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Sui disordini in Francia

dichiarazione di Jacques Cheminade, presidente di Solidaritè et Progrés, l’associazione di LaRouche in Francia.

Cambiare Vita

Parigi 8 novembre 2005 – "Ciò che avrete fatto al più piccolo di questi miei fratelli, è a me che lo avrete fatto." Queste sono le parole che ricordiamo, dopo l'undicesima notte di violenze nelle nostre degradate periferie cittadine. La Francia di oggi è infatti una Paese che ha creato o che ha lasciato che si creassero le condizioni di questa violenza. Essa non assicura più pari opportunità ai cittadini francesi e agli stranieri che abbiano deciso di risiedere nel suo territorio nazionale, né a tutti offre una cultura di vita dignitosa. Da questo punto di vista, ogni eccesso diventa possibile: bastano pochi provocatori per far saltare in aria una polveriera.

Ma torniamo indietro nel tempo. Nel 1995 Chirac, allora candidato alla Presidenza, prometteva di ridurre le fratture sociali e, ispirato da una diagnosi formulata da Emmanuel Todd in una nota rivolta alla Fondazione Saint-Simon, si esprimeva indignato: "Quando troppi giovani non vedono davanti a sé che la disoccupazione, o degli inutili stage al termine degli studi peraltro discutibili, finiscono col ribellarsi." Che cosa è accaduto da allora? Chirac e la sinistra hanno lasciato che il patto repubblicano fosse definitivamente stracciato, e il signor Todd ha preferito ripararsi dietro ad una scrivania, piuttosto che diventare un eroe.

Perché v'è questa paralisi? Chirac e la sinistra sono dunque tanto ipocriti e smidollati? Non abbiamo mai sottolineato a sufficienza che il destino di Chirac fu segnato, sempre nel 1995, da un altro accadimento: alla Conferenza di Halifax non denunciò l'AIDS finanziario. Così, rinunciò a battersi per un ordine economico mondiale più giusto, lasciando l'ingiustizia imperturbata. Tra i suoi, Fabius si asservì al progetto europeo di Mitterand, il quale, con i trattati di Maastricht e di Amsterdam, con il Patto di Stabilità, con la Banca Centrale Europea e con la moneta unica, distrusse quell'Europa che era ancora un progetto e una speranza.

Allora? Per rendere giustizia agli umiliati e agli offesi, ai Francesi e agli stranieri che sono raccolti nelle banlieu, ai carcerati e agli immigrati, v'è una sola strada possibile: rimuovere il giogo dell'austerità sociale imposta a livello mondiale. In questo periodo sono stati pubblicati quattro o cinque libri sull'autodistruzione del capitalismo finanziario: Patrick Artus, presidente della cassa pubblica di risparmio e credito CDC, ha concesso una brillantissima intervista allo Zio Bernardo, del Charlie Hebdo, ma nessuno propone niente. Siamo di fronte a dei medici che dicono al paziente: "Lei ha il cancro: ma, torni a casa e guardi un po' di televisione."

Noi, al contrario, vogliamo difendere un programma di creazione di sei milioni di nuovi posti di lavoro nel quadro di una Nuova Conferenza di Bretton Woods, con la costruzione del Ponte Euroasiatico di Sviluppo e con una cultura della vita. Sono le premesse stesse  della nostra società che occorre cambiare, per raccogliere la fiaccola di coloro che ci hanno preceduti.


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