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Gli interrogativi sulla morte di Milosevic

Il decesso di Slobodan Milosevic nella prigione del Tribunale dell'Aja l'11 marzo solleva sospetti: l'attacco cardiaco potrebbe non essere dovuto ad una “causa naturale”. In base all'esame tossicologico reso pubblico il 17 marzo “non ci sono indicazioni di avvelenamento”, nelle parole del giudice Fausto Pocar che presiede il Tribunale penale internazionale per i crimini commessi nella ex Jugoslavia. Lo stesso Pocar ha però aggiunto che si tratta di risultati provvisori.

La morte di Milosevic si è verificata in un momento in cui si acuiscono le tensioni nei Balcani: il referendum per la secessione del Montenegro dalla Serbia, a maggio, e le discussioni internazionali sul futuro status del Kosovo (trattate più avanti).

Nell'esame del sangue di Milosevic compiuto il 12 gennaio furono rinvenute tracce di rifampicina, un forte antibiotico per la cura della tubercolosi, capace di neutralizzare i farmaci di cui Milosevic aveva bisogno per i problemi cardiaci e di pressione. Il cancelliere del Tribunale dell'Aja Hans Holthius ha dichiarato che “questo farmaco non è mai stato nella farmacia della prigione”. Com'era dunque entrato quel farmaco nella cella di una prigione di massima sicurezza? In una lettera dell'8 marzo al ministro degli Esteri russo Sergei Lavrov, Milosevic lamentava questo trattamento con la Rifampicina, a cui lui non aveva dato il consenso, e si raccomandava per ottenere di essere curato da specialisti russi. Cinque giorni prima della morte di Milosevic l'ex leader dei separatisti serbi di Croazia, Milan Babic, è stato trovato morto nella sua cella dello stesso Tribunale dell'Aja. Ufficialmente si sarebbe suicidato.

Considerando il più ampio contesto strategico in cui si colloca la scomparsa di Milosevic, Lyndon LaRouche ha ricordato che storicamente i Balcani sono usati come un detonatore geopolitico. La destabilizzazione dei Balcani fa parte del “Grande Gioco” britannico fin dalla Prima Guerra Mondiale. Dopo lo sfascio dell'Unione Sovietica l'oligarchia sinarchista mise in moto una nuova tornata di guerre balcaniche, negli anni Novanta, espressamente mirata a silurare le prospettive di cooperazione tra Est ed Ovest, come questa era allora proposta Lyndon LaRouche con il programma del Triangolo Produttivo Europeo e nel Piano Herrhausen, il direttore della Deutsche Bank assassinato il 30 novembre 1989. Nel periodo 1998-1999 il presidente Clinton dovette fare i conti con l'offensiva sinarchista, che contava anche su elementi della sua stessa amministrazione, dopo che lui stesso e il suo Segretario al Tesoro Rubin ebbero fatto qualche passo verso la creazione di “una nuova architettura finanziaria globale”. Fu allora che Madeleine Albright, Richard Hobrooke e Al Gore allestirono insieme la Guerra del Kosovo.

LaRouche ha dato il suo appoggio all'appello lanciato il 15 marzo dal parlamento russo, la Duma, affinché sia abolito il Tribunale dell'Aja sui crimini nell'ex Jugoslavia poiché i paesi balcanici non hanno bisogno di processi sui crimini del passato quanto piuttosto di un rapido sviluppo economico che restituisca alle popolazioni della regione fiducia e ottimismo.

L'eredita della Albright nel Kosovo

Il giorno prima del decesso di Slobodan Milosevic, il 10 marzo, Agim Ceku è stato eletto primo ministro del Kosovo, subentrando allo scomparso Ibrahim Rugova. Inoltre, i colloqui internazionali sullo status futuro del Kosovo dovrebbero entrare nella fase decisiva. Forse si tratta di qualcosa di più di una semplice coincidenza.

All'epoca della guerra della NATO in Jugoslavia, istigata dal trio Albright-Holbrooke-Gore nel 1999, Ceku comandò l'Esercito di liberazione del Kosovo (UCK). Dopo quella guerra Ceku passò a “smilitarizzare” l'UCK e poi a comandare, fino ad oggi, i Corpi di protezione del Kosovo KPC. Nel maggio 1999 Ceku riorganizzò l'UCK, che era allora molto male organizzato, conferendogli una struttura militare efficiente. L'UCK cooperò con le forze della NATO, ad esempio fornendo informazioni importantissime per le incursioni aeree.

Insieme ad altri ufficiali croati Ceku era stato addestrato nei primi anni Novanta dai consiglieri militari USA del MPRI, impresa di sicurezza a metà tra il pubblico e il privato. Nell'agosto 1995 Ceku prese parte alla “operazione Oluja” condotta dall'esercito croato per conquistare i territori della Croazia occupati dai serbi, grazie al sostegno USA. Nel febbraio 1999 Ceku si congedò con il grado di generale di brigata dalle forze armate croate per diventare subito dopo comandante dell'UCK.

Fin ora il governo serbo ha evitato di commentare sulla successione di Ceku a Rugova. Questo potrebbe cambiare perché la Serbia ha accusato Ceku di atti criminali durante la guerra del Kosovo, ma sul suo conto il Tribunale dell'Aja non ha aperto nessuna procedura. Haradinaj, suo predecessore a capo dell'UKC, è stato incriminato dal tribunale dell'Aja ma attende a piede libero nel Kosovo un processo che dovrebbe celebrarsi in estate. Nel maggio 2005 Ceku è stato invitato, sembra su iniziativa del Dipartimento di Stato, a rivolgere un discorso all'accademia militare di Citadel.

Evidentemente Ceku è stato scelto dagli USA per occupare la poltrona di presidente del Kosovo. Nei negoziati ora in corso Ceku si batte per la “piena indipendenza” e promette alla minoranza serba i suoi diritti in un “Kosovo indipendente”, uno status che è stato pubblicamente caldeggiato dal ministro degli Esteri britannico Jack Straw e da Richard Holbrooke.


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