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Proposta di un accordo mondiale per le materie prime


In occasione dell'incontro organizzato dalla Executive Intelligence Review a Berlino a metà gennaio, in cui sono intervenuti partecipanti dalla Russia, Cina, India, Germania, Francia, Italia, Austria, Svizzera, Stati Uniti, Polonia, Slovacchia, Ungheria, Egitto, Iraq, Zambia e Zimbabwe, Lyndon LaRouche ha parlato della attuale congiuntura sottolineando tre punti essenziali:

  • La soluzione alla crisi economica, finanziaria e strategica globale deve emergere negli Stati Uniti, nonostante l'evidente follia che prevale attualmente nell'amministrazione Bush. Nel partito democratico è in corso una svolta catalizzata dallo stesso LaRouche a partire dalle elezioni presidenziali del 2000, che si va affermando soprattutto dalla convention di Boston del 2004. Come risultato ora ci sono forze politiche che sono pronte a sfidare apertamente Bush, a cominciare dalla questione della privatizzazione della Social Security. In questo sono coinvolti anche ambienti repubblicani del Congresso ma soprattutto ambienti istituzionali, nei militari, nei servizi, nella diplomazia e tra gli intellettuali che complessivamente aspirano ad una svolta per ribaltare l'indirizzo della politica economica e della politica estera del paese. La prospettiva più importante di queste forze è la collaborazione con i paesi dell'Eurasia.
  • Occorre un nuovo accordo a lungo termine tra le nazioni sovrane affinché sia possibile accedere in modo giusto ed equanime alle materie prime esistenti e affinché si sviluppino nuove categorie di risorse. I maggiori giacimenti di materie prime sono in Asia Centrale ed in Siberia. In questo contesto il ruolo del settore scientifico sovietico è fondamentale nella trasformazione delle materie prime.
  • Il crollo del sistema monetario a tassi fluttuanti esige che si abbandoni questo sistema che fa perno sulle banche centrali "indipendenti" e che si istituisca al suo posto un sistema di banche centrali in cui sono solo i governi sovrani a detenere il diritto di emettere moneta e in questo sono vincolati dall'obbligo di promuovere lo sviluppo economico nell'interesse del bene comune. A tali condizioni è possibile raggiungere un trattato comune per l'istituzione di un nuovo sistema di Bretton Woods tra gli Stati Uniti e gli stati dell'Eurasia.

Il problema delle materie prime è stato affrontato da LaRouche in questi termini: "Com'è noto, l'unica attività economica internazionale di qualche importanza è la speculazione sui titoli delle materie prime. Gli Stati Uniti speculano per acquisire il controllo finanziario, in pratica la futura proprietà, degli assets delle materie prime.
"Le due parti dell'Europa, quella centrale e quella occidentale, sono impegnate nella stessa partita: cercano di assicurarsi il controllo sui diritti minerari, in diverse parti del mondo, per garantirsi un futuro. Il Commonwealth britannico, che ha molta esperienza predatoria in questo settore, fa un gioco tutto suo ma come parte del sistema europeo. Il territorio russo, con i paesi associati dell'ex Unione Sovietica, è una grande potenza per quanto riguarda le materie prime a motivo delle risorse del suo sottosuolo.
"La Cina non dispone di molte materie prime, ma continuerà a farne una grande richiesta in futuro. Per questo sta stipulando accordi, ad esempio con il Brasile e con il Canada, con quest'ultimo per lo sfruttamento delle sabbie bituminose. Ha raggiunto accordi con l'Argentina, che in Patagonia dispone di immense riserve minerarie, con prospettive di sviluppo enormi. Il Brasile dispone di vaste risorse in Amazzonia, di cui gli inglesi cercano di impedirne lo sviluppo. Ed è ovvio che altri paesi si rivolgano a loro.
"A questo punto si pone un problema. L'espansione della popolazione è notevole, come nel caso della Cina e dell'India, da dove provengono alcuni ospiti qui in sala. La popolazione indiana eccede il miliardo e quella cinese forse ormai è in vista del traguardo del miliardo e mezzo. Gran parte di queste popolazioni è estremamente povera. Sono almeno 700 mila gli indiani che vivono in una povertà disperata. In Cina c'è forse un po' più d'ordine ma la povertà è comunque diffusa. Lo stesso vale per gran parte dell'Asia meridionale e sudorientale.
"Il problema che quindi si pone è come sarà possibile disporre delle materie prime di cui c'è bisogno per il futuro sviluppo di queste popolazioni. Sarà infatti possibile averne abbastanza solo se le cose vanno fatte nella maniera dovuta.
"C'è da considerare il fatto che si tratta di popolazioni povere, mentre una popolazione può riuscire a svilupparsi e proteggersi solo contando su un notevole incremento della propria capacità produttiva, a partire dall'istruzione, con tutte le altre condizioni necessarie ad una vita normale. Occorre dunque che le popolazioni asiatiche siano portate fuori dalla povertà perché il pianeta non può restare in questa povertà: occorre cambiare le cose.
"Questo definisce un orientamento, una missione.
"In primo luogo questo significa che i governi debbono esercitare la propria autorità per proteggere le risorse minerarie dalla rapacità delle imprese private che vogliono controllarle per usarle speculativamente contro le popolazioni, ed usarle per tiranneggiare i governi affinché riducano le rispettive popolazioni.
"Occorre dunque che le nazioni raggiungano un accordo in cui riconoscono che la gestione delle risorse minerarie è un interesse comune dell'intero pianeta, e che questo è un principio del bene comune che non può essere scavalcato dagli interessi privati. Gli interessi privati avranno il diritto di operare in questo settore, ma rispettando regole ben precise. Queste sono le regole che garantiscono l'accesso alle materie prime di ogni paese, o il suo diritto a svilupparle, affinché possa provvedere allo sviluppo presente e futuro della propria popolazione.
"A proposito del Dialogo delle Culture, di cui si parla, è necessario soprattutto che l'Europa e l'Asia raggiungano un'intesa: questo è inevitabile. Considerando il commercio tra Germania e Cina, tra Russia e Cina, e specialmente tra Russia ed India è evidente che esiste una divisione del lavoro tra l'Europa e i paesi asiatici, specialmente quelli in via di sviluppo.
"L'Eurasia è così una realtà, una realtà economica emergente a cui corrisponde la prospettiva di una cultura eurasiatica emergente. I russi, ad esempio, hanno una certa esperienza con la cultura eurasiatica, giacché sono al centro dell'Eurasia. Ma questa cultura eurasiatica dev'essere sviluppata.
"C'è chi considera questa tematica in chiave religiosa: "mettiamo insieme le nostre religioni". Questo è da evitare in maniera categorica. Vi dico: se si ricerca una unione religiosa si finisce col provocare una guerra di religione. Niente da fare! Non si può cercare di convincere la gente a rinunciare alla propria religione, a fare compromessi su questa questione!
"La strada che bisogna percorrere è diversa, è la strada dell'interesse comune dell'umanità. Culturalmente occorre puntare sull'idea della natura dell'uomo: sul fatto che l'individuo ha dei diritti inalienabili che distinguono l'essere umano dall'animale. Invece di dibattere su come questa questione va interpretata religiosamente perché non cercare di trattare il problema come possono fare i governi? cioè nella pratica. Si stabilisca che il governo, individualmente e collettivamente, ha la responsabilità di garantire la dignità dell'individuo -- come individuo, famiglia e discendenza -- sia espressa nella prospettiva di condizioni migliori, di un futuro degno, del riconoscimento della facoltà di contribuire al futuro dell'umanità.
"Ritengo dunque che per affrontare questo problema della cultura eurasiatica sia necessario affrontare questa crisi, la crisi di questo sistema che sta già precipitando, e ritornare ad un sistema a tassi di cambio fissi come quello di Bretton Woods. Questa volta però occorre riconoscere in partenza che senza lo sviluppo e la gestione delle risorse naturali non si riuscirà a soddisfare necessità ed aspirazioni delle popolazioni del mondo prese nel loro complesso.
"Per questo motivo occorre considerare il fatto che siamo arrivati ad una condizione limite: il pianeta soffre della mancanza del necessario sviluppo. C'è una popolazione che cresce ma a questo non corrisponde il necessario sviluppo. I nostri amici in Russia, che lavorano in istituzioni come l'Accademia delle Scienze, il Museo Geologico, il Museo Vernadsky, costituiscono un gruppo che dispone dell'esperienza necessaria, sul fronte asiatico come su altri fronti, per affrontare il problema della gestione delle materie prime, delle risorse minerarie, per il futuro del pianeta. La Russia rappresenta una componente importante in un accordo tra Russia, Cina e India e al tempo stesso è un partner dell'Europa occidentale in questa impresa eurasiatica.
"Abbiamo in tal modo definito un interesse comune che presenta aspetti diversi. Non è necessario che l'Europa occidentale, in particolare la Germania, torni ad essere un grande esportatrice di alta tecnologia? L'Asia ha infatti bisogno soprattutto di tecnologia. Perché mai l'Europa deve cercare di competere per riacquisire i mercati dall'Asia? E' un'aberrazione. Non sarebbe più opportuno che l'Europa, così come dovrebbero fare gli Stati Uniti, si assuma la responsabilità di sviluppare la propria popolazione, la propria capacità produttiva, in modo da essere in grado di operare alle frontiere dell'innovazione tecnologica, per fornire alle altre popolazioni, nel resto del mondo, quelle tecnologie che sono più necessarie?
""Occorre dunque pensare in maniera costruttiva, in una divisione del lavoro reciprocamente vantaggiosa, piuttosto che pensare in maniera competitiva. E' opportuno che si riconosca come contribuendo in primo luogo al bene comune, al benessere universale -- così come fu sancito per la prima volta nel Trattato di Westfalia -- si riuscirà a scoprire per noi stessi dei vantaggi di gran lunga migliori di quelli che si possono ottenere dalla competizione, combattendoci per sottrarci l'un l'altro i mercati mondiali già esistenti.
"Occorre imparare a cooperare..."


Sul trattato di Westfalia vedi anche: https://archive.movisol.org/westfalia.htm 

Uno studio sulla crisi delle materie prime: https://archive.movisol.org/ulse186.htm 


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