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La squadra economica di Clinton vara il Progetto Hamilton

Alcuni economisti appartenuti all'amministrazione Clinton, tra cui l'ex segretario al Tesoro Robert Rubin, hanno annunciato il 5 aprile il Progetto Hamilton, un tentativo di stabilire nuovi indirizzi economici fondati sui principi di Alexander Hamilton (1755-1804), il primo segretario al Tesoro della storia degli Stati Uniti. Il Financial Times ha dedicato all'avvenimento un articolo e un commento con una grande foto di Rubin. Anche la Associated Press ha dedicato un dispaccio a questo avvenimento, la cui registrazione è disponibile sul sito www.hamiltonproject.org. Altri esponenti del progetto sono Roger Altman, Laura d'Andrea Tyson, Alan Blinder e il dirigente del Brooking Institution Peter Orszag. In un documento generale intitolato “Una strategia economica per migliorare le opportunità, la prosperità e la crescita” si sottolinea il ruolo che compete al governo nel finanziare le infrastrutture, l'istruzione e la ricerca e sviluppo.

Annunciando il progetto al Brooking Institution, Robert Rubin ha detto che il gruppo si ripromette un programma “diametricalmente opposto al regime politico attuale”. Riferendosi alla politica economica seguita dall'amministrazione Bush, Rubin ha detto: “È sulla falsa strada su tutti i fronti ... occorre affrontare gli squilibri fiscali, i benefici, la diminuzione dei versamenti pensionistici, l'aumento del debito e il deficit dei conti correnti. Nessun altro paese sviluppato al mondo ha una tale combinazione di squilibri”. Rubin ha sottolineato che il Progetto Hamilton cercherà di fare appello anche ai repubblicani moderati affinché l'iniziativa assuma una dimensione a tutti gli effetti bipartitica.

In un documento strategico della nuova formazione si legge: “Il progetto si rifà ad Alexander Hamilton, il primo segretario del Tesoro, che gettò le basi della moderna economia americana. Un emigrante, nato in povertà, autodidatta nei primi anni di studio, Hamilton è il simbolo dei valori tradizionali dell'America verso il progresso e le migliori opportunità, che motiva l'opera del Progetto. Egli promosse i mercati del capitale nel paese, incoraggiò il commercio e si batté per una politica fiscale sana. I principi che ispirano il Progetto sono coerenti con la convinzione profonda di Hamilton, secondo cui offrire maggiori possibilità di miglioramento avrebbe animato l'economia americana, motivando la gente ad impegnarsi fino in fondo. Egli riconobbe inoltre non soltanto la capacità sostanziale del mercato di produrre ricchezza economica, ma anche la necessità di 'aiuti ed incoraggiamenti prudenti da parte del governo' per promuovere e guidare le forze di mercato. Hamilton fu il primo architetto della prosperità americana ed è il simbolo migliore per ciò che intendiamo oggi realizzare”.
Ricordiamo che Hamilton fu il fondatore della Banca Nazionale, entità concettualmente opposta alla Banca Centrale, e con il suo “Rapporto sulle manifatture” pose l'industrializzazione e l'innovazione tecnologica alla base del primo boom economico americano.

Il contributo di Hollings al revival hamiltoniano

L'ex senatore Ernst Hollings ha contribuito al revival hamiltoniano con un commento apparso il 30 marzo sull'American Prospect Online. Il parlamentare ha rappresentato la North Carolina per 38 anni, fino al 2004, battendosi spesso a favore delle infrastrutture pubbliche. Hollings ha esordito con un riferimento alla vicenda della Dubai Ports, da cui la gente dovrebbe trarre una lezione: “Alla sicurezza il governo non ci ha pensato affatto, credendo piuttosto che ciò che è buono per i transnazionali, per la globalizzazione, sia un bene anche per il paese”.

L'America è stata costruita con il protezionismo, ha spiegato Hollings. Alexander Hamilton iniziò una “guerra commerciale” contro la Gran Bretagna: “La prima legge approvata dal Congresso il 4 luglio 1789 fu il sigillo degli Stati Uniti. La seconda fu una tariffa del 50% su molte merci”. Ma oggi, dalla grande produttrice che era all'inizio del 20° secolo, la nazione “sta per chiudere”. Quando i presidenti Carter, Reagan e Bush-41 posero il veto alle leggi protezionistiche, “l'America degli affari capì che gli standard di vita e di produzione non erano più protetti e si diresse offshore”. Hollings critica il sostegno dato da Clinton al trattato liberista NAFTA: “Il Partito Democratico ha abbandonato i lavoratori per l'America degli affaristi”, e se la prende in particolare con il centro studi Democratic Leadership Council.
Mentre quasi tutto è stato delocalizzato, “negli ultimi cinque anni il debito nazionale è cresciuto di 2500 miliardi di dollari. A finanziare questo debito sono stati soprattutto gli stranieri. Adesso, con questi dollari, gli stranieri mirano ad acquistare la produzione degli Stati Uniti. 8600 imprese americane, per un valore di 1300 miliardi, sono finite sotto il controllo straniero negli ultimi dieci anni”.
Invece di essere le imprese a dare la caccia ai politici affinché proteggano la produzione USA, “le grandi banche, la Business Round Table, la Conference Board, la NAM” vogliono proteggere la loro produzione in Cina e in India. Queste entità “sono una 'quinta colonna' nella 'guerra commerciale' di oggi mentre presidente e congresso sono latitanti” afferma Hollings.

“Il governo dovrà proteggere l'economia. Purtroppo, sia il partito repubblicano che quello democratico nel Congresso hanno ingaggiato una corsa ai contributi elettorali. La 'quinta colonna' ha i soldi”, si è rammaricato Hollings.
Secondo l'ex parlamentare è necessario che il governo intervenga per porre fine all'emorragia di posti di lavoro. Gli sgravi fiscali e i premi per la produzione all'estero debbono finire ed i paradisi fiscali off-shore debbono essere chiusi. Hollings ha proposto la nomina di un assistente speciale dell'Attorney General che sovrintenda agli accordi commerciali. La politica commerciale dev'essere definita nel Dipartimento del Commercio e gli Stati Uniti debbono uscire dal WTO. Gli USA debbono investire di più nella scienza e nell'ingegneria.


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