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La visita di Lavrov negli USA: bugie dei media e lezione strategica

8 marzo – All’arrivo del ministro degli Esteri russo Sergei Lavrov a Washington i mezzi d’informazione hanno cercato di mescolare le carte in tavola: “USA e Russia respingono compromessi con l’Iran” e “Lavrov: niente compromessi e niente nuovi accordi”, è il tono generale dei titoli della stampa, negli USA ed in Europa, dopo l’incontro di Lavrov con Condi Rice e George Bush.
Siamo al solito abuso dei termini. In effetti non c’è bisogno di nessun “nuovo piano” poiché quello che i russi ed i cinesi propongono funzionerebbe benissimo, ed essi sono sempre determinati a realizzarlo fino in fondo. Se gli iraniani vogliono percorrere tale via negoziale un accordo è a portata di mano. Di contro, al dipartimento di stato USA dicono che non c’è nessuna nuova soluzione per dire che non c’è niente da fare.
Dopo aver incontrato la Rice, martedì 7 marzo, Lavrov ha detto: “Sebbene i nostri metodi ... solitamente non coincidano, o non siano identici, gli obiettivi per la nostra cooperazione sono identici e sono condivisi”. La Rice e Lavorov hanno detto ambedue che l’Iran dovrebbe “rientrare nella moratoria” (sospendere cioè l’arricchimento), accettare di dare garanzie in merito alla proliferazione, e cercare una soluzione nell’ambito delle strutture dell’AIEA. Nulla è stato detto sugli sviluppi futuri, una volta che queste questioni saranno risolte, a prescindere dalle esternazioni di John Bolton, ambasciatore USA all’ONU.

La proposta russa

Secondo il compromesso proposto dai russi, l’Iran dovrebbe sospendere l’arricchimento dell’uranio su scala industriale per un certo periodo di tempo, come contropartita ottiene la facoltà di poter disporre, sul proprio territorio, di alcuni laboratori per l’arricchimento dell’uranio, a solo scopo di ricerca. Questa proposta, condivisa dal capo dell’AIEA El Barradei, ha preso alla sprovvista i neocons.
Mentre Nicholas Burns, sottosegretario di Stato, intima all’Iran di sospendere ogni attività nel nucleare, John Bolton pretende di non sapere niente di questa proposta e sostiene che gli USA, UE-3 e la Russia convengono sul fatto che “non è permissibile nessun arricchimento in Iran”. La menzogna è sfacciata. Secondo Bolton: “Una volta che l’Iran dispone di capacità scientifiche e tecniche di effettuare l’arricchimento a livello di laboratorio, potrebbe poi impiegare questo know-how a livello industriale, ed è per questo che siamo decisamente contrari a permettere qualsiasi arricchimento dentro l’Iran, e rimaniamo su questa posizione”. Sullo stesso tono si è espresso Tom Casey, portavoce del dipartimento di Stato, che è convinto di essere anche spiritoso: “Non puoi dire di essere incinta solo un po’.”

La dimensione strategica

Nel seminario a Berlino su questo tema Lyndon LaRouche ha detto che non si può guardare all’Iran come un caso isolato, ma occorre capire che c’è una strategia a lungo termina volta ad eliminare il nucleare come fonte di energia necessaria per ribaltare il tracollo economico in corso, per cui l’Iran è solo una scusa per eliminare — con tutti i mezzi — ogni prospettiva di sviluppo economico mondiale. Per questo Lyndon LaRouche sottolinea l'esplosività del concorrere della crisi irachena con i rischi che si corrono nel mondo finanziario, con la prossima fine della politica del credito facile per la speculazione, il "carry trade".

Il 3 marzo il ministro degli esteri russo Sergei Lavrov ha pubblicato un articolo in vista del suo viaggio a Washington iniziato il 6 marzo, in cui chiarisce preventivamente delle questioni essenziali.
Lavrov afferma espressamente, nel documento reso disponibile anche in inglese e tedesco, che la Russia non ripeterà gli errori compiuti all’inizio del XX secolo.
LaRouche ha in diverse occasioni puntualizzato come, nella storia, la Russia sia stata condotta per il naso a fare il gioco dell’oligarchia britannica. Si tengano presenti, a questo riguardo, gli articoli dell’EIR sulla Rivoluzione Permanente di Parvus che hanno avuto un’ampia diffusione nelle elite politiche russe, alimentando un attento dibattito riflesso in questo articolo di Lavrov.
“La storia conferma che la follia può essere collettiva”, ha scritto Lavrov. “Fu così che all’inizio del XX secolo la Russia si è lasciata trascinare nella logica dello scontro della politica europea, che ha condotto alla tragedia della prima guerra mondiale ed alla catastrofe nazionale per la stessa Russia. L’esperienza del XX secolo dimostra che ogni stato ha il dovere sacro di pensare per sé e di non affidare il proprio destino agli eventi al di fuori del proprio controllo”.

I punti fermi stabiliti da Lavrov nel suo articolo possono essere così ricapitolati:
(1)
La Russia non coopererà sulla base del concetto dei “vincitori e vinti” emerso alla fine della Guerra Fredda;
(2) “La Russia ha ben presente, dalla propria storia, l’infatuazione ossessiva di cambiare il mondo e non può sostenere progetti analoghi che sono promossi oggi, non importa come essi vengono chiamati: che si tratti di “progresso universale della libertà e della democrazia” o della “diplomazia trasformativa”
(3) Di fronte al pericolo di uno “scontro delle civiltà ... la Russia è pronta a svolgere il ruolo di ponte; il nostro paese è stato in pratica da sempre un ponte di civiltà e cultura. Possiamo contribuire allo sforzo di raggiungere un compromesso, cosa che richiede sempre tempo e pazienza, ma non possiamo tollerare diktat e ultimatum che ci conducono tutti allo stallo.” Passando a citare come esempio di questi sforzi le proposte della Russia nei confronti dell’Iran e i contatti stabiliti con Hamas Lavrov ammonisce: “La Russia non vuole e non può svolgere il ruolo di ‘stato di frontiera’ nella guerra fredda, che adesso ha luogo tra le civiltà”.
(4) Per il futuro le risorse energetiche del Medio Oriente sono necessarie “sul bilancio energetico globale”. Occorre pertanto un approccio moderato e rispettoso verso questa regione, e non una politica di “destabilizzazione controllata”.
(5) Non ci si attenda che la Russia “si accontenti del ruolo di gregario. Noi vogliamo avere un ruolo nella squadra e siamo pronti ad ascoltare e siamo disposti a lasciarci convincere. Però, ovunque sia evidente un’assenza di leadership lungimirante, la Russia non rinuncerà alle sue responsabilità e presenterà le proprie analisi della situazione, la propria idea sulle soluzioni possibili, mentre opera naturalmente nell’ambito della diplomazia multilaterale e degli sforzi collettivi”.


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