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Il Senato USA respinge il tentativo di delegittimazione da parte della Casa Bianca

Lunedì 23 maggio un gruppo composto da sette senatori repubblicani e sette democratici, rispettivamente guidati dai sen. Warner e Byrd, ha raggiunto un accordo tale per cui il vice presidente Dick Cheney e il capogruppo repubblicano al senato Bill Frist non possono procedere con i loro piani per eliminare delle prerogative molto speciali del Senato americano, quelle che distinguono questo dagli organismi omonimi di altre nazioni. Il Senato USA ha infatti il compito di vigilare sulle scelte dell'Esecutivo, e avallarle. Il suo ruolo non si esaurisce dunque nella semplice rappresentanza parlamentare.
Cheney aveva approntato una trappola, usando come pretesto la nomina di alcuni giudici estremisti che l'opposizione democratica era decisa a respingere. In pratica mirava alla cosiddetta "opzione nucleare", per ridimensionare l'importanza del Senato al solo esercizio della facoltà di confermare, in ragione della maggioranza semplice, le scelte dell'esecutivo. (vedi: Il Senato USA di fronte ad una decisione storica).
I 14 senatori hanno invece concordato una procedura di voto più snella, per le nomine, ma hanno riaffermato il diritto dell'opposizione alla "filibuster". Se, in qualità di presidente del Senato, Cheney avesse tentato di imporre un voto a maggioranza semplice e senza dibattito, i sette repubblicani gli avrebbero votato contro, mettendo tutto il partito in minoranza.
L'accordo bipartitico raggiunto, sostengono fonti di Washington, è quello, per altro ragionevolissimo, che i democratici avevano già proposto al capogruppo repubblicano Frist. Quest'ultimo aveva dapprima accettato, poi, sotto pressioni personali da parte di Cheney, ha fatto marcia indietro per prestarsi ad allestire la trappola, in cui ora è rimasta vittima la strategia del "golpe parlamentare" seguita dalla Casa Bianca e dintorni.
Il capogruppo democratico Harry Reid ha dichiarato a conclusione dell'accordo: "Abbiamo mandato al presidente George Bush, al vicepresidente Dick Cheney, ed alla frangia radicale della base repubblicana un messaggio inequivocabile: l'abuso di potere non sarà tollerato. E il vostro tentativo -- dico rivolgendomi al vice presidente e al presidente -- di calpestare la Costituzione e di assicurarvi il controllo assoluto è finito".
C'è chi sostiene che si tratta di un "compromesso" da politicanti, o di una faccenda che comunque pertiene alla nomina dei giudici. L'importanza della scelta concordata è stata invece sottolineata dal sen. Robert Byrd, democratico e decano del senato, che ha ricordato la storia di Benjamin Franklin, che usciva in strada dopo la storica firma della Costituzione degli Stati Uniti. Una donna lo avvicinò chiedendogli: "Dott. Franklin, che cosa ci avete dato?" e Franklin rispose: "Una repubblica, signora, se siete capaci di mantenerla".
Il sen. Byrd ha quindi esclamato: "Siamo riusciti a mantenerla!", scavalcando la trappola di Cheney.
"Questa vicenda avrà risonanza mondiale", ha commentato Lyndon LaRouche, che è sempre più riconosciuto come un personaggio chiave in questa difesa delle prerogative del Senato. Nelle ultime settimane il noto statista ha fatto distribuire al suo movimento giovanile centinaia di migliaia di volantini a Washington ed ha mandato i giovani ad incontrare i senatori, i loro assistenti e tanti altri politici. Molte di queste persone si sono mobilitate ed hanno richiamato personalmente gli uffici di LaRouche per coordinare meglio questa battaglia decisiva a difesa della Costituzione.

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