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L’Argentina ha un futuro, con il nucleare

Dopo aver detto “ciao ciao” al FMI, l’Argentina ribalta la moratoria nucleare della sua “epoca buia”

24 agosto 2006 – “Da oggi abbiamo un nuovo paese”, ha commentato un giovane attivista argentino del movimento di LaRouche, all'uscita della cerimonia tenutasi alla Casa Rosada, il palazzo presidenziale, nel corso della quale il 23 agosto il presidente Nestor Kirchner e il ministro delle Infrastrutture Julio De Vido hanno annunciato un piano a lungo termine per riportare il paese al ruolo di leader continentale nella tecnologia dell’atomo e risolvere così le esigenze energetiche. Alla cerimonia era presente gran parte della comunità scientifica del paese e gli ambasciatori di Canada, Brasile e Venezuela. La delegazione del LYM di LaRouche, composta di quattro giovani, ha potuto intervistare, tra gli altri, i vertici della Commissione nazionale per l’energia atomica (CNEA).
De Vido ha solennemente citato il decreto del 31 maggio 1950 con cui l’allora presidente Juan Peron fondò l’industria nucleare del paese, ed ha sottolineato che lo stato “ha assunto il ruolo di guida che gli compete” nel piano nucleare.
Specificando che si tratta di un piano a scopi pacifici, il ministro ha spiegato che il governo “ha preso la decisione strategica di riattivare e recuperare le nostre capacità scientifiche e tecnologiche nel settore nucleare”. Nei prossimi anni l’Argentina si concentrarà ad aumentare la produzione di potenza elettrica per risolvere il problema della scarsità e per questo prevede la riattivazione dell’impianto nucleare nella provincia del Nequen e il ripristino delle attività estrattive dell’uranio, per il quale conta anche di poter presto disporre di una propria capacità di arricchimento.
Il ministro ha aggiunto che l’atomo avrà anche applicazioni nella medicina, per il sistema assitenziale universale. Il CNEA prevede infatti di realizzare un Centro di diagnosi nucleare capace di fornire gratuitamente radio-isotopi agli ospedali. Già alla fine del 2006 un nuovo centro di diagnostica dovrebbe entrare in funzione nell’Istituto di oncologia Angel Roffo di Buenos Aires, che a detta del ministro sarà “il più moderno dell’America Meridionale”.
De Vido ha poi annunciato di mettere allo studio la possibilità di ristrutturare il sito nucleare di Enbalse, in modo che possa funzionare per altri 25 anni, e di aggiungere al complesso anche una quarta centrale di potenza. “Noi stiamo tornando alla politica che fu erroneamente abbandonata [negli anni Novanta — ndr], e intendiamo rilanciarla con una politica ancora più a lungo termine”, ha detto De Vito. Tutto ciò non sarebbe oggi possibile senza l’impegno tenace di quegli scienziati che non hanno mai abbandonato il programma nucleare anche quando era evidente che si stava chiudendo tutto, tanto che essi stessi hanno subito “esclusioni ed espulsioni”, ha ricordato il ministro. Oggi si torna a valorizzare e sviluppare le risorse umane, riattivando quelle esistenti e preparando nuovi scienziati con un nuovo programma speciale per i giovani, ha annunciato De Vido che ha quindi promesso: “L’Argentina avrà una generazione ricca di energia nucleare”, e vi saranno 4000 posti di lavoro per addetti altamente specializzati quando sarà completato l’impianto di Atucha II.
Affinché la collaborazione nucleare tra Argentina e Brasile assuma un “significato strategico”, ha spiegato De Vido, l’Argentina deve varare un programma per l’arricchimento dell’uranio. Gli impianti di produzione di acqua pesante di Pilcaniyeu, nel Neuquen, che furono chiusi nel 1983, saranno riattivati con l’obiettivo di produrre 600 tonnellate di acqua pesante per alimentare la centrale di Atucha II. De Vido ha anche annunciato che il piccolo reatore CAREM, sviluppato dalla impresa INVAP nel Rio Negro, capace di generare 25 MW di potenza, rappresenta “un interesse nazionale”. Attualmente di questo reattore ne esiste un unico prototipo.
Il Brasile segue da vicino questi sviluppi in Argentina. Sergio Rezende, ministro brasiliano della scienza e tecnologia, ha notato che l’Argentina riuscirà a risparmiare milioni di dollari quando potrà arricchire il proprio uranio, invece di farlo attraverso il consorzio europeo Urenco, come fa attualmente. Il presidente Kirchner considera l’arricchimento dell’uranio parte dell’”affermazione regionale”, visto che il Brasile dispone già della capacità di arricchire il proprio uranio.



Vedi anche: L’argentina dice “ciao” al FMI



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