzione nucleare” per la Rule XXII delle Standing Rules del Senato [regola sul diritto alla filibuster -- Ndr]. Si cerca di alterare le regole aggirandole, rendendo così regola ciò che invece non è permesso. Il ricorso alla "opzione nucleare", il ricorso a deleterie manovre procedurali per il tornaconto politico immediato, comporta il rischio di violare i valori di fondo della democrazia e di avvelenare il processo deliberativo del Senato. Per ottenere il vantaggio temporaneo di insediare dei giudici non moderati, qualcuno in Senato è già pronto ad incenerire, senza esitare, il diritto di ciascun senatore di dibattere finché vuole ...
"Il concetto esclusivamente americano di individuo indipendente, che sostiene le proprie idee, che proclama la dignità personale esercitando coraggiosamente la libertà di parola, sarà schiacciato per sempre. E lo spirito americano, quella risolutezza testarda a dissentire energicamente, e a proclamare, contro ogni opposizione, ciò che è vero ed onesto, finirà per essere imbavagliato.
"Certo, crediamo che le decisioni spettino alla maggioranza, ma il nostro progresso è dovuto al fatto che la minoranza ha il diritto di sfidare, dibattere e mettere in discussione. Questa nazione non deve mai cader preda dell'intimidazione, finire sottomessa ad una qualsiasi maggioranza che esige il controllo assoluto ... Se cominciamo da qui, in Senato, a liquidare aspetti essenziali della libertà, in questo organismo concepito per garantire la facoltà anche di un individuo soltanto di farsi valere attraverso la sua parola incessante, c'incamminiamo verso il ripudio del Preambolo della Costituzione e i principi stessi su cui essa si fonda".



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