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Tentativi di resistenza dei parlamentari USA contro la politica imperiale di Cheney e Bush

Il 13 marzo il sen. Russ Feingold ha presentato al Senato una risoluzione di censura nei confronti del presidente per aver violato la FISA, la legge che proibisce lo spionaggio dei cittadini americani sul suolo USA, e per aver poi mentito al proposito. Rivolgendosi al Senato, Feingold ha detto:
“Il presidente ha autorizzato un programma illecito per spiare i cittadini sul suolo americano, ed ha poi ingannato il Congresso ed il pubblico sull'esistenza e legalità di tale programma. Spetta a questo organismo riaffermare la legalità condannando le iniziative del Presidente.
“Noi tutti in questo organismo abbiamo giurato di sostenere e difendere la Costituzione degli Stati Uniti e di esserle completamente fedeli. Mantenere tale giuramento esige da noi di parlare con chiarezza e decisione quando il presidente viola la legge. Questa risoluzione ci consente di far capire chiaramente che la condotta del presidente era sbagliata.
“Dobbiamo farlo. Le iniziative del presidente necessitano di un giudizio formale del Congresso.
“Momenti della storia come questo ci ricordano perché i fondatori bilanciarono così attentamente nella Costituzione i poteri delle diverse branche del governo. Al cuore del nostro sistema di governo si colloca il riconoscimento che possono sbagliare, ma che altri nel governo avranno allora la responsabilità di porvi riparo.
“Questo presidente ha sbagliato. Questo organismo può rimediare condannando la sua condotta e mostrando alla popolazione che le sue iniziative non passeranno inosservate.
“Fino ad oggi i membri del Congresso hanno risposto in modi alquanto diversi alla condotta del presidente. Alcuni l'hanno difesa, concedendogli i poteri che desidera e cercando persino di accordargli maggiori poteri in modo da legalizzarne la condotta. Mentre sappiamo che sta violando la legge, non siamo però al corrente di aspetti specifici di ciò che il presidente ha autorizzato, o se c'è bisogno di modificare la legge affinché sia consentito; ciò nondimeno c'è chi vuole dargli carta bianca affinché seguiti a comportarsi illegalmente...
“In seguito il Congresso dovrà considerare diverse azioni possibili, che vanno dalle indagini alle commissioni indipendenti, alle leggi e persino all'impeachment. Ma come minimo il Congresso dovrebbe censurare un presidente che ha così apertamente infranto la legge...
“Questo presidente ha sfruttato il clima di ansietà, dopo l'11 settembre 2001, sia per far approvare i poteri troppo invadenti del Patriot Act, sia per portarci nella guerra in Iraq, cosa che rappresenta una deviazione strategica dalla lotta contro al Qaeda e affiliati. In ambedue i casi però, il Congresso ha dato la sua approvazione all'operato del presidente, per quanto sbagliata tale approvazione possa essere stata.
“Ma così non è stato nel caso del programma di intercettazioni domestiche autorizzate dal presidente poco dopo l'11 settembre...
“I fatti sono semplici: circa trent'anni or sono il Congresso approvò la Foreign Intelligence Surveillance Act, nota come la FISA, per garantire che pur effettuando intercettazioni sul conto di sospette spie e terroristi, sia garantita agli americani innocenti la protezione da intrusioni ingiustificate da parte del governo. La FISA definisce un reato compiere intercettazioni senza mandato sul conto degli americani sul nostro territorio, ed il presidente ha ordinato intercettazioni senza mandato sul conto degli americani sul nostro territorio. Il presidente ha infranto la legge e questo è di per sé inammissibile. Ma il presidente si è anche spinto oltre.
“Oltre ad infrangere la legge, il presidente ha sviato deliberatamente il Congresso e gli americani sul conto delle proprie azioni, e poi, una volta che il programma è diventato pubblicamente noto, sulla legalità del programma della NSA.
“Egli ha abusato della fiducia accordatagli dal popolo americano in maniera fondamentale...
(…) “Il presidente si nasconde dietro argomenti legali inconsistenti, e persino dietro l'incarico che ricopre, ma non può nascondersi da ciò che ha creato: niente meno che una crisi costituzionale ...
“Approvare una mozione di censura del presidente è un modo di porlo di fronte alla sue responsabilità ... di esprimere disapprovazione nel modo più serio, prima di arrivare all'impeachment. ...”
La mozione di censura ha provocato l'ira del vice presidente Dick Cheney, il quale ha dichiarato: “Alcuni democratici del Congresso hanno deciso che il presidente è il nemico. Il popolo americano ha già deciso. E' d'accordo con il presidente”. Il capogruppo repubblicano alla Camera Frist ha parlato di sceneggiata, ma Arlen Specter, repubblicano che presiede la Commissione Intelligence del Senato, ha espresso il suo accordo “con diversi aspetti ... della risoluzione”, come il fatto, ricordato da Feingold, che si tratta di “una questione che per statuto esige che tutti i membri della Commissione ne siano messi al corrente”.
La mozione è stata presentata all'esame della Commissione Giustizia. Molti democratici non sono riusciti a nascondere l'imbarazzo e hanno preferito defilarsi, come ha spiegato lo stesso Feingold: “I democratici sono in fuga e si nascondono ... c'è molta gente in America che ha paura del proprio governo”.
L'iniziativa di Feingold ha riscosso il sostegno aperto del sen. Tom Harkin, che ha subito sottoscritto la mozione, e dei senatori Patrick Leahy e Henry Waxman.

 

Un nuovo comitato bipartitico per “fare il punto” sulla politica irachena

     
Conferenza stampa dell'on. Frank Wolf per annunciare la costituzione dll'Iraq Study Group. Da sin: sen. Christopher Bond, sen. John Warner, on. Tom Davis, on. Christopher Shays, l'ex segretario di stato James A. Baker III, on. Lee Hamilton
Sono almeno una quarantina i parlamentari repubblicani e democratici che hanno voluto la costituzione di un comitato congiunto per riesaminare “ex novo” la situazione in Iraq. Promotore ufficiale dell'iniziativa è il parlamentare repubblicano Frank Wolf. La costituzione del nuovo organismo, chiamato Iraq Study Group (ISG), è stata annunciata il 16 marzo a Capitol Hill. All'avvenimento hanno parlato personalità di spicco: Richard Solomon, presidente dell'U.S. Institute of Peace (USIP); il sen. John Warner, presidente della Commissione Armamenti; il sen. Joe Biden, commissione Esteri; l'on. Frank Wolf; l'ex ministro del Tesoro ed ex segretario di Stato James Baker III e l'ex parlamentare Lee Hamilton, attualmente co-presidente della Commissione sull'11 settembre. L'importanza dell'avvenimento è stata sottolineata dalla presenza in sala di molti parlamentari.
L'ISG sarà pariteticamente presieduto da James Baker III e Lee Hamilton. Vi entrano a far parte l'ex senatore Chuck Robb, l'ex consigliere di Clinton Vernon Jordan, l'ex direttore CIA Robert Gates, l'ex ministro della Difesa William J. Perry e l'ex sen. Alan Simpson.
Sebbene non sia un organismo parlamentare, all'ISG è stata accordata la possibilità di accedere alle documentazioni necessarie, di poter intervistare persone e disporre di un bilancio di 1,3 milioni di dollari. Il gruppo si avvale inoltre di un consiglio militare di generali a quattro stelle e di diversi specialisti in divisa. Ad assisterlo si sono inoltre impegnati organismi come l'US Institute of Peace (USIP) e il Center for Strategic and International Studies (CSIS).
Ci sono buoni motivi per credere che sia un'iniziativa “molto istituzionale” e che stia facendo tremare Cheney e Rumsfeld.


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