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Un momento decisivo:
Cheney se ne deve andare

     
Il vice presidente USA Dick Cheney
    
L’incidente provocato dal vice presidente Cheney, che ha sparato al suo compagno di caccia Harry Whittington, ha sollevato ovunque molto scalpore e ridicolo a non finire, nonostante i tentativi di minimizzare. Si tratta infatti di un episodio in cui il vice presidente ha esibito nudi e crudi i tratti caratteristici dello psicopatico: menzogne, arroganza, segretezza e astio omicida. Il tutto ha provocato una nuova ondata di richieste di un suo allontanamento dal potere.

In una dichiarazione del 13 febbraio intitolata “Spara, guarda e ascolta”, Lyndon LaRouche ha commentato:

“Ciò che Cheney ha combinato nel fine settimana all’Armstrong Ranch una volta si chiamava ‘fuoco amico’ ... Shakespeare consiglierebbe: ‘si tenga Cheney lontano dal suo rivale, il presidente Bush’. E’ ora di disarmarlo, prima che spari a qualche uccello innocente e anche a qualch’altra persona.

“Ciò di cui c’è bisogno ora non è altro ‘fuoco amico’, da parte Cheney, ma l’espulsione dall’ufficio del vice presidente, a brutto muso, di uno che spara senza guardare ... Chissà quanti nuovi casi di ‘fuoco amico’ si potranno così impedire. Tanto che ci siamo, se scaricassero anche i complici di Cheney a Londra, come Blair e Straw, saremmo a cavallo ...

“Talvolta, come Shakespeare spiega facendo riferimento alle Idi di marzo, il fato di un momento storico si manifesta in un piccolo episodio discordante, come questo, in cui il vice presidente ha messo in mostra i propri difetti morali in maniera così forte, con il fuoco amico. Oppure, conoscendo Cheney, si è trattato di ‘fragging’[quei casi in cui i soldati americani nel Vietnam facevano fuori ufficiali o commilitoni particolarmente odiati, in situazioni non ricostruibili in fase di inchiesta — ndr]? Il grande Shakespeare avrebbe senz’altro incapsulato una rappresentazione drammatica dei nostri tempi proprio in  piccolo evento terribile, come questo ...

“Il minimo che si può fare per la pubblica sicurezza, della gente e degli uccelli, è allontanare quel personaggio disgustoso dal palcoscenico, finché si è ancora in tempo. Per il Congresso, o fors’anche per il presidente Bush, è arrivato il momento di organizzare il suo allontanamento”.

In un commento successivo del 15 febbraio LaRouche ha duramente criticato l’incapacità della dirigenza del partito democratico di rispondere all’incidente di Cheney, ironizzando anche sul fatto che presentatori e comici televisivi hanno saputo cogliere la verità insita in quell’incidente meglio dei politici.

“Il problema adesso non è più Cheney”, ha spiegato LaRouche, “ma è vedere se i democratici hanno davvero un minimo di coraggio. ... L’aspetto più importante della politica mondiale di oggi è il fatto che Cheney è pronto per essere politicamente rottamato. Democratici, sbarazzatevi di lui prima che vi travolga”.

 

Le richieste di dimissioni

In cima all’ondata di richieste di dimissioni di Cheney c’è quella del New York Times del 16 febbraio, intitolata “Mr. Vice President, It’s Time To Go”. Bob Herbert ha scritto: “Per Dick Cheney è arrivato il momento di lasciare, per il bene del paese e quello dell’amministrazione Bush”. “La sua guerra l’ha avuta. E mentre i nostri giovani soldati e marines si debbono spostare in Iraq con veicoli vergognosamente vulnerabili, cercando di evitare pallottole, bombe e ordigni improvvisati, Mr. Cheney (medaglia d’oro per i rinvii collezionati allo scopo di evitare la leva in tempo di guerra) ha tranquillamente messo in spalla la sua lussuosa Perazzi calibro 28 per andare insieme alle sue ben pasciute amicizie a sparare alle quaglie nel Texas”. L’incidente “è stato il momento in cui la leggenda del vice presidente duro e falchigno — non fate prigionieri — ha cominciato a lasciare il posto ad un’immagine meno eroica, quella di un avventato e incompetente che ha scambiato l’amico per un uccello. Una storia che non si dimenticherà ... Dick Cheney è sempre lì a ricordare tutte quelle cose che alla Casa Bianca desiderano maggiormente dimenticare ... Mr. Cheney renderebbe il miglior servizio alla nazione ed al Presidente se facesse le valigie per tornare nel Wyoming. Sta diventando una barzelletta, una di quelle che però non fanno ridere”.

Secondo per importanza è il New York Daily News, con un commento di Michael Goodwin che ironizza sull’”occhio spento” e invita senza troppi complimenti Cheney ad andarsene, “perché non c’è posto per uno zimbello”. Goodwin ripropone temi molti simili a quelli di LaRouche. “Spesso – scrive – è la risata a mettere l’ultimo chiodo sulla bara politica. Le immagini di un Gerald Ford che cade sbattendo il muso o che colpisce gli spettatori con le palle da golf restano dopo la sua presidenza. Jimmy Carter riuscì a superare la crisi degli ostaggi in Iran e il record della miseria ma fu finito dalle risate travolgenti quella volta che fu aggredito da un coniglio”. L’incontro fatale risale al 1979, quando Carter stava toccando il fondo dell’impopolarità, era a pesca e dovette ricorrere ad un remo per respingere gli attacchi di quello che divenne noto come il “banzai bunny”. “Il ridicolo di cui oggi si è ricoperto Cheney è il sintomo di quanto sia caduto in basso”.

Con questo, conclude Goodwin, “non si vuol mica far credere che l’incidente di caccia indurrà Bush a chiedere a Cheney di farsi da parte. Non occorre. A questo provvederanno gli scrosci delle sghignazzate”.

 

Chi sostituirà Cheney

Peggy Noonan, ex assistente di Ronald Reagan e speechwriter di Bush padre, ha scritto sul Wall Street Journal del 16 febbraio che i repubblicani si stanno chiedendo chi mettere al posto di Cheney.

Nell’articolo, intitolato “Premere il refresh?”, anche Noonan sostiene che l’incidente non sarà dimenticato tanto facilmente. “Lo descrivono - scrive - come l’anima nera dell’amministrazione e adesso non ha più un’immagine all’altezza di questa sua fama”.

Noonan aggiunge che alla Casa Bianca la gente fa mostra di voler aiutare il vice presidente ma pensa ciò che in pubblico non si dice. “Sospetto che pensano, ma non dicono: se Dick Cheney non fosse più vice presidente, chi starebbe bene al suo posto? Secondo loro presto o tardi bisognerà pur pensare a qualcosa di nuovo. E una sera, ad un barbecue a McLean, uno di quelli che contano si rivolgerà ad un altro che conta per dirgli: ‘Dimmi un po’, in tutta confidenza e col giuramento della segretezza ... non ti andrebbe di sostituire Cheney?’

“... Non si tratta dell’incidente di caccia in quanto tale, ma del fatto che Dick Cheney da cinque anni è la calamita di tutti gli odi dell’amministrazione. Halliburton, udienze sull’energia, Libby, Plamegate ... Ma ad un certo punto questa calamita attira tanto di quell’odio che non si può più tenere in mano, per cui la molli e prendi qualcos’altro ...

“Questa è una Casa Bianca a cui piace premere il bottone «refresh» quando lo schermo si blocca. Adesso si è bloccato, con gli indici di gradimento che oscillano tra il 30 e il 40 per cento”.

Ma Noonan è convinta che quella di sostituire Cheney sia “una decisione che deve prendere Dick Cheney. Se non vuole, non è obbligato” e forse, se gli dicono che ormai farebbe perdere le elezioni del 2008, allora... forse.

Il 17 febbraio l’ex parlamentare texano Martin Frost ha commentato a Fox News: “le dimissioni di Cheney presentano vantaggi e problemi per ambedue gli schieramenti”.  “Certo che la gente comincia a mormorare ... Non è fuori luogo considerare le conseguenze politiche delle sue dimissioni”.

Le ragioni che Cheney potrebbe accampare, secondo Frost, sono: 1) Età e salute, 2) lo scandalo Libby e relativo processo, 3) Il timore dei repubblicani che Cheney rovini le prospettive delle elezioni del 2008 insieme alla necessità di mettere già avanti un candidato presentabile. Possono aspirare al suo posto: McCain, Condi Rice, Bill Frist e George Allen. “Dick Cheney potrebbe rimanere in carica per i restanti tre anni, rendendo completamente inutile tutto il discorso. Ma le cose più strane sono già successe”, conclude Frost.

 

C’entra l’alcool nelle fucilate di Cheney?

Sono molti a chiedersi se l’incidente nel ranch degli Armstrong non sia dovuto ai bicchieri di troppo. I tentativi di oscurare il tema non fanno che acuire i sospetti. A leggere il verbale dello sceriffo l’omissione in tal senso balza subito agli occhi.

Sulla rivista online Salon, l’ex esponente dell’amministrazione Clinton Sidney Blumenthal fa notare come Katherine Armstrong, la padrona di casa che partecipava alla battuta di caccia, abbia dichiarato: “Forse qualche birra c’era, ma ricordo che non tutti quelli del gruppo hanno usato le armi”. Blumenthal fa però notare come quest’affermazione sia stata “inesplicabilmente rimossa” dal  sito della NBC (MSNBC), e più tardi sostituita da un riferimento a bibite analcoliche.

Anche l’EIR, tra gli altri, ha fatto notare come la Fox News non solo abbia tagliato, dall’intervista a Cheney mandata in onda, la frase in cui afferma che avrebbe bevuto una birra a pranzo, ma come essa sia anche sparita dalla “trascrizione completa” disponibile sul sito web.

Un affermato giornalista come Dick Morris ha scritto come Cheney abbia ammesso nel passato “di essere stato arrestato due volte perché guidava in stato di ebbrezza”, all’inizio degli anni Sessanta.

Il verbale in cui lo sceriffo della contea di Kenedy, dove si trova il ranch degli Armstrong, dichiara il caso chiuso ma non spiega perché lo sceriffo abbia accettato che i proprietari del ranch allontanassero i suoi agenti recatisi prontamente sul luogo dell’incidente. Né lo sceriffo tenta di spiegare perché si è sentito in dovere di aspettare 14 ore prima di mandare altri agenti sul luogo. Si trattava forse di “aspettare che le prove fossero smaltite”, come ha suggerito Lyndon LaRouche?

I giornalisti locali hanno chiesto allo sceriffo di spiegare quelle 14 ore e lui ha tranquillamente risposto che era nel bel mezzo di un barbecue e non aveva voglia di interrompere la festa di famiglia. Strano però. Lui in effetti sulla scena del delitto non si è mai presentato. Si è accontentato di mandarci il suo vice San Miguel!

 

 

La richiesta di impeachment di Conyers guadagna consensi

Altri due parlamentari democratici — Gween Moore e Lydia Velazquez — si sono uniti all’on. John Conyers nel presentare una proposta di impeachment del presidente Bush sulla questione delle false informazioni per la guerra in Iraq. Le intercettazioni della NSA, hanno detto, li hanno spinti a sottoscrivere la risoluzione presenta nel dicembre 2005 e, nonostante i tentativi di sminuirne l’importanza, sono già 25 i parlamentari democratici - ovvero il 12% - che l’hanno sottoscritta. L’agenzia Progressive News ha commissionato un primo sondaggio professionale: il 54% di 840 americani della Pennsylvania consultati è favorevole all’impeachment del presidente per aver autorizzato le intercettazioni della NSA.

Al parlamentari si è aggiunta la rivista Harper, che all’impeachment ha dediato la sua copertina di marzo. L’articolo sostanzialmente si rifà ai documenti dell’on. Conyers. Il giornalista Lewis Lapham afferma: “Spetta al Congresso impedire al Presidente di fare più danni di quelli che ha già arrecato alla popolazione, agli interessi, alla salute, al benessere, alla sicurezza e alla reputazione degli Stati Uniti e cicatrizzare le ferite bloccando l’emorragia di denaro, stupidità e sangue”.


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