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Il nucleare e l’acqua:
una inquadratura strategica

La rivista francese FUSION ha inviato a Lyndon LaRouche una serie di domande che vanno dal tema delle risorse, in particolare l'acqua, al problema dell'ideologia ambientalista imperante da circa trent'anni. Riaffermando la centralità dello sviluppo del nucleare, lo statista americano ne ha inquadrato anche l'importanza strategica.


di Lyndon LaRouche

Considerate le dimensioni raggiunte dalla popolazione mondiale, a cui occorre aggiungere le aspirazioni di miliardi di poveri, come quelli che vivono in India e Cina, dei governi responsabili dovrebbero rendersi conto che è arrivato il momento in cui ai costi di produzioni e consumo occorre aggiungere anche i costi di sostituzione o ricostituzione delle risorse della biosfera. In alcuni casi, come quello della scarsità dell'acqua fossile disponibile per il consumo, è già stato superato il punto in cui questo fattore di costo dovrebbe essere tenuto in conto dai governi in ogni parte del mondo.

Questo non significa che si stanno esaurendo le risorse minerali e simili nella biosfera. Gli oceani infatti contengono i più grandi quantitativi dei minerali utili. I costi però, misurati come percentuale della produzione e consumo procapite dell'uomo, tendono ad aumentare sempre più rapidamente, se non si fa ricorso alle soluzioni individuate dalla scienza per far fronte a questa sfida sempre più pressante. Come risultato, i costi fisici delle cosiddette materie prime tendono ad aumentare, pro capite e per chilometro quadrato, e questo talvolta molto rapidamente.

Da questa situazione emergono due sfide, diverse ma strettamente collegate tra loro. Primo, questo significa che occorre una rapida accelerazione del progresso tecnologico in maniera tale che costi relativi delle materie prime non finiscano per aumentare in rapporto al reddito procapite. Occorre dunque porre fine drasticamente alla mortale svolta “verde” degli ultimi decenni, abbandonando la cosiddetta “economia dei servizi”, per tornare ad una occupazione produttiva nei settori della produzione che fanno maggiormente leva sulla scienza. Secondo, non basta semplicemente aumentare la produttività fisica procapite della forza lavoro, ma occorre farlo premendo sull'acceleratore dell'innovazione tecnologica, come la fissione e la fusione nucleare, quale precondizione per consolidare i livelli tecnologici qualitativamente nuovi che occorrono per affrontare la sfida della diminuzione delle risorse naturali relativamente a portata di mano.

Ad esempio, nella questione della cosiddetta “acqua fossile” [l'acqua di falde idriche costituitesi in periodi geologici remoti che non è rinnovabile come quella di origine piovana - ndr] che tende ad assottigliarsi, la sfida consiste nel riuscire a far entare in funzione in maniera sempre più rapida reattori nucleari ad alta temperatura e raffreddati a gas, con una potenza tra i 120 e i 200 megawatts, e altri reattori da 800 e più megawatts. I primi dovrebbero essere prevalentemente adibiti alla dissalazione e filtraggio dell'acqua. La seconda categoria dovrebbe essere adibita alla produzione di carburanti a base di idrogeno. Queste sono sfide urgenti.
Sul lungo periodo, occorre sin da subito una nuova impostazione politica dei governi affinché gli studi iniziati dai due pionieri della chimica D.I Mendeleyev e V.I. Vernadsky siano approfonditi e ampliati. Questa branca fu tempo addietro esplorata dai miei collaboratori della Fusion Energy Foundation e dal professore di chimica-fisica nucleare Robert Moon.

Veterano del progetto Manhattan, il prof. Moon aveva ripreso la sua precedente polemica contro la dubbia dottrina dei “numeri magici” nella chimica-fisica, forte delle nozioni attinenti ai principi della quantizzazione dello spazio fisico, le cui origini risalgono all'opera dei pitagorici sulle sferiche. Questa riattivazione avvenne alla fine degli anni Ottanta, nel contesto delle mie iniziative a favore di una fisica che fosse libera dal mito di Newton, in modo che si potessero compiere nuovi sforzi concentrati per riesaminare le effettive implicazioni delle scoperte di Giovanni Keplero.
La scomparsa del prof. Moon e le operazioni politiche contro di me ed i mei collaboratori da parte di quelle forze che combatterono l'offerta del presidente Ronald Reagan, avanzata nel 1983 al governo sovietico, di adottare l'alternativa rappresentata dalla Iniziativa di Difesa Strategica, relegò questo progetto scientifico sullo scaffale. Il recente progresso del programma educativo del Movimento Giovanile di LaRouche nel padroneggiare i rudimenti della geometria fisica anti euclidea è diretto a sviluppare le ampie fondamenta culturali che occorrono per creare il clima necessario al lavoro scientifico all'altezza dell'impresa rappresentata dalla sfida delle risorse che si stanno assottigliando.

L'opposizione ideologica al progresso scientifico, su tutti i fronti importanti, proviene principalmente da una corrente generalmente chiamata “i malthusiani” o “i verdi”. Quest'opposizione si può meglio descrivere come un revival moderno dell'antico culto di Dioniso. Occorre anche riconoscerla nella figura dello Zeus Olimpico della seconda parte della trilogia di Eschilo, il “Prometeo incatenato”. Zeus sottopone Prometeo alla tortura eterna perché ha portato il fuoco agli uomini mortali.
Per meglio comprendere questa moderna follia malthusiana occorre tener presente il lungo succedersi degli imperialismi nella storia della civiltà europea. All'epoca di Platone la diffusione della conoscenza e del progresso scientifico era ostacolata dal “principio oligarchico”, in una situazione in cui un'oligarchia al potere gestiva un ampio impero composto di diverse popolazioni assoggettate, trattate in pratica come “bestiame umano”. Originariamente quest'idea del principio oligarchico era noto come un prodotto della Mesopotamia, qualcosa che l'apostolo Giovanni identificò come “la meretrice di Babilonia”. Una serie di imperi emerse dal tentativo di spartire l'intera Eurasia, dall'Atlantico al Pacifico, in due imperi, quello orientale, approssimativamente ad Est dei fiumi Eufrate e Halys, attraverso l'Asia, e l'altro attorno al Mediterraneo. Questo schema era noto come Modello Persiano, o più generalmente Modello Oligarchico.
Dalla fine della Seconda Guerra Punica e con la scomparsa di Archimede di Siracusa e di Eratostene di Alessandria, l'Europa è stata dominata per la maggior parte da uno o l'altro impero. Prima ci fu l'impero romano, fondato sul modello sociale oligarchico prodotto dal culto di Apollo a Delfi. Questo fu suddiviso in due parti, quello occidentale con Roma capitale e quello orientale di Bisanzio. Il declino dell'Impero Orientale portò all'affermazione dell'alleanza imperiale tra l'oligarchia finanziaria veneziana, una potenza marinara, e la cavalleria normanna: questo produsse il sistema delle crociate che dominò l'Europa fino al tracollo del sistema che avvenne nella nuova epoca buia del XIV secolo.

Il declino della potenza marinara veneziana coincise con il trasferimento della potenza finanziaria oligarchica dalla laguna all'Olanda e all'Inghilerra. Questo produsse la potenza virtualmente imperiale della Compagnia delle Indie Orientali britannica, definita nei termini del Trattato di Parigi del 1763, a seguito della Guerra dei Sette anni che Londra riuscì a istigare nell'Europa continentale. L'aspetto saliente di quel trattato consiste nel compito assegnato da lord Shelburne al suo lacchè Adam Smith di andare a spiare in Francia per mettere a punto la distruzione delle economie nelle colonie inglesi dell'America settentrionale, e dell'economia della Francia. Da allora, con la breve parentisi rappresentata dalla cooperazione di Charles de Gaulle con il cancelliere tedesco Konrad Adenauer, l'Europa è stata dominata di fatto dall'impero britannico, un impero del liberismo finanziario anglo-olandese sul modello del cosiddetto imperialismo ultramontano a cui Venezia fece ricorso nei secoli delle Crociate e di cui è la continuazione.

L'impero britannico di fatto, fino ad oggi è stato dominato da ciò che solitamente viene chiamata “geopolitica”: il tentativo di soggiogare il continente Eurasia dal mare. Questo sforzo prese forma in particolare sotto il principe di Galles, poi Edoardo VII, come reazione all'influenza che la vittoria degli USA del presidente Lincoln contro la Confederazione controllata da lord Palmerston stava diffondendo in Eurasia. Lo sprigionamento del potenziale economico degli USA, come potenza agro-industriale transcontinentale, ed in particolare la diffusione dello sviluppo reso possibile dai sistemi ferroviari transcontinentali, minacciava il rovesciamento della potenza imperiale marittima superata dalla potenza economica agro-industriale della massa territoriale interna del continente.

Le due guerre combattute sul continente eurasiatico, e nell'Atlantico e nel Pacifico, sono il risultato del tentativo dell'imperialismo neo-ultramontano liberista anglo-olandese di distruggere dall'interno le economie e le sovranità delle nazioni in Africa, Asia, Europa Continentale e nelle Americhe. L'obiettivo di questa guerra sovversiva è la moderna economia nazionale sovrana agro-industriale che fa affidamento sulla scienza. L'obiettivo è stabilire un dominio imperiale di blocchi dell'oligarchia finanziaria, un impero chiamato “globalizzazione”. I cosiddetti “ambientalisti” sono solo degli zombie lavati nel cervello, che indossino o meno il cappello frigio, rappresentano un culto radicale come quello dei flagellanti ed è stato creato dagli eredi di scellerati come H.G. Wells, Aleister Crowley e Bertrand Russell, l'architetto della prima “guerra nucleare preventiva” concepita per fondare un “governo mondiale”.

I cambiamenti della politica mondiale che ho qui proposto sono indispensabili. Gli stati nazionali sovrani ne debbono essere i primi fautori con la creazione del credito con cui finanziare la formazione di capitale a lungo termine che è necessaria nel complesso del programma. Il cosiddetto “settore privato” se ne avvantaggerà grazie al ruolo di appaltatore del settore pubblico che potrà assolvere, e sviluppando imprese capaci di riempire le nicchie che si creano nel complesso dell'economia.


Per approfondire:

«World's Water Wells Are Drying Up!» by Professor Lance Endersbee AO


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