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La Germania presa di mira dai “fondi-locuste”

1 marzo EIR – Secondo gli esperti consultati dall’EIR sono almeno due terzi gli investitori nel mercato del cosiddetto “distressed debt”, (i crediti “problematici” alle imprese in crisi) che hanno deciso di investire in Germania. In prima fila ci sono gli hedge funds ed i private equity funds che acquistano questo debito della banche per acquisire il controllo sull’impresa indebitata alla quale poi chiedono, ad esempio, azioni in cambio del debito.
Si tratta di una tendenza affermatasi come conseguenza della progressiva eliminazione del tradizionale rapporto tra la piccola e media impresa e la banca di fiducia, la “Hausbank”. Le banche tedesche tagliano le linee di credito alle piccole e medie imprese consigliando loro di emettere piuttosto azioni e obbligazioni, ed a questo corrisponde una lievitazione del debito problematico. Si stima che i crediti problematici in mano alle banche tedesche si aggirino tra i 200 ed i 400 miliardi euro ed ora esse ne cedono una quantità sempre maggiore, a prezzo scontato, sui mercati secondari, in particolare ad hedge funds e private equity funds, questi ultimi sono i fondi comuni che investono appunto nelle piccole e medie imprese.
La Bundesverband deutscher Kapitalbeteiligungsgesellschaften (BVK) - Associazione tedesca Private Equity e Venture Capital - riferisce nel suo rapporto annuale che alla fine del 2005 i private equity funds controllavano 5.700 imprese tedesche che occupavano 797 mila dipendenti e disponevano di un capitale di 21,5 miliardi di euro. Nel 2005 i fondi raccolti dai private equity tedeschi sono più che triplicati raggiungendo i 7,2 miliardi, con un incremento del 262% rispetto ai 2 miliardi di euro dell’anno prima. La BVK comprende nel calcolo anche le branche tedesche di fondi internazionali.
In Germania questi ultimi non sono interessati soltanto alle imprese ma anche agli immobili. Visto che le bolle immobiliari sono cresciute in molte parti del mondo questi fondi ora scommettono sulla possibilità di mettere in moto qualcosa di simile anche in Germania, dove il settore immobiliare è stagnante da un decennio. Negli ultimi due anni i private equity funds hanno investito 20 miliardi di euro per acquistare mezzo milione di appartamenti, in parte da istituti immobiliari pubblici. Secondo un nuovo studio della Morgan Stanley questo è solo l’inizio della già prevista svendita di 2 miliardi di appartamenti ai fondi internazionali.
Il settore del private equity ha però accumulato recentemente tanto di quel debito che per restare a galla deve garantire alti rendimenti. Del problema ne ha parlato Stephen Schwarzman, presidente del fondo Blackstone, nel discorso pronunciato all’incontro internazionale “Super Return” dei private equity funds avvenuto il 21 febbraio a Francoforte. Schwarzman ha notato come fin ora i rendimenti siano stati “entusiasmanti” e “sconvolgenti”, visto che si aggiravano tra il 30 ed il 50 per cento l’anno, mentre i tassi d’interesse sono rimasti al loro minimo storico. Per questo sono tutti lì a riversare denaro sui fondi. “Ma quando finisce, finisce sempre male. Uno dei segnali è quando anche i tonti riescono a far soldi, ed è proprio qui che siano arrivati”.


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