Movimento Internazionale per i diritti civili – Solidarietà

 

 

Congiuntura economica: Raffreddamento o crippaggio?

24 luglio 2006 – L'insolita contrazione dei prezzi delle commodities e del valore del dollaro a metà luglio è stata in parte attribuita dai mezzi d'informazione finanziari ad una nuova preoccupazione: la minaccia di un rallentamento globale dell'economia, in particolare negli USA, ma, probabilmente, anche in Cina.
I prezzi del rame, ad esempio, hanno perso il 10,5% nella settimana conclusasi il 21 luglio, in quella che è la perdita maggiore degli ultimi due anni. Anche altri metalli hanno registrato un forte calo del prezzo. Il 21 luglio l'oro ha perso 12 dollari al New York Mercantile Exchange.
Il tema del “raffreddamento” dell'economia, come lo si vuol presentare, è stato l'argomento toccato dall'OCSE nella Rassegna Economica sul Giappone pubblicata il 20 luglio, in cui si raccomanda alla Banca del Giappone di non aumentare i tassi d'interesse. Il rapporto nota come gli “shock esterni” possano facilmente sospingere l'economia giapponese in una rinnovata tornata deflativa. Shock del genere, afferma l'OCSE, possono essere provocati da un'altra impennata dei prezzi petroliferi o da “un drastico rallentamento dei partner commerciali del Giappone”, e cioè in particolare la Cina e gli USA. Il giorno successivo il segretario generale dell'OCSE Angel Gurria ha detto in una conferenza stampa a Tokyo che l'economia globale va incontro ad una triplice minaccia: prezzi petroliferi, blocco dei negoziati del commercio mondiale e un'improvvisa svalutazione del dollaro dovuta ad un improvviso aggravamento degli squilibri dei conti correnti.
Nell'audizione al Congresso USA del 20 luglio, il presidente della Federal Reserve Ben Bernanke ha parlato di “moderazione della crescita economica” in America, dovuta al fatto che il mercato immobiliare e la spesa al consumo stanno rallentando. L'economia USA si trova ora “in un periodo di transizione” ha detto Bernanke, che ha notato come finora il rallentamento del mercato immobiliare sia stato “ordinato”, affrettandosi ad aggiungere che i banchieri centrali seguono questi sviluppi “molto attentamente”.
Dal canto suo, il governo della Cina ha annunciato il 18 luglio che gli investimenti nel settore immobiliare ed altrove, in parte alimentati dai grandi afflussi di capitali, sono “insostenibili” e stanno provocando ovunque un aumento dell'inflazione. Il 21 luglio la banca centrale cinese ha deciso di aumentare dall'8 all'8,5% la riserva obbligatoria delle banche, per limitare l'emissione di credito.
Sebbene i timori di una stretta dell'attività economica fisica siano ben fondati, l'elemento centrale da affrontare nella questione del “raffreddamento” dell'economia non è stato ancora posto sul tavolo. Il problema negli USA non è il rallentamento del mercato immobiliare, e di conseguenza di qualche altra voce che va a comporre il prodotto interno lordo USA. Piuttosto il problema è che l'intera economia USA e gran parte di quella mondiale poggiano su una grande bolla finanziaria che è stata alimentata dai crediti ipotecari e dai derivati. Questa bolla non può essere “raffreddata”, può solo scoppiare. E vi sono indizi che questo non tarderà molto.

Anche la Bundesbank si preoccupa dei derivati OTC

La banca centrale tedesca (Bundesbank) ha dedicato un capitolo del suo rapporto mensile di luglio ai “derivati finanziari e alle sue ripercussioni sui mercati sottostanti”. Il rapporto fa notare come i derivati finanziari compongano il settore a maggiore crescita in tutto il sistema finanziario.
Le operazioni più importanti si svolgono nella EUREX svizzero-tedesca, nella British International Financial Futures Exchange (Liffe), nel Chicago Board of Trade (CBoT) e nel Chicago Mercantile Exchange (CME). La maggior parte dei derivati però vengono trattati al di fuori di queste borse; si tratta degli OTC (“over-the-counter”), ovvero operazioni stipulate direttamente, senza figurare nei listini di borsa. Secondo le stime della Banca per i Regolamenti Internazionali (BRI), il valore nominale degli OTC in essere è triplicato, passando dai 95 ai 285 mila miliardi di dollari, tra il 2000 e il 2005, nota la Bundesbank.
I derivati finanziari sono sostanzialmente scommesse, “sottoforma di swaps, future o option”, sul valore futuro di un qualche valore sottostante, come azioni, commodities o monete. A preoccupare la Bundesbank, e questa è la parte più interessante del rapporto, sono le ripercussioni delle scommesse sui valori sottostanti. Negli ultimi anni, continua il rapporto, dei cambiamenti improvvisi si sono verificati prima nei mercati dei derivati, con un netto anticipo rispetto ai mercati normali. Un'altra interconnessione molto importante tra i mercati tradizionali e quelli dei derivati che essi supportano avviene nella forma di “strategie di hedging”, operazioni di copertura molto complesse articolate dagli investitori agendo simultaneamente sui derivati e sugli assets sottostanti.
L'interazione potenzialmente destabilizzatrice tra derivati e mercati tradizionali, ed il volume enorme dei contratti derivati, pongono “un rischio all'intero sistema finanziario”, nota la Bundesbank. Per minimizzare tali rischi occorre introdurre misure come “robuste strutture di mercato” e la sospensione temporanea delle contrattazioni. Questo potrebbe non bastare, soggiunge la Bundesbank. Qualsiasi regolamentazione aggiuntiva dei derivati registrati in borsa condurrebbe ad un esodo verso il settore OTC. Pertanto occorrerà prendere in considerazione una regolamentazione internazionale dei derivati OTC, conclude la Bundesbank.


[inizio pagina]

MoviSol.org

Movimento Internazionale per i diritti civili – Solidarietà

Newsletter

Il CD di Solidarietà

© Copyright

MoviSol.org

Movimento Internazionale per i diritti civili – Solidarietà