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La rete dei Savoia

28 giugno 2006 – Già nel passato, quando fu coinvolto nell'inchiesta sul traffico internazionale di armi del giudice Mastelloni a Venezia, poi passata al giudice Palermo di Trento, Vittorio Emanuele di Savoia era emerso come un personaggio squallido, la cui piccolezza emergeva anche dal tipo di ruolo svolto nelle attività illecite di cui era accusato. Bisogna dire che in trent'anni, il principe non è cresciuto, anzi. Ma aldilà degli aspetti particolari dell'inchiesta di Potenza, e aldilà di possibili letture politiche interne della vicenda (arresto a ridosso del referendum costituzionale), occorre fare presente che il principe Savoia e suo figlio Emanuele Filiberto non sono affatto due figure folcloristiche, ma molto probabilmente ricoprono un ruolo nell'ambito di un progetto politico che non è solo italiano. Emanuele Filiberto, infatti (anche lui coinvolto nell'inchiesta), ha fondato un suo movimento politico in preparazione ad una probabile discesa in campo personale. Nel frattempo, ha eletto un paio di parlamentari nelle liste del partitino di Rotondi. Il movimento di Emanuele Filiberto si chiama “Valori e Futuro”, ed ha sede a Venezia. Con riferimento alla professione del principino, viene da ironizzare sul nome del movimento; Emanuele Filiberto fa infatti lo speculatore, presso la banca d'affari italo-svizzera Albertini-Syz, ed è specializzato in “strumenti innovativi”, quelli, cioè, che moltiplicano la già ipertrofica piramide finanziaria a scapito dell'economia reale. Emanuele Filiberto si vanta di aver inventato i “fondi di hedge funds”, quei titoli, cioè, che permettono l'ebbrezza delle puntate ad alte vincite anche ai “poveracci” che hanno solo poche decine di migliaia di euro. “Valori” degli azionisti, dunque, e “futuro” in senso di “futures”?

Non dimentichiamo che Vittorio Emanuele era membro della P2, e che quindi era espressione di un mondo che ha congiurato contro la Repubblica. Ricordiamo anche che il presidente del Centro Mondiale Commerciale, filiale italiana della famigerata Permindex coinvolta nell'assassinio di Kennedy, era Carlo d'Amelio, il legale di casa Savoia. Ricordiamo che solo molto tardivamente il principe riconobbe lo stato italiano, magari facendo gli scongiuri dietro la schiena. E' quindi da ritenere che uno scenario futuro in cui la dinastia Savoia si preparasse a scendere direttamente in politica non sia affatto un'idea peregrina. E' già avvenuto in Bulgaria, dove il cugino di Vittorio Emanuele, Simeone di Sax-Coburgo Gotha, è stato Primo ministro e ora, dopo aver perso le elezioni, si prepara ad un “comeback”. Ed è proprio Simeone che Vittorio Emanuele avrebbe finanziato (o corrotto) secondo l'inchiesta di Potenza, che in Bulgaria ha riempito le prime pagine dei giornali.

Che quindi Savoia senior e Savoia junior siano pedine tuttora attive di una rete di cui la P2 è stata storica espressione, e che faccia capo ad ambienti della finanza sinarchista internazionale, è molto credibile. D'altronde non si spiegherebbe come, nonostante tutti gli scandali e le cadute d'immagine, il principe sia rimasto capo di casa Savoia a dispetto della fronda organizzata dal suo rivale di sempre, il più serio Amedeo d'Aosta. Ma forse non abbiamo ancora visto la puntata successiva.


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