Movimento Solidarietà
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UNA POLITICA ROOSEVELTIANA
PER IL GOVERNO PRODI
Il nuovo governo italiano nasce in un momento storico di grandi cambiamenti, non soltanto in Italia ma in tutto il mondo. Negli Stati Uniti cresce il malcontento nella popolazione e soprattutto nelle istituzioni, incluse quelle militari, nei confronti della politica di guerra permanente. L'amministrazione Bush-Cheney ha fallito sia in Iraq che in Afghanistan, e in Iran rischia di scatenare un conflitto mondiale giacché i piani del Pentagono prevedono il ricorso alle mini-nukes, mini testate nucleari. Ecco perché è in corso la rivolta dei generali contro il ministro della Difesa Rumsfeld, ecco perché da più parti nel Partito Democratico americano, e perfino in alcuni ambienti di quello repubblicano, si chiede l'impeachment, ovvero l'estromissione del vicepresidente Cheney, il padrino di Halliburton. Ma ancor più delle menzogne sulle armi di distruzione di massa in Iraq, è la crisi economica a determinare il crollo di popolarità di Bush. Secondo l'economista e leader democratico americano Lyndon LaRouche se gli Stati Uniti, l'Europa, la Russia e i paesi in via di sviluppo non daranno vita al più presto ad un nuovo sistema finanziario, che metta fine alla bolla speculativa, vera causa dei continui aumenti del prezzo del petrolio, e rilanci invece l'economia reale il sistema finanziario mondiale potrebbe raggiungere la fase di collasso non più tardi del settembre 2006 e forse anche prima.
Al Congresso USA, tra i sindacati, in vari stati americani colpiti dalla crisi dell'auto, è in discussione una proposta di LaRouche per riconvertire la produzione della Ford e della General Motors, la cui chiusura avrebbe drammatiche ripercussioni anche nel nostro paese. La proposta si rifà alla politica di Roosevelt, che con la sua Tennessee Valley Authority fece uscire gli Stati Uniti dalla Grande Depressione affidando allo Stato il compito di promuovere e finanziare grandi progetti infrastrutturali e di sconfiggere la povertà, incurante degli interessi finanziari a cui avrebbe dato fastidio. Grazie alla mobilitazione del LYM (LaRouche Youth Movement, il movimento giovanile di LaRouche) in tutti gli Stati Uniti, nel Partito Democratico USA si torna a parlare di Roosevelt, ed è sorto un Progetto Hamilton, su iniziativa dell'ex ministro del Tesoro di Clinton, Robert Rubin, che ricorda all'America come divenne una potenza economica grazie alla politica del credito produttivo realizzata dal ministro del Tesoro di George Washington, Alexander Hamilton. Ma l'esempio di Roosevelt non è di ispirazione soltanto negli Stati Uniti. Il 10 maggio, nel suo discorso sullo stato della Federazione al Parlamento, il Presidente russo Putin ha fatto esplicito riferimento a Roosevelt, annunciando una politica economica che rispecchi gli interessi sovrani della Russia, anche se non dovesse piacere ai mercati finanziari o agli interessi del petrolio.
Anche in Europa cresce la preoccupazione per la crisi economica e per la guerra, e si diffonde l'interesse per una politica rooseveltiana che ponga fine alla camicia di forza di Maastricht, e che recuperi la sovranità nazionale nel credito. Una mozione approvata alla Camera dei Deputati nell'aprile 2005, su iniziativa dell'on. Mario Lettieri (Margherita), impegna il governo ad attivarsi nelle competenti sedi internazionali per costruire una nuova architettura finanziaria finalizzata ad evitare futuri crac finanziari ed il ripetersi di bolle speculative e quindi orientata al precipuo obiettivo di sostenere l'economia reale e a intraprendere tutte le iniziative necessarie per arrivare al più presto, insieme alle altre nazioni, alla convocazione di una conferenza internazionale a livello di capi di stato e di governo simile a quella tenutasi a Bretton Woods nel 1944 per definire globalmente un nuovo e più giusto sistema monetario e finanziario.
Il nascente governo Prodi dovrà affrontare una decisione importante: dare ascolto al mandato dei suoi elettori, che chiedono a viva voce il ritiro dall'Iraq ed una politica di pace, sviluppo economico ed occupazione per i giovani, oppure assecondare i mercati finanziari e il Fondo Monetario Internazionale che chiedono ulteriori tagli al bilancio e ancor maggiore apertura alla speculazione finanziaria. Anche in politica estera non sono mancate le pressioni indebite, ad esempio quelle del neoconservatore americano Michael Ledeen, che sulle pagine del Wall Street Journal intima al governo italiano la scelta di un Ministro degli Esteri gradito ai neocon di Washington. Il modo migliore per rispondere a queste pressioni, è forse quello di ricordare che la vera America non è quella di Bush, Cheney e delle banche di Wall Street. La vera America è quella di LaRouche, del Progetto Hamilton, quella di Amelia Boynton Robinson, l'eroina del movimento per i diritti civili di Martin Luther King, l'America che lotta per il Bene Comune dettato dalla Costituzione. Dobbiamo costruire un'alleanza tra questa vera America e l'Italia che vuole tornare a lavorare, a produrre ed assolvere al suo compito naturale di ponte per lo sviluppo del Mediterraneo e per il dialogo tra le culture.