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Esplodono i tassi d'inflazione delle materie prime

Nel settembre del 2005 Lyndon Larouche pubblicò uno studio sull'onda iperinflazionistica che si stava incubando nell'economia reale a partire dalle materie prime; oggi abbiamo chiari segnali che quell'onda è già montata.

“C'è un muro di denaro da investimenti che si sta muovendo verso il mercato delle merci”, ha detto il 12 aprile John Reade, analista della UBS. “Stimiamo che qualcosa come 100 miliardi di dollari siano stati investiti attraverso l'indice Goldman Sachs, l'indice Dow Jones/AIG e prodotti che seguono quegli indici di materie prime, alla fine del 2005”, ha continuato Reade.

Questi capitali sono impiegati in fondi che investono nei cosiddetti “indici passivi”, ovvero quelli che simulano l'andamento degli indici delle materie prime. Tuttavia ci sono anche centinaia di miliardi di dollari investiti nei cosiddetti “fondi attivi”, i quali, quando assumono posizioni lunghe (ovvero scommettono al rialzo), forzano gli indici verso l'alto. Il totale di tutti gli investimenti in materie prime potrebbe ammontare a 250 miliardi di dollari o più; inoltre questi capitali sono affiancati da considerevoli investimenti a debito.

La caratteristica dei prezzi delle commodities che spicca negli ultimi tempi è un aumento nel tasso di aumento. Alcuni esempi: tra il 31 marzo 2003 e il 30 dicembre 2005 (l'ultimo giorno di contrattazione dell'anno scorso), il prezzo del palladio è salito da 170 a 257 dollari l'oncia. Per l'intero periodo di 33 mesi il tasso di crescita del prezzo è stato del 51,1%; la proiezione su base annua del tasso di crescita è quindi del 18,6%. Ma dall'inizio del 2006, il prezzo del palladio ha fatto un balzo da 257 a 348 dollari l'oncia (dato del 12 aprile), un tasso che su base annua è del 132%.

Tra il 31 marzo 2003 e il 30 dicembre 2005, il prezzo dell'alluminio ha subito un rialzo al tasso del 13% su base annua; per il 2006, l'aumento è del 72% (sempre su base annua, altrimenti le grandezze non sarebbero confrontabili).

Lo zinco, tra il 31 marzo 2005 e il 30 dicembre dello stesso anno, è aumentato del 55% su base annua; per il 2006 siamo al 220% (!).

Questo processo, che ricalca la Germania della Repubblica di Weimar, è esattamente quanto previsto da Lyndon Larouche lo scorso settembre.

Tuttavia, i banchieri hanno costruito un tale sistema basato sulla speculazione, che qualunque cosa facciano per salvare una bolla, ne farà esplodere un'altra. Le banche centrali possono tentare di rompere la spirale dei prezzi delle materie prime attraverso “metodi tradizionali da banchieri centrali”, ovvero, innalzando i tassi di interesse. Tuttavia, la bolla immobiliare USA si sta già contraendo, pesantemente colpita dalla salita dei tassi dei mutui avvenuta negli ultimi nove mesi. Un aumento nei tassi di interesse nell'ordine di 1 o 2 punti percentuali pungerebbe la bolla immobiliare americana, che, comprendendo i derivati delle agenzie Fannie Mae e Freddie Mac, ammonta a 15.000 miliardi di dollari.


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