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I sinarchisti e Israele

31 luglio 2006 – Il fondatore dell'EIR Lyndon LaRouche ha nuovamente affrontato il tema della guerra in Libano in una intervista radiofonica del 27 luglio, al “Jack Stockwell Show”. Israele, ha spiegato lo statista americano, “si è impegnato in questa guerra così stupidamente come gli Stati Uniti in Iraq, ed ha tutto da perdere. Si tratta di una missione potenzialmente suicida, decisa da alcuni pazzi in Israele sotto pressioni esterne. Non mi riferisco soltanto al nostro Vicepresidente Dick Cheney, che è stato un elemento importante in questo gioco, ma anche a forze internazionali più in alto, ambienti bancari a cui fa riferimento Felix Rohatyn qui negli USA. Si tratta dunque di un raggruppamento bancario internazionale, impegnato nel gioco della globalizzazione, ad orchestrare davvero tutto … Non è più un problema mediorientale: è un problema globale”.
I veri architetti della guerra in Medio Oriente sono ambienti finanziari della sinarchia internazionale rappresentati da George P. Shultz e Felix Rohatyn. In Israele fanno affidamento soprattutto sull'ex primo ministro e ora leader del partito Likud Benjamin Netanyahu, ma anche sugli ex premier laburisti Ehud Barak e Shimon Peres, che, come Netanyahu, hanno sottoposto il loro paese a politiche radicalmente liberiste. Non sorprende dunque di scoprire come essi abbiano collegamenti economici e politici diretti con questi ambienti finanziari internazionali.
Come documentato dall'EIR, Netanyahu è da tempo uno strumento di George Shultz, ma gode anche dei sostegni di Rohatyn, con il quale s'incontrò dopo aver vinto le elezioni del maggio 1996 in Israele. L'11 luglio 1996 Netanyahu rivolse un discorso a 200 finanzieri di Wall Street convenuti ad una colazione di lavoro alla borsa di New York. Netanyahu disse di essere determinato a privatizzare “quasi tutte” le imprese ed i servizi del settore pubblico, e promise ai presenti: “Voi farete soldi in Israele”. Rohatyn gli donò il suo pieno appoggio quando disse alla stampa che Natanyahu “ha persuaso un sacco di gente … Mi pare che faccia proprio colpo”.
Nell'ottobre 2000, nel periodo successivo alla famosa passeggiatina sul Monte del Tempio/Al Haram Al Sharif con cui Sharon innescò l'Intifada, Barak ebbe dei colloqui segreti a Parigi con il presidente dell'OLP Yasser Arafat e l'allora segretario di Stato Madeleine Albright Quegli incontri, che si tennero nella residenza dell'allora ambasciatore USA in Francia Felix Rohatyn, fallirono e Barak si ritrovò ben presto estromesso dal potere alle successive elezioni del 2001. Uscito dal Knesset, Barak si diede agli affari, diventando consulente di hedge funds ed equity funds israeliani, europei ed americani. Tra questi spicca l'Hudson Investment Group (HIG), in cui Barak è in società con un tale Walter Kuna, che vanta nel suo curriculum 15 anni di servizio alla Lazard Frères parigina ed è stato al vertice della Lazard tedesca negli anni Novanta, un posto attualmente ricoperto da John Kornblum.
Barak è anche un consigliere di Capital Management Advisors, hedge fund lussemburghese di proprietà degli eredi della dinastia greca Angelis Metaxa, famosa per i liquori. Barak coopera con “Natan”, ente caritativo costituito da un gruppo di manager di hedge funds tra cui David Steinhardt, figlio del finanziere di Wall Street Michael Steinhardt, esponente del gruppo “Mega”. (Un gruppo di mega miliardari, nato nel 1991 attorno ai Bronfman, e che solitamente si incontra due volte l'anno, con tanta discrezione, per decidere la linea politica della lobby israeliana negli USA. Il Mega Group finanzia inoltre varie "attività caritative".)
Agente esclusivo per Israele della Lazard Fréres è Cukierman & Co., banca presieduta da Edouard Cukierman. Suo padre Roger fu per molti anni l'amministratore delegato del Gruppo Edmond de Rothschild. La Cukierman & Co. ha sponsorizzato la conferenza “GO4EUROPE 2006” che riunì esponenti del mondo degli affari di Francia e Israele. Il discorso di apertura fu pronunciato dal premier in carica Ehud Olmert. Dopo di lui parlò Nicolas Sarkozy, ministro degli Interni francese e probabile candidato presidenziale. All'incontro parlarono anche Netanyahu e Barak.
Sul conto di Shimon Peres c'è da notare che il suo “Peres Center for Peace” annovera tra i consiglieri 1) Lester Pollak, per venti anni alla Lazard di New York, di cui era anche “senior partner”, 2) Jacob Frenkel, ex governatore della Banca d'Israele ed attualmente presidente della Merrill Lynch International; 3) Charles Bronfman, finanziere del gruppo “Mega”, 4) Jacques Attali, economista francese legato alla Lazard, al quale si deve il fatto che la Lazard fu l'unica banca non nazionalizzata dal presidente Mitterrand nel 1983. Nel consiglio della fondazione di Attali, “PlaNet Finance”, ritroviamo Shimon Peres, Felix Rohatyn e Michel David Weill della Lazard parigina.

Errori di calcolo e follia
Il 12 luglio i vertici militari israeliani, compreso il capo di stato maggiore gen. Dan Halutz, hanno assicurato ai leader politici israeliani che Hezbollah sarebbe “crollato” in quattro o cinque giorni sotto i bombardamenti dell'aviazione israeliana.
La stessa fonte dell'intelligence israeliano che ha riferito questo all'EIR ha aggiunto: “Se il premier Ehud Olmert e il ministro della Difesa Peretz avessero saputo che a due settimane di distanza Hezbollah poteva ancora lanciare missili su Israele, essi non avrebbero mai approvato quel piano. L'esercito è già in difficoltà, non è in grado di vincere la guerra e tutti i piani si sono arenati”.
In effetti, dopo due settimane, i militari israeliani non sono riusciti ad ottenere nessuno degli obiettivi pubblicamente dichiarati. I missili lanciati su Israele non sono soltanto aumentati di numero, ma anche di raggio. I sistemi antimissile israeliani sono stati collocati ora al centro del paese perché si comincia a temere che anche Tel Aviv possa essere raggiunta dai missili di Hezbollah, che hanno un raggio di 90 chilometri. Sebbene questi missili provochino danni molto inferiori rispetto ai bombardamenti dell'aviazione israeliana in Libano, essi riescono a paralizzare gran parte della zona settentrionale di Israele.
Di fronte all'insuccesso dell'aviazione nel neutralizzare i lanciamissili di Hezbollah, Israele è stato costretto a ricorrere alle truppe di terra, spingendosi per una decina di chilometri nel territorio libanese. Nel tentativo di prendere il controllo della cittadina di Bint Jbail, sono morti 9 soldati israeliani. Salgono così a 32 le perdite degli israeliani, che sostengono di aver ucciso 200 combattenti di Hezbollah. Secondo il governo libanese sono 680 le vittime di questa guerra, per la maggior parte civili e soprattutto bambini. Ma il numero delle vittime è destinato a moltiplicarsi se le operazioni di terra proseguiranno, come fa temere la decisione israeliana di richiamare tre divisioni di riservisti.
Nella seduta del 27 luglio i generali israeliani hanno presentato al loro governo cinque opzioni, da una fine immediata delle ostilità ad un'occupazione fino al fiume Awali, che scorre circa 30 chilometri a sud di Beirut. La nostra fonte disponeva di informazioni riservate sufficienti per affermare che “i generali che hanno incontrato il governo erano contenti ed hanno dato assicurazioni sulla vittoria. Sembra una follia ma è così”.
Nella guerra in Libano del 1982 la nostra fonte ricoprì incarichi di responsabilità nelle forze di invasione ed oggi può affermare senza esitare: “Se si procede davvero ad un'invasione del Libano si provocherà un unico guaio, sarebbe una catastrofe”. A proposito del richiamo delle tre divisioni ha aggiunto: “Se si prevede un'invasione in grande stile per occupare una zona di sicurezza fino al fiume Litani o ancora più a nord, fino al fiume Awali, tre o quattro divisioni sono troppe”. Pertanto queste divisioni dovrebbero servire piuttosto a tenere sotto scacco la Siria, ha concluso l'esperto. “Temo però che questo avrebbe esattamente l'effetto opposto, in quanto sarebbe considerato una provocazione”. Sebbene le forze siriane non possano rivaleggiare con quelle israeliane, esse possono però impiegare la stessa tattica degli Hezbollah, sostituendo ai Katiuscia i missili Scud B/C capaci di raggiungere Israele e di cui la Siria dispone in abbondanza. “Il pericolo è che tutta la mobilitazione potrebbe trasformarsi in una guerra con la Siria”.
Dopo aver ascoltato l'analisi di LaRouche secondo cui ad istigare la guerra sono i controllori finanziari dell'amministrazione Bush, l'esperto israeliano ha replicato che Israele sta cadendo in una “trappola al miele” e cioè crede che il consenso proveniente dall'amministrazione Bush a continuare a combattere contro Hezbollah sia un favore, ed ha aggiunto: “Non saprei se siano Rumsfeld, Cheney o Bush in persona, o se siano le forze di cui lei sta parlando, ma è evidente l'intenzione da parte loro di fare in modo che Israele ingaggi una guerra contro la Siria”.


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