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Il dibattito sull'Euro in Italia

L'iniziativa lanciata dalla Lega Nord, per un referendum sul ritorno alla lira, è una risposta populista ad una crisi vera, legata al sistema di Maastricht. La grave recessione che ha colpito l'Italia presenta in particolare un preoccupante calo delle esportazioni. Al contempo, il debito pubblico ha cominciato a risalire, sfondando per la prima volta la soglia dei 1500 miliardi di euro. Qualcuno, più in alto della Lega, sembra giocare con l'idea di tornare al classico meccanismo della svalutazione e dell'inflazione, applicato tradizionalmente fino all'ingresso nell'EMU, per riacquistare competitività nelle esportazioni e ridurre il debito. Un'uscita dall'Euro non è più impensabile dopo i referendum francese e olandese, e il fallimento del Patto di Stabilità.
Tuttavia, non saranno le ricette classiche a sostituire una politica di crescita economica reale attraverso la creazione di posti di lavoro produttivi e investimenti nelle infrastrutture e nell'industria. In questo contesto, sia Giulio Tremonti che l'economista francese Fitoussi hanno rilanciato la proposta di far partire il "Piano di Azione per la crescita" nelle sue dimensioni integrali, finanziandolo con emissione di titoli al di fuori del bilancio EU. Tremonti ha dichiarato, l'8 giugno, che l'Euro era una "buona cosa" in principio, ma sarebbe stato meglio introdurlo come "valore di riferimento" invece che come valuta reale.
Tremonti sembra far riferimento all'"ECU", l'unità di conto del Sistema Monetario Europeo (SME) degli anni '80, che fu deliberatamente sfasciato nel 1992, parallelamente alla firma del trattato di Maastricht, in modo da preparare il terreno all'Euro.
Mentre è chiaro che l'Europa può uscire dalla crisi attuale solo riaffermando le sovranità nazionali, specialmente nei confronti dell'"indipendente" e sovrannazionale Banca Centrale Europea (BCE), è anche chiaro che nessuna "soluzione nazionale" in quanto tale funzionerebbe nel contesto di un sistema monetario e finanziario mondiale in piena disintegrazione e della globalizzazione. Al contrario, ci sono già forze sinarchiste anglo-americane pronte a favorire una disintegrazione caotica dell'Unione Monetaria come modo per applicare brutali programmi di "aggiustamento".
Deve essere ben compreso che la crisi del dollaro, di cui si parla tanto negli ultimi mesi, ed ora la crisi dell'Euro, sono sintomi del crollo del sistema monetario mondiale nel suo insieme. E solo una Nuova Bretton Woods è la risposta alle attuali crisi monetarie, siano esse del dollaro o dell'Euro.
In questo contesto, il capo economista dell'AIG Bernard Connolly, un thatcheriano radicale, ha pubblicato un articolo che delinea uno scenario di tipo argentino per l'Italia. Nel suo scritto, Connolly sembra suggerire che l'Italia è condannata ad un "martirio infernale" sia che rimanga, sia che esca dall'EMU, ma la seconda alternativa è presentata come meno rovinosa o perlomeno altrettanto rischiosa quanto la prima. Commentando lo scritto di Connolly, il noto cecchino della carta stampata Ambrose Evans Pritchard ha scritto il 28 maggio sul Telegraph di Londra: "I peccatori fiscali d'Europa [leggi: Italia] stanno imparando che non ci sono biglietti gratis dopo la morte del patto di stabilità, avvenuta questa primavera. Il ruolo di poliziotto è semplicemente passato da Bruxelles ai 'vigilantes' dei titoli di stato, che perdonano meno anche se sono lenti ad agire".
L'AIG di Bernard Connolly è il principale gruppo assicurativo del mondo ed uno dei maggiori sostenitori della riforma pensionistica voluta da George Bush. Il presidente dell'AIG Hank Greenberg ha pubblicamente difeso Henry Kissinger dalle accuse di aver pilotato il golpe del generale Pinochet in Cile nel 1973 (il cui regime varò la riforma pensionistica adottata come modello dal Bush). Nel settembre 1996, Connolly attaccò pubblicamente, in un discorso di fronte al Cato Institute, le varie forze internazionali che si stavano coagulando a favore di un sistema di cambi fissi come quello di Bretton Woods.


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