ECONOMIA

Movimento Internazionale per i diritti civili – Solidarietà

ECONOMIA

 



[Solidarietà, anno IX n. 3, settembre 2001]

LaRouche: “Questa è un’operazione strategica coperta contro gli USA”

Intervista a Lyndon LaRouche alla radio WGIR-AM del New Hampishire, 12 settembre 2001, condotta dal giornalista Woody Woodland.

WOODLAND: Lei è solito viaggiare in tutto il mondo e trascorre molto del suo tempo all'estero. Cosa può dirci di coloro che potrebbero essere gli autori di questi misfatti terroristici? Si sente ovunque parlare di questo Osama Bin Laden, ma credo che sia dovuto al fatto che non conosciamo altri nomi. Che cosa ne pensa?

LAROUCHE: Voglio precisare che questa non è una operazione terroristica, ma si tratta piuttosto di una speciale operazione strategica coperta che presenta delle somiglianze con l'operazione della milizia contro il centro di Oklahoma City alcuni anni fa.

WOODLAND: Vuole dire che possono essere stati individui nel nostro stesso paese?

LAROUCHE: In parte debbono essere stati individui nel nostro paese. Ne abbiamo parlato in un'intervista ieri, iniziata un quarto dopo le nove. La trascrizione è disponibile sul sito internet LAROUCHEPUB.COM, il sito della mia campagna elettorale per le presidenziali del 2004.

Riconsiderando ciò che ho detto posso dire di non aver sbagliato niente. Sono stato colto un po' di sorpresa, dato che i fatti si stavano verificando in quel momento, ma il precipitare della situazione non mi ha sorpreso. Non mi ha sorpreso il fatto che si è trattato principalmente di una operazione speciale coperta, principalmente nata qui in America e condotta da gente che deve disporre della massima preparazione nelle operazioni speciali militari. Altrimenti non sarebbe potuto accadere.

WOODLAND: Se così fosse, quale sarebbe l'obiettivo di questa gente, a differenza degli obiettivi dei terroristi mediorientali?

LAROUCHE: Creare un effetto Pearl Harbor simulato per trascinare gli Stati Uniti in una guerra contro le nazioni del Medio Oriente.

WOODLAND: A me pare che questo sia un atto di guerra contro gli Stati Uniti da parte di qualcuno, ma non mi pare che si tratti di una nazione ben definita. Certo che ci sarà qualche nazione -- se si tratta di terroristi mediorientali ci sarà una qualche nazione che offre loro copertura...

LAROUCHE: No...

WOODLAND: Lei non crede che sia così.

LaROUCHE: Prendiamo Osama bin Laden. E' una creazione dei servizi segreti statunitensi, britannici e israeliani, nel contesto delle cosidette operazioni in Afghanistan. E' tutt'ora una pedina controllata da quegli interessi, che in larga misura si celano nelle sezioni delle operazioni speciali coperte di quei servizi. Pertanto i nostri vertici militari non hanno certamente niente a che fare con tutto questo. C'è invece gente che "sconfina dalla riserva", come abbiamo visto nella vicenda terroristica di Oklahoma City, e ci sono persone che sono sconfinate dalla riserva che vengono utilizzate, che possono essere sconfessate ...

WOODLAND: Ma chi sarebbe allora questa gente? Sta dicendo che abbiamo a che fare con dei terroristi che sono americani?

LAROUCHE: No, non si tratta di terroristi. Sicuramente terrorizzano la gente, ma non sono terroristi. Voglio dire che ritenere questa una operazione di terrorismo internazionale è una sciocchezza ed è molto pericoloso mettersi alla ricerca del nemico sbagliato e ignorare così quello vero. La questione è che vi sono delle persone molto potenti che agiscono dietro le quinte in diversi governi: il governo britannico, quello statunitense e quello israeliano -- non mi riferisco a Sharon, non credo che lui abbia niente a che fare con questo. Questa gente è determinata a fare in modo che gli Stati Uniti finiscano per condividere fino in fondo le ragioni del conflitto tra certe forze in Israele e i paesi vicini, e sfruttare questo per coinvolgere gli Stati Uniti in un conflitto geopolitico in Medio Oriente. E già abbiamo le reazioni degli sciocchi che abboccano, compreso il Presidente degli Stati Uniti che è un povero sprovveduto, che ieri è stato spinto in tale direzione.

WOODLAND: Lei non accetta l'opinione che qui è generalmente condivisa, che è stato Osama bin Laden o qualcuno della sua risma?

LAROUCHE: Non sono convinto che la gente che la condivide abbia cercato davvero di farsi una propria opinione. Alcune caratteristiche degli avvenimenti di ieri balzano subito agli occhi. Ieri abbiamo raggiunto alti ufficiali e specialisti, gente con tanta esperienza nel passato, in Russia, in Europa ed altrove, e così, abbiamo potuto fare un quadro di cosa è accaduto, avvalendoci di un punto di vista americano e del loro punto di vista, mettendo i vari punti di vista a confronto. La cosa appare impossibile; pensate, gli Stati Uniti non erano in grado di fare una cosa del genere all'Unione Sovietica neanche negli anni più roventi della guerra fredda. Noi non disponevano della capacità, allora, di fare all'Unione Sovietica ciò che oggi è stato fatto a noi.

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IN UN'ALTRA INTERVISTA LO STESSO GIORNO, ALLA RADIO CFRB DI TORONTO, LAROUCHE HA DETTO TRA L'ALTRO:

Ciò che e accaduto ieri non è un atto di terrorismo nel senso convenzionale del termine, ma un'operazione strategica coperta, che ha uno scopo strategico, in cui è stata principalmente impiegata -- così come tende a confermare anche la dichiarazione del Ministro della Giustizia John Ashcroft -- gente qui negli Stati Uniti.

In altre parole, ci troviamo di fronte a qualcosa che ha alcune caratteristiche simili all'attentato di Oklahoma City del 1995. C'era allora gente negli Stati Uniti, tra cui gente anche disposta al suicidio, che pilotava gli aerei come hanno fatto loro, disponendo di una notevole preparazione militare. Non basta addestrarsi con un Lear Jet in un aeroporto privato.

[...]

INTERVISTATORE: Chi ha il motivo, la specializzazione e le risorse per fare una cosa del genere?

LAROUCHE: Ci sono situazioni, nella storia, in cui si accumulano crisi di grosse dimensioni, o si è sull'orlo di una guerra -- grandi crisi finanziarie, una crisi finanziaria da tracollo, situazioni in cui certa gente che ha molto potere finisce per perdere la testa, finisce per accarezzare l'idea di imporre una dittatura.

Successe nella Germania del 1933, dove Hermann Goering utilizzò l'utile idiota von der Lubbe, il quale appiccò l'incendio al Reichstag. E fu grazie a quell'incendio del Reichstag che Goering e compagnia passarono a stabilire immediatamente una dittatura sotto Hitler.

Quindi, versando in una situazione di crisi, occorre stare attenti a chi vuole arrivare al golpe, oppure iniziare una guerra, o qualcosa del genere, come gioco di potere.

Ora, il sistema finanziario è già in fase di disintegrazione e questo spiega tutto quello che succede. Vi sono delle soluzioni, ma quella gente invece di prendere in considerazione queste soluzioni, si lascia andare ad atti di disperazione. E a fare qualcosa del genere sicuramente è stata gente molto, molto potente.

In altre parole, possono verificarsi delle canagliate anche grosse, prodotte dentro una nazione o provenienti da fuori, ma una cosa di queste dimensioni non può essere ordita da un paese di modeste dimensioni.

[...]

INTERVISTATORE: Lei si sta riferendo a delle entità che sono simili ad enti di governo?

LAROUCHE: Certo, cose del genere sono esistite. Pensi ad entità come l'operazione Iran-Contra. Non è l'unica cosa del genere che sia mai stata creata.

Prenda il caso dell'attentato dinamitardo di Oklahoma City. Ci trovammo di fronte ad un'entità chiamata "la milizia". Si tratta di formazioni di vario tipo. Ci sono dentro ad esempio anche dei giovani fanatici che la pensano come le SS di Hitler. Si sentono chiamati ad una grande missione e per condurla a termine sono pronti a morire -- suicidi.

Quindi, chi cerca un kamikaze non deve necessariamente andare in Medio Oriente. Ci trovammo di fronte a questo fenomeno ad Oklahoma, ma hanno preferito non andare a fondo, si precipitarono a chiudere il caso e insabbiarono tutto. Non si volle fare i conti con il fatto che quell'operazione non poteva assolutamente essere stata condotta da una o due persone soltanto. [...]


INTERVISTA A LYNDON LAROUCHE DELL'11 SETTEMBRE 2001

Nella mattinata dell'11 settembre, Lyndon LaRouche è stato intervistato da Jack Stockwell della radio K-TALK a Salt Lake City. Al momento di andare in onda cominciavano ad essere diffuse le notizie dell’attacco alle Torri Gemelle, che hanno dato spunto ad una preziosa riflessione a caldo. Riportiamo di seguito solo alcune citazioni dell'intervista che è disponibile integralmente nel sito internet

<http://www.larouchein2004.com>

LaRouche: I fatti a cui si assiste e il contesto in cui ciò sta accadendo costituiscono due aspetti distinti. Innanzitutto i sospetti ora si appunteranno su Osama bin Laden; il suo nome sarà ripetuto continuamente, che vi siano o non vi siano elementi per motivare i sospetti. L'altra cosa, che non è senza nessi rispetto alla questione di Osama bin Laden, è il festival terroristico in programma per Washington D.C. alla fine del mese (la calata dei “no global”, ndr.).

Occorre guardare al processo globale, in cui il sistema finanziario sta crollando. Un fenomeno del genere costituisce sempre un grande pericolo. Dato che tutto il sistema è scosso alle fondamenta, dal crollo finanziario si passa ai fatti politici, perché varie forze cercano di intervenire ed orchestrare gli avvenimenti con interventi spettacolari, che finiranno per distogliere l'attenzione del pubblico da una cosa per appuntarla su un'altra. Non voglio trarre delle conclusioni affrettate, ma è certamente qualcosa di molto malvagio a determinare questi eventi. Si tratta di capire che c'è un nesso; basti considerare i fratelli Goldsmith: il primo, lo scomparso Jimmy Goldsmith, ha svolto un ruolo importante nel creare Osama bin Laden e forze di quel tipo, come ad esempio i Talibani. Ma al tempo stesso suo fratello, Teddy Goldsmith, che è vivo e vegeto, è una sorta di padre spirituale del movimento [no global] che si prepara a calare su Washington.

Stockwell: Si prepara a compiere misfatti su scala molto maggiore rispetto a quello che fecero a Seattle.

LaRouche: Proprio così ... [LaRouche spiega come il movimento di Seattle sia composto da una base di protesta, che comprende i sindacati, e un nuclero di terroristi veri e propri].

Poi c'è stata la conferenza di Porto Alegre in Brasile, che Teddy Goldsmith ha personalmente presieduto. Da lì sono andati a Genova, dove l'aspetto terroristico ha assunto una dimensione più ampia. Da quello che so, per Washington si prepara qualcosa di peggio. Si punta a sfidare l'integrità della capitale di quella che è la nazione più potente del mondo, una potenza nucleare.

Stockwell: E’ giunta ora la notizia che secondo la FBI si tratta di un aereo probabilmente dirottato. Se si riesce a fare una cosa del genere con il World Trade Center, non si potrà forse fare altrettanto con la Casa Bianca?

LaRouche: Certo e me ne sono già preoccupato in passato. Il rischio per la nazione e per il mondo è enorme. Si tratta di cose che possono essere impedite, ma non lo si fa. C'è qualcuno a cui va bene che accadano cose del genere.

Stockwell: Lei come impedirebbe le attività terroristiche?

LaRouche: Innanzitutto occorre capire che il terrorismo non è un fenomeno costituito da certe persone sconosciute sul conto delle quali non sa niente nessuno. Se si capisce come funziona il mondo si capisce anche che non si possono allestire tutti i preparativi di un attentato in un dato paese senza il sostegno di ambienti governativi, di uno o più governi. Se ci rendiamo conto dell'entità dell'operazione - e da tempo denuncio le operazioni di Teddy Goldsmith perché so quali sono i risvolti politici della questione - Se fossi stato il Presidente, o in una posizione di governo, in questo periodo avrei condotto delle discussioni con altri governi in altre parti del mondo, con tanta discrezione, ma avrei cercato di arrivare a prendere quelle misure appropriate per neutralizzare il pericolo terroristico. Sebbene una certezza assoluta in queste questioni non si possa mai pretendere, avrei fatto però un buon lavoro. Ma adesso qui abbiamo a che fare con più aerei, è una cosa enorme.

Stockwell: Quali sono i motivi per cui lei presume la presenza di un fattore di portata maggiore di un Osama bin Laden?

LaRouche: Osama bin Laden è un fattore che qualcuno controlla. Non è un fattore indipendente. Basta pensare a come è emerso. Era un riccone saudita, all'epoca dell'amministrazione Carter - che è forse meglio chiamare l'amministrazione Brzezinski - negli Settanta. Brzezinski promosse l'idea di sobillare una guerra sui confini sovietici con l'Afghanistan, un'operazione geopolitica. La responsabilità è la sua, anche se non ha agito direttamente sul campo. Tutto cominciò con un'unità anglo-americana in combutta con una sezione delle forze armate Pakistane. Forze di governo americane ed inglesi, insieme ad altri, cominciarono a reclutare tra gli islamici, convincendoli che bisognava combattere il comunismo e difendere l'Islam. Questo era il senso generale. Reclutarono in diversi paesi e li misero in campo. Successivamente poi finirono per assassinare alcuni di quelli che avevano reclutato, perché li consideravano "usa e getta".

Osama bin Laden fu uno dei grandi finanziatori di quei reclutamenti, fu usato come canale di finanziamento da varie forze, compreso l'allora vice presidente George Bush senior. Questa è storia e si chiama Iran-Contra. Poi, improvvisamente riemerge questo Osama bin Laden, il cui nome diventa famoso. Ma lui non potrebbe andare in giro così come fa se non godesse di grosse protezioni. E non soltanto da ambienti governativi Pakistani o Afghani, ma piuttosto da altri governi a cui fa comodo avere qualcuno con cui prendersela. Poi magari ad un certo punto gli manderanno qualcuno che lo assassina e si potrà così dire che il problema è risolto una volta per tutte. Così non ci si pone il problema dei mandanti: chi ha creato bin Laden e chi lo ha protetto, chi lo ha sfruttato a proprio vantaggio. Come abbiamo visto nel terrorismo che colpì l'Italia negli anni Settanta, coloro che gestivano i cosiddetti terroristi non erano le formazioni a cui venivano attribuite le responsabilità dei misfatti. In realtà, compresi quelli che uccisero l’ex Primo ministro Aldo Moro, erano elementi di organizzazioni NATO sfuggiti al controllo, ad alto livello. Quindi, in casi come questi non bisogna credere che i nomi che corrono sulla bocca di tutti, o che sono riferiti dalla FBI, siano davvero il problema reale. Forse sono solo una parte del problema.

[...]

Stockwell: [...] Ma perché schiantare un'aereo contro il World Trade Center?

LaRouche: E' per creare una provocazione dentro gli Stati Uniti. E' l'unica ragione per una cosa del genere. Probabilmente ora verranno fuori con le storie dei gruppi arabi che protestano contro le simpatie del governo USA per Sharon e per le forze armate israeliane. Non so se queste forze domani assassineranno Sharon, perché ci sono dei dissidi tra loro, e quelli talvolta sparano ancor prima di pensare. Ma non si deve credere che il periodo in cui ora siamo entrati sia all'insegna del terrorismo. Il terrorismo è una parte dell'intero complesso. Il periodo in cui siamo entrati è piuttosto all'insegna della "destabilizzazione". Dal mio punto di vista prendo innanzitutto in considerazione il nostro governo. Occorre tener conto che siamo ancora una superpotenza, anche se il termine non è più appropriato nella situazione in cui ci troviamo. Ma resta il fatto che siamo sempre stati una superpotenza ed abbiamo ancora una posizione predominante sulla scena mondiale. Ma che caspita di governo abbiamo? Guardiamo ai personaggi che compongono l'amministrazione Bush, sono proprio patetici. George Bush non fa niente di niente, come avevo previsto il 3 gennaio. Niente di ciò che lui ha proposto ha avuto una qualche efficacia, ciò che è riuscito a fare non serve comunque a niente. Ha bisogno di un gruppo di consiglieri che gli dicano bene come affrontare le situazioni, ma non ce l'ha. [...

Stockwell: Leggo una dichiarazione del Presidente Bush. Si è impegnato a assicurare che i terrorsti siano consegnati alla giustizia. Ha parlato con il governatore di New York e li porteranno di fronte alla giustizia. E ha aggiunto che Dio benedica le vittime. Mi pare un po' tardi...

LaRouche: Ha sbagliato. Doveva dire: "Naturalmente andremo fino in fondo, e il problema deve essere affrontato nel più appropriato dei modi". Dire invece che il problema si risolve consegnando qualcuno alla giustizia è la cosa peggiore che si possa dire. [...]

Se io fossi adesso il Presidente, avrei agito prima che una cosa del genere potesse accadere. Avrei ricercato la cooperazione della Russia, della Germania, della Francia e dell'Italia. Avrei persino ottenuto la collaborazione di certe forze in Inghilterra. E mi sarei rivolto anche al Giappone ed alla Cina, ai paesi arabi, soprattutto l'Egitto. Una volta tutti riuniti avrei fatto in modo che si chiarisse che siamo tutti concordi su questa questione oppure no, perché queste cose non debbono succedere e tutti insieme dobbiamo metterci daccordo per non farle succedere. [...]

Ricordate ciò che fece Roosevelt. Lui si candidò alla Presidenza dopo che Coolidge aveva lasciato in eredità un disastro alla presidenza Hoover. Cominciò la sua campagna rivolgendosi al "forgotten man", ai dimenticati. Poi, una volta Presidente, si rivolse agli americani con il tema "non c'è niente da temere se non la paura stessa". E' fondamentale, perché oggi i cittadini sono in preda alla paura, il mondo attorno a loro è troppo confuso. Quindi cercano di negare la crisi, sono in uno stato di diniego. Vorrebbero credere che domani cominci il rimbalzo, la ripresa, che il NASDAQ domani esca dalla fossa e cominci la ripresa. Un miracolo. Ciò di cui la popolazione ha ora bisogno è di essere riassicurata, ha bisogno di sapere che c'è qualcuno al timone, che chi sta al timone sa quello che sta facendo, che sa come risolvere la situazione, e che sa rivolgersi alla popolazione americana per chiederle il sostegno necessario in questa situazione. Questo potrebbe funzionare; invece, andare in giro a dire che adesso ci vendichiamo, digrignare i denti e abbaiare, non è da statista. E' da buffoni.

[...]

Più avanti nell'intervista giunge la notizia che un terzo aereo ha centrato l'edificio del Pentagono.

LaRouche: A questo punto c'è da chiedersi che cosa fanno gli enti preposti alla sorveglianza. Evidentemente adesso il bersaglio è Washington, come temevo da tempo. Inoltre è qualcosa che dovrebbe implicare degli sviluppi in Medio Oriente. Questo significa che o ci troviamo di fronte a vera e propria incompetenza o ad un "addomesticamento" dell'intero apparato della sicurezza, perché cose del genere non possono accadere a meno che l'apparato di sicurezza non sia un pasticcio completo. Quindi qualcuno che era responsabile della sicurezza in effetti non è stato affatto responsabile. Non si può sostenere che qualcuno vada in giro a dirottare un'aereo dopo l'altro in maniera così coordinata. Non è possibile. Qualcuno non è stato all'altezza dei propri doveri.

Stockwell: [...] E' cominciato tutto quando Sharon fece la passeggiatina sulle scale che portano al Monte del Tempio...

LaRouche: Il problema non è Sharon. Lui ha fatto quello che ha fatto ma non gestisce l'operazione. Quelli veramente pericolosi sono nelle Forze di Difesa Israeliane, e Sharon a confronto di alcuni di loro è quasi una persona civile. Temo addirittura che finiscano per ucciderlo, come un pretesto per ricorrere alle armi di distruzione di massa contro Bagdad, Damasco o Teheran.

Stockwell: Si tratta delle stesse forze dietro l'assassinio di Rabin?

LaRouche: La stessa gente, certo. Anche se c'è gente negli Stati Uniti che non fa che alimentare il problema. Poi c'è anche il risvolto dell'operazione nel mondo arabo. Ci sono le stesse persone che reclutano e gestiscono i fanatici in Israele, da una parte, e che dall'altra reclutano anche nel mondo islamico preparando così i fanatici islamici. E' così che sfregando i due bastoncini accendono il fuoco.

[...]

Stockwell: Il suo consiglio, che c'è altro da temere se non la paura stessa, sicuramente tocca profondamente chiunque ora è in ascolto. Posso immaginare che adesso la gente dica "Il Presidente deve ordinare immediatamente la legge marziale", ed è la cosa peggiore che si possa pensare.

LaRouche: Certo, è la cosa peggiore per la sicurezza degli Stati Uniti. Fare una cosa del genere sarebbe il massimo dell'imbecillità.

Stockwell: Quale dovrebbe essere la risposta nelle prossime 24-48 ore?

LaRouche: Spero che qualcuno sia abbastanza intelligente da rivolgersi a me. Ci sono persone che possono essere convocate per costituire un gruppo speciale, capace di consigliare il presidente e le altre istituzioni del governo. Questo ci consentirebbe di stabilire una collaborazione informale con altri governi, ed è questa cooperazione informale che ci assicura il funzionamento della cooperazione formale.

[...]

Un radioascoltatore: Temo che si finisca col dichiarare la legge marziale. Mi pare già di sentirli dire che è ora di dire basta.

LaRouche: Sarebbe la fine degli Stati Uniti. Questo è il momento di mantenere la calma. Non voglio trarre conclusioni prima di considerare tutti i fatti, anche se i fatti confermano le mie analisi.

Stockwell: [...] Lei crede che il governo americano possa fare la follia di rispondere a questo attacco con una guerra?

LaRouche: Purtroppo, potrebbe anche esser tanto stupido.

Stockwell: E a chi sparerebbero?

LaRouche: Mah, per loro la cosa principale è reagire

Stockwell: Rinnoverebbero i bombardamenti su Baghdad in una dimensione ancora maggiore rispetto al passato?

LaRouche: Farebbero in ogni caso delle sciocchezze, reagirebbero perché sentono che debbono reagire. Vede, il problema è che in passato avevamo dei criteri che corrispondevano alla realtà fisica, ovvero alle nostre attività industriali, agricole, alla scienza. Per cui la popolazione vedeva le cose in maniera realistica, con il realismo dell'imprenditore, dell'agricoltore moderno, dell'ingegnere, ecc. Corrispondentemente venivano selezionati i nostri governanti. Adesso purtroppo le cose stanno in maniera diversa. Ad essere proprio franco fino in fondo, abbiamo avuto due idioti come candidati alla Presidenza fino al 7 novembre scorso. [...] E la gente se li è sorbiti. Uno squilibrato e uno sprovveduto sono stati l'unica alternativa disponibile per occupare il posto di Presidente degli Stati Uniti. [...] Adesso la gente ha perso un patrimonio, sono andati in fumo decine di trilioni di dollari, complessivamente, con il crollo di questo sistema. [...] C'è gente che ha perso i risparmi che aveva investito nella speranza di sbarcare il lunario o di avere una pensione decente. C'è una bolla immobiliare pronta per scoppiare. Questi sono i problemi reali, ma nessuno vi ha prestato la dovuta attenzione. Guardate ai giornali, ai massmedia in generale, quante sciocchezze raccontano. Che pretendete? La popolazione americana ha perso il senso della realtà, e di conseguenza i suoi leader non vogliono neanche sapere che cosa sia la realtà. Vivono nel mondo delle fantasie, e questo adesso è molto pericoloso. Occorre mantenere la necessaria freddezza, ma ho paura che a prendere le decisioni siano davvero quelli che adesso si trovano al potere.

[...] Dopo aver consultato gli altri paesi, come ho detto, occorre dire agli americani: "Non tolleriamo una situazione del genere, che minaccia di protrarsi ancora. Noi insieme ad altre nazioni abbiamo deciso di cooperare per mettere questa situazione sotto controllo" [...] E' responsabilità del Presidente. Non occorre dichiarare lo stato d'emergenza, perché in tal modo si attivano dei meccanismi indesiderati. Il presidente ha il potere necessario per prendere le decisioni che occorrono. [...] Tutto quello che deve fare è telefonare a Putin, e sono sicuro che Putin sarà disponibile, dopodiché si uniranno gli altri paesi, con i quali si costituisce una sorta di comitato di consultazione, e così si lavora per mettere fine a questo spettacolo, che sta minacciando di uscire da ogni controllo.

[...] Quello che può succedere, nei prossimi giorni, è che se il Presidente degli Stati Uniti, con il sostegno della popolazione, prenderà le decisioni sbagliate, il mondo diventerà un'inferno. Questo è il nodo da sciogliere. Se il Presidente e quelli che gli stanno attorno si lasciano prendere dal panico, e reagiscono senza riflettere, sarà davvero la fine. [...]


[Solidarietà, anno IX n. 3, settembre 2001]

L’esperto russo Kosyakov teme nuovi attentati negli USA

L'agenzia Strana.ru, molto vicina ad ambienti istituzionali russi, ha pubblicato il 14 settembre un'intervista ad Andrei Kosyakov, descritto come l'ex presidente della Sottocommissione sulle attività dei servizi d'intelligence del Soviet Supremo tra il 1991 ed il 1993. Le sue valutazioni offrono spunti di riflessione molto importanti. Riportiamo di seguito alcuni stralci dell'intervista.

DOMANDA: Da che cosa conclude che gli attentati negli USA siano stati pianificati da lungo tempo?

KOSYAKOV: Innanzi tutto la selezione di gente che ha avuto un addestramento professionale da pilota. Ce n'erano almeno quattro, uno per aereo, e probabilmente ciascuno poteva essere rimpiazzato in caso d'incidente nel corso del dirottamento. Secondo, tutti i partecipanti all'operazione erano pronti al martirio, e gente del genere non è facile da trovare. Infine il decollo dei quattro aerei da quattro punti diversi [sic] è avvenuto a minuti di distanza l'uno dall'altro. Ciò implica che le distanze, i tempi di volo e le tabelle di marcia erano stati calcolati anticipatamente, ed i voli sono stati scelti in modo da arrivare sui bersagli nel momento giudicato migliore. Tutto questo è una cosa complessa da calcolare, considerando anche che prima dovevano impossessarli degli aerei.

DOMANDA: ... Secondo alcuni analisti solo gli stati sono in grado di fare una cosa del genere.

KOSYAKOV: I preparativi debbono aver richiesto diversi mesi e l'organizzazione dev'essere molto potente. Noi mettiamo in dubbio la partecipazione di un qualche stato ... Non c'è un solo servizio segreto diposto ad accettare un tal numero di vittime. Il modo in cui loro addestrano il personale è diverso. Se Bush fosse rimasto vittima, allora sarebbe più opportuno sospettare i servizi segreti di un qualche paese. Ma in questo caso l'obiettivo è la popolazione civile...

DOMANDA: Cosa consegue da tutto ciò?

KOSYAKOV: Vede, nel valutare la situazione c'è un fatto che balza agli occhi. E' risaputo che sono state fatte delle telefonate da persone a bordo di quegli aerei. Tra queste anche un giornalista professionista. Ma i giornali non hanno fatto menzione alcuna di una descrizione dei terroristi. Nessuno di quei paesseggeri che ha telefonato ha detto ad esempio "siamo stati dirottati da terroristi arabi". Nessuno ha dato una descrizione dei terroristi, l'aspetto, la pronuncia, l'inflessione. Non c'è niente di caratteristico che i passeggeri hanno indicato in qualche modo al telefono ...

DOMANDA: Non potrebbero essere stati i servizi a tenere segrete queste informazioni?

KOSYAKOV: Si tratta di telefonate private, che neanche la FBI riuscirebbe tenere segrete. Si dovrebbe tendere a concludere che esteriormente i dirottatori non si distinguevano dal resto dei passeggeri. Solo così si spiega la mancata caratterizzazione dei rapitori. E questo suggerisce che i rapitori potessero avere un aspetto caucasico. C'è anche un altro fatto che punta in tale direzione. I criminali si sono lasciati dietro un bella traccia: l'auto noleggiata che è stata scoperta all'aeroporto, ricolma di copie del Corano e di manuali da pilota in lingua araba. Poi però c'è da considerare che nessuna organizzazione ha rivendicato la paternità dell'attentato. Questo significa che i terroristi vogliono tener nascosta la loro indentità. Allora, visto il livello di professionismo, la cura estrema, come si può ammettere un errore tanto grossolano? Non concorda con la minuzia con cui sono stati curati i dettagli nel piano dell'operazione.

Tutto ciò porta a concludere che i criminali abbiano voluto lasciare una falsa pista. I servizi segreti non prenderanno in considerazione i normali americani o europei, ma cercheranno degli arabi.

DOMANDA: Ma immolarsi a quel modo non è tipico della cultura musulmana?

KOSYAKOV: Lei ha ragione. Ma chi dice che i dirottatori non erano musulmani? ... Sulla scorta delle informazioni di cui disponiamo possiamo giungere alla conclusione che i perpetratori erano americani o europei seguaci di una forma radicale di islamismo. Intanto i veri criminali vengono risparmiati per l'azione successiva. Per noi è infatti chiarissimo che si sta giocando una partita che prevede diverse mosse.

DOMANDA: Lei sta dicendo di essere convinto che vi saranno nuovi attacchi?

KOSYAKOV: Purtroppo credo che occorra prepararsi a nuovi episodi di terrore, in forma diversa, ma altrettanto grave. Secondo le nostre previsioni delle navi potrebbero essere usate per speronare infrastrutture idroelettriche. Immagini una diga investita da una nave passeggeri o da una petroliera carica con due o tre mila tonnellate di petrolio. Inonderebbe un paio di città con una popolazione da un milione e mezzo d'abitanti, con sopra il petrolio in fiamme. Un'altra possibilità: le linee ferroviarie sotto il fiume Hudson, che potrebbero essere fatte saltare da sopra o da sotto, con l'acqua che si riverserebbe nei tunnel.

DOMANDA: Questi attacchi dovrebbero verificarsi in America?

KOSYAKOV: Si. In primo luogo i terroristi vorrebbero dimostrare tutta la loro forza. In secondo luogo ... che cosa avrebbe impedito ai terroristi di far saltare in aria un paio d'autobombe anche in Europa, se fossero decisi a colpire in tutto il mondo? No, l'obiettivo era l'America ed in particolare la sua popolazione civile.

DOMANDA: Ma, secondo certe analisi, se Bush fosse stato alla Casa Bianca l'11 settembre, l'aereo piombato sul Pentagono si sarebbe piuttosto diretto sulla Casa Bianca.

KOSYAKOV: E' improbabile. Questo significa che la Casa Bianca o il Pentagono, piuttosto che la popolazione civile, sarebbero stati gli obiettivi principali. Si tenga infatti conto che una volta riuscito il primo attacco, la probabilità di riuscita degli attacchi successivi diminuisce. E come lei sa l'ultimo degli attacchi è fallito. Intendo dire l'aero schiantatosi nei pressi di Pittsburgh. Probabilmente è stato abbattuto, e per quanto sia difficile riconoscerlo, hanno fatto la cosa giusta. L'obiettivo resta pertanto la popolazione civile. La formula è questa: nei paesi democratici la popolazione è responsabile delle azioni del suo governo. Questa è la formula che guida i terroristi.

Di conseguenza, il prossimo attacco seguirà lo stesso principio. E' ovvio che avranno bisogno fino a mercoledì o giovedì della settimana prossima. Perché? Non voglio entrare nella logica dei terroristi, farebbe loro troppo onore.

Voglio però ripetere: il fatto che i terroristi non rivendichino gli attentati indica che torneranno a colpire di nuovo e poi ancora di nuovo. Fino a quando non sarà raggiunta la seconda fase, quella del conflitto globale. A quel punto rivendicheranno le loro azioni in modo da ottenere una mobilitazione della riserva.

DOMANDA: Come mai i servizi segreti USA si sono lasciati soprendere nel sonno?

KOSYAKOV: Le faccio due esempi. Sei mesi fa i servizi israeliani effettuarono un'esercitazione che prevedeva l'impiego di oggetti aerei nell'esecuzione di azioni terroristiche. Di certo gli americani hanno raccolto informazioni concernenti quell'esercitazione. Ma non è venuto loro neanche in mente di applicare quell'esperienza ai propri scopi. Il secondo esempio: nel marzo 1991 Korzakov [all'epoca capo dello staff di Eltsin] era nel nostro ufficio e noi gli presentammo lo scenario di un golpe per il settembre successivo. Tutti gli avvenimenti corrisposero poi a quel nostro scenario, con la sola eccezione che si verificò piuttosto ad agosto. Morale: quando si presenta un'ipotesi o uno scenario che in anticipo appare come improbabile, nessuno lo prende sul serio.

E questo è il motivo per cui Vladimir Putin ha proposto che i servizi d'intelligence di tutte le nazioni dovrebbero cooperare.

DOMANDA: Che probabilità ha l'intelligence americano di riuscire a trovare i leader di quest'operazione? O finirà per dare al pubblico una versione dei fatti che consente l'insabbiamento?

KOSYAKOV: Ci sono molte probabilità. Ci sono persone, ci sono gli appartamenti dove quelle persone sono state, e c'è quindi una pista. Dai manovali si può risalire ai mandanti.

DOMANDA: A chi si riferisce? a Bin Laden?

KOSYAKOV: Non direi. Certo, sono state intercettate alcune sue conversazioni in cui gli riferiscono che sono stati colpiti due obiettivi. Ciò indirettamente confermerebbe il fatto che ha avuto un suo ruolo. Ma lui non è un ideologo. E' troppo in vista. Coloro che hanno orgazzato tutto questo sono troppo furbi per esporsi così tanto.