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La destabilizzazione geopolitica globale


[EIR n. 12, 24 marzo 2006]


L'eredità di Albert Wohlstetter nella strategia nucleare dei neo-cons

La politica contro il nucleare civile è originata dagli stessi guerrafondai dal grilletto nucleare facile che scalpitano per aggredire l'Iran. Le due politiche sono funzionali allo stesso disegno.

     
Il Dottor Stranamore: ovvero come imparai a non preoccuparmi e ad amare la bomba.

Ve lo ricordate il dott. Stranamore? Il primo copione di quel film del 1964 di Stanley Kubrick aveva un altro titolo, “Il delicato bilancio del terrore”, lo stesso che il prof. Albert Wohlstetter aveva allora dato al più noto dei suoi rapporti. E molti tratti del guerrafondaio filonazista nel film corrispondono a quelli dell'eminenza grigia della politica strategica USA del dopoguerra, Albert Wohlstetter.

I suoi eredi sono coloro che hanno traghettato il mondo dalla “guerra fredda” alla “guerra perpetua” inseguendo le stesse follie utopiste del loro maestro.
Richard Perle, Paul Wolfowitz, Ahamed Chalabi e James Woolsey furono alcuni dei suoi allievi più famosi, mentre il sen. Henry Jackson, il sen. Bob Dole e Margaret Thatcher furono suoi grandi amici.

Insegnò alla Chicago University, dove gli faceva da contraltare Leo Strauss, e fu esponente di spicco della RAND corporation.
Wolhstetter ha diffuso in America l'influsso di sir Bertrand Russell, colui che prima di darsi convenientemente alla tattica del pacifismo aveva proposto il bombardamento nucleare preventivo dell'Unione Sovietica, nel periodo tra la seconda guerra mondiale e lo sviluppo della prima bomba nucleare sovietica. Perché? Inseguiva l'eterna utopia del governo mondiale che esige l'eliminazione degli stati nazionali. La stessa utopia ha accecato tutti gli imperi della storia, provocando crolli ripetuti della civiltà. Bertrand Russell l'aveva ripresa di sana pianta da H.G. Wells, anche se “l'istinto imperiale” lo aveva ereditato in famiglia, tra le più “distinte” dell'impero britannico.
La follia guerrafondaia di Stranamore però non è tutto. Anzi, diciamo che funge principalmente da spauracchio per indurre le vittime a rifugiarsi in braccio al vero mostro: la rinuncia al nucleare civile, dal quale dipende oggi imprescindibilmente una ripresa dell'economia mondiale, a cominciare dalla disponibilità di acqua per la vita di intere popolazioni del pianeta. Quest'acqua può essere dissalata nelle quantità necessarie solo col nucleare.
La coincidenza degli opposti nella strategia seguita da Bertrand Russell e da Wohlstetter, il coincidere di una politica “pacifista” con quella “guerrafondaia”, si spiega così: più si riesce a creare un'immagine da “sgomento e terrore” del nucleare, più facilmente s'impone la rinuncia al nucleare civile e si garantisce così che non vi sia un'alternativa possibile ad un mondo malthusiano oligarchico retto da un governo mondiale.

Di conseguenza, i fanatici esponenti del complesso militare-industriale dal grilletto nucleare facile, coloro che come Dick Cheney vogliono bombardare l'Iran con le mini-nukes, sono gli stessi che fin dall'inizio furono determinati a fare dell'energia nucleare civile un tabù per l'intera umanità.
Così, mentre oggi si crede generalmente che a bloccare lo sviluppo del nucleare civile negli Stati Uniti fu il presidente Carter, che sospese il riprocessamento del combustile nucleare nel 1976, in realtà la responsabilità di quella decisione ricade maggiormente su Dick Cheney il quale, nella veste di capo dello staff del presidente, nella precedente amministrazione Ford, aveva messo in moto quella decisione con un documento politico del 1975 per bloccare il riprocessamento, secondo le conclusioni di uno studio sull'argomento diretto da Wohlstetter quello stesso anno.

Una sua ammiratrice, Jude Wanniski, ha scritto in occasione della scomparsa di Wohlstetter, nel 1997: “Credo di poter dire senza timore di esagerare che Wohlstetter sia stato nell'ultimo mezzo secolo il personaggio sconosciuto più influente al mondo, e si può molto facilmente annoverare tra le prime dieci persone più importanti”. “Le decisioni di Wolhstetter non diventavano automaticamente politica ufficiale della Casa Bianca, ma il genio di Albert e il suo ascendente nei luoghi che contano dell'Establishment erano tali per cui era davvero insolito che le sue convinzioni potessero incontrare delle resistenze per più di qualche mese”, spiega ancora la Wanniski, la quale aggiunge: “ogni editoriale sulla strategia geopolitica dell'America apparso sul Wall Street Journal negli ultimi 25 anni è stato un prodotto del genio di Albert”. http://www.polyconomics.com/searchbase/fyi01-16-97.html

Come Bertrand Russell, negli anni della Guerra Fredda Wohlstetter considerava il mondo uno scacchiere definito e circoscritto su cui c'erano le batterie di missili, degli USA e dell'URSS, ed era convinto che tutto consisteva nel mettere a punto dei piani strategici per vincere la partita: far sì che i “loro” fossero fatti fuori sempre in numero maggiore dei “nostri”.
La sua strategia politica era ancora più folle della famosa MAD (Mutually Assured Distruction - distruzione reciproca assicurata, la dottrina della guerra fredda) che lui riteneva troppo semplicistica e infantile. Privilegiava piuttosto proposizioni come “flessibilità”, “attacco preventivo”, “armi di precisione per attacchi chirurgici”, e “unità militari celeri”. Tutte queste proposizioni si ritrovano pari pari nella trasformazione delle forze armate USA sotto Donald Rumsfeld ed a cui aveva da anni lavorato un altro entusiasta seguace di Wohlstetter, Andrew Marshall consulente di vecchia data del Pentagono.
Nel concepire i suoi scenari di guerra Wohlstetter teneva il conto delle vittime, calcolando quella che doveva essere la soluzione meno onerosa per “i nostri”, gli americani. Mentre, come Bertrand Russell, si eccitava su questi scenari di bombardamenti nucleari, Wohlstetter odiava a morte il nucleare a scopo civile. Il suo studente migliore, Paul Wolfowitz, scrisse sotto di lui, nel 1972, la tesi di laurea in cui sostenne che la dissalazione dell'acqua del mare con il nucleare in Medio Oriente era un'idea da bocciare: costa troppo, non è necessaria ed è pericolosa.

Gli scritti di Wohlstetter sono insolitamente chiari, per uno “Stranamore”, ma tediosi e ingessati nella logica e nel continuo ricorso alle statistiche. Non ci sono spunti di realtà economica fisica nel suo ragionamento, ma solo della crude analisi di costi-ricavi. Di conseguenza l'idea dell'essere umano che traspare da questi scritti è un po' quella dei film western di terza categoria, i buoni contro i cattivi, e dunque bisogna fare il possibile affinché a dominare siano “i nostri”, vuoi l'oligarchia finanziaria, o, nella definizione del Presidente Eisenhower, il “complesso militare industriale”.

Un delicato bilancio di follia

Il documento più famoso Wohlstetter lo scrisse nel 1958, con il titolo “Il delicato bilancio del terrore”. Fece colpo soprattutto su un giovane liceale amico di sua figlia, Richard Perle, tanto che questi decise di seguire le orme del maestro e diventare il “Principe delle Tenebre”. Sempre Wohlstetter, più tardi convinse Perle e Wolfowitz a lavorare insieme ad un documento contro il Trattato ABM.
Mentre, su commissione del Pentagono, Wohlstetter calcolava i morti per missile e le mosse delle batterie sullo scacchiere, sviluppò la teoria secondo cui l'energia nucleare per l'economia civile non andava bene perché avrebbe diffuso il know-how per produrre bombe nucleari, e per questo era necessario imporre la non proliferazione, per essere così sicuri che i cattivi non avrebbero potuto farsi il loro arsenale nucleare. Per sostenere il suo ragionamento dava fondo a tutta la sua abilità matematica, riuscendo il più delle volte a far colpo su coloro che avevano l'onore di essere ammessi ad ascoltarlo - militari, politici, funzionari di governo - che poi avrebbero mediato le conclusioni alle istituzioni ed al grande pubblico.

Uno degli ultimi articoli pubblici di Wohlstetter risale al 4 aprile 1995. Glielo pubblicò Robert Bartley, suo grande amico e direttore del Wall Street Journal. Diceva che il Trattato di Non Proliferazione non va bene perché consente ai paesi che non dispongono di armi nucleari di procurarsele facilmente, impiegando il plutonio prodotto dai reattori nucleari a scopo civile. Scrisse: “È da tempo risaputo che il plutonio per la produzione di energia elettrica presenta aspetti decisamente negativi. I benefici civili sono un mito, mentre i pericoli militari sono reali ed immediati”. Questa è l'essenza di ciò che Wohlstetter ha promosso negli anni Sessanta e Settanta. Fu lui a creare il mito secondo cui i benefici del nucleare “sono un mito”. Nell'introdurre quell'articolo del 1995 il Wall Street Journal spiegava che l'autore “ha diretto nel 1975 lo studio che condusse gli Stati Uniti ad abbandonare l'impiego del plutonio come carburante nei reattori a scopo civile”.

Atomi per la guerra

Negli anni Sessanta, quando il nucleare civile ancora progrediva grazie al programma Atomi per la Pace varato dal presidente Eisenhower con il famoso discorso che tenne alle Nazioni Unite nel 1953, Wohlstetter era impegnato in un suo programma opposto: atomi per la guerra.
Mentre gli americani che si sentivano eredi di Roosevelt cercavano di inquadrare l'atomo come strumento al servizio della pace, con l'elettricità, la dissalazione dell'acqua, e nuove tecnologie per l'impiego diretto dell'energia nelle lavorazioni industriali, Wohlstetter stava scavando la fossa in cui seppellire tutte queste speranze per l'uso civile dell'atomo.

Per le celebrazioni del 25° anniversario del Progetto Manhattan, la grande mobilitazione scientifica iniziata nel 1943 per produrre le prime bombe atomiche, nel 1967 l'Università di Chicago tenne un banchetto al quale fu invitato a parlare il prof. Wohlstetter. Agli scienziati convenuti Wohlstetter ripeté che l'impiego del nucleare nell'economia civile non comporta alcun beneficio. Gli scienziati che realizzarono la prima bomba, disse, per quietare le proprie coscienze vollero immaginare che nella creatura distruttiva a cui avevano dato vita durante la guerra vi fosse un aspetto positivo per l'umanità. “Alcuni di questi impieghi civili hanno una vasta potenzialità bellica ... C'è un'enorme coincidenza tra le tecnologie dell'energia nucleare civile e quella per la produzione di armi. L'atomo militare buono [sic] perciò non scaccia quello militare cattivo. Un'espansione dell'impiego civile in generale rende più facile, veloce ed economico ottenere le bombe ... Un guaio fondamentale dell'aratro nucleare è che esso può essere forgiato per farne spade nucleari ...”
Wohlstetter fece inoltre riferimento ad uno studio del 1967 che prevedeva come nel 1980 il nucleare avrebbe provveduto al 25% del fabbisogno elettrico USA con dei grandi reattori nucleari che avrebbero presentato costi che potevano competere con quelli dell'energia termoelettrica. Riuscì a fare da pompiere anche di fronte a questa realtà: “Nondimeno è chiaro che questi benefici non bastano ad inaugurare l'età dell'oro. Non riusciranno ad eliminare il bisogno e difficilmente riusciranno a ridurre le grandi disuguaglianze tra paesi ricchi e poveri”. Per spiegare come mai è così, Wohstetter asserisce che i costi energetici sono solo una voce minima nel prodotto nazionale lordo, per cui “l'energia a basso costo può aiutare, ma non è fondamentale al progresso economico”.

A Wohlstetter premeva in particolare che il Medio Oriente restasse privo di impianti nucleari per la dissalazione dell'acqua: “L'abbondanza di energia a basso costo in Medio Oriente è una delle ragioni per diffidare dall'introdurre grandi reattori nucleari ... per dissalare l'acqua per tutti gli antagonisti nella regione”. A proposito dei reattori autofertilizzanti Wolhstetter ebbe solo giudizi negativi. Invece di considerare il guadagno di un reattore che produce più carburante di quello che consuma, sostenne che se gli autofertilizzanti sarebbero entrati in linea nel 2000, come prospettava la US Atomic Energy Commission, “vi sarebbe tanto plutonio civile nel mondo bastante per un milione di bombe, e che raddoppierebbe ogni dieci anni”.

Implacabilmente negativo

Per quanto negativo possa essere stato, quel discorso del 1967 almeno fu breve, e menzionò il fatto che in un qualche futuro il nucleare avrebbe arrecato benefici per quanto limitati. In un rapporto del 1975, intitolato “Verso la vita in una folla con armi nucleari?”, l'autore appare decisamente incupito, al punto da martellare il suo messaggio implacabilmente negativo su ben 286 cartelle. Il rapporto gli era stato richiesto dalla US Arms Control and Disarmament Agency “per definire chiaramente le tendenze nella diffusione della tecnologia nucleare e un'analisi precisa dei problemi (politici, militari ed economici) che queste tendenze pongono alla politica”.
Insieme ad altri autori Wohlstetter presentò un'analisi statistica che dimostrava come il nucleare fosse troppo costoso, che il ritrattamento del combustibile nucleare depleto è inutile e una perdita di denaro, che i reattori autofertilizzanti sono talmente pericolosi che non si dovrebbero prendere neanche in considerazione, e che il nucleare alla fin fine ritarda lo sviluppo dei paesi in via di sviluppo. Quelle pagine contengono tutti gli argomenti che negli ultimi decenni sono stati sbandierati dai vari movimenti anti-nucleari di varia estrazione e dai politici impegnati ad affossare il nucleare, tutti strumentalizzati a fare in modo che il disegno di Wohlstetter e di altri “stranamore” diventasse realtà. Wohlstetter sostiene in ogni occasione che l'unica misura significativa del nucleare civile sta nell'equivalente di bombe nucleari che consentirebbe di produrre.

Il rapporto si accanisce in particolare contro i paesi meno sviluppati: “Investire nell'energia nucleare è la scelta meno felice tra le alternative per lo sviluppo economico dei paesi meno sviluppati”. E poi: “Sottrae capitali da impieghi più produttivi ... Invece di accelerare lo sviluppo economico e rallentare la diffusione della tecnologia militare, come abbiamo sperato per decenni, il trasferimento sussidiato della tecnologia nucleare ha rallentato lo sviluppo e potrebbe accelerare la diffusione.”
Stando al rapporto, i benefici del nucleare venivano “esagerati” a motivo delle emozioni collegate alle bombe lanciate su Hroshima e Nagasaki. In effetti se fosse possibile sottrarsi a queste emozioni, continua il rapporto, “potremmo più facilmente chiederci se sussidiare l'energia nucleare civile sia il modo di bloccare la diffusione della tecnologia nucleare. Giacché i programmi del nucleare civile e militare coincidono in maniera così ampia, un indirizzo più plausibile sarebbe quello di sussidiare la ricerca e lo sviluppo per migliorare i carburanti fossili o le alternative non nucleari più esotiche come l'energia solare e geotermica”.

Rendendosi conto del fatto che l'ottimismo nucleare era ancora diffuso, Wohlstetter presentava nel rapporto una proiezione sugli impianti nucleari civili che sarebbero sorti negli anni Novanta e fa i suoi suggerimenti su come ostacolarne la realizzazione, cosa che è poi puntualmente avvenuta: “Questa grande crescita non è inevitabile. Presume progetti, negoziati e costruzioni che non sono ancora stati decisi, come pure una certa fermezza; alcuni possono subire dei rovesci. La crescita è inoltre sottoposta alle influenze, un elemento che conta nelle decisioni politiche dei governi fornitori e in quelli acquisitori”.
In ogni sezione il rapporto torna a ribattere che “il nucleare promuove benefici economici molto limitati ai paesi meno sviluppati”. “In tutta probabilità la storia rivelerà come l'ottimismo nucleare abbia sopravvalutato enormemente la crescita futura del nucleare”. “Ogni volta che un nuovo paese ottiene un reattore nucleare si avvicina significativamente ad una capacità di sviluppare l'arma nucleare, giacché il plutonio prodotto da tutti i reattori nucleari può essere trasformato in armi nucleari”.
Il rapporto passa in rassegna con tediosa minuziosità gli aspetti di come i paesi possono farsi le bombe nei loro impianti nucleari civili e che cosa si potrebbe fare per limitarlo. Dal suo punto di vista questo era molto semplice: stop alla tecnologia nucleare, stop al riprocessamento, agli autofertilizzanti non ci si dovrebbe nemmeno pensare, diffondere ovunque le statistiche che mostrano l'equazione reattore civile uguale bomba nucleare, e non menzionare altri nuovi sviluppi possibili.
La trappola ha finora funzionato. Da questo russelliano che ha operato tanti anni nella penombra ci sono arrivate le schiere in apparenza contrapposte degli ambientalisti pacifisti e dei guerrafondai neo-con che, insieme, hanno soppresso per trent'anni lo sviluppo del nucleare.



Tratto da “The neo-cons, Not Carter Killed Nuclear Energy” di Marjorie Mazel Hecht. EIR N: 12 del 24 marzo 2006


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