Movimento Internazionale per i diritti civili – Solidarietà

  

[Jeff SteinbergEIR N. 33, 6 ottobre 2006]


Le trame di Cheney per un attacco atomico contro l'Iran

Gli esperti militari consultati dall'EIR negli USA non escludono la possibilità che dalla Casa Bianca parta l'ordine per un improvviso attacco atomico contro i siti nucleari iraniani prima del voto del 7 novembre per il parziale rinnovo del Congresso degli Stati Uniti. Il periodo che va dal 4 al 18 ottobre è ritenuto il più congeniale per un “attacco preventivo” in chiave pre-elettorale.
I piani operativi per questo attacco sono stati nuovamente aggiornati e potrebbero essere attivati in qualsiasi momento. Sono pronti sia i bombardieri e i missili strategici a lungo raggio, sia le portaerei che incrociano nell'Oceano Indiano e nella regione del Golfo Persico. “I militari hanno messo a punto i piani nonostante la loro forte riluttanza. Ci si può aspettare un'ondata di dimissioni degli alti ufficiali se parte l'ordine di colpire”, ha spiegato un insider.
La cosa più grave è che visto il fallimento dei bombardamenti protratti che Israele ha condotto in Libano, non si può certo escludere che gli USA ricorrano alle armi nucleari tattiche per colpire i siti iraniani sotterranei, sostengono fonti diverse.
Durante la settimana in cui gli israeliani hanno bombardato il Libano, i combattenti di Hezbollah hanno atteso nei bunker sotterranei schermati e dotati di aria condizionata per poi uscire allo scoperto e attaccare gli obiettivi israeliani con il lancio di circa 4000 missili. L'impatto psicologico della pioggia di missili è stato tale da indurre il governo di Ehud Olmert a decidere di inviare truppe di terra nell'insidiosa regione meriodionale del Libano, in quello che è stato un nuovo fiasco disastroso per Israele.
Mentre gli esperti militari fanno notare che la vittoria di Hezbollah rappresenta una svolta nella situazione politico-militare nell'intera regione del Sudovest Asiatico e del Golfo Persico, questo non ha fatto che acuire lo stato mentale da “fuga in avanti” dei fanatici alla Casa Bianca di Bush e Cheney, così che c'è da temere che a tempi brevi essi commettano qualche pazzia militare contro la Repubblica Islamica di Iran.
Quelli che la Casa Bianca definisce “siti delle armi nucleari” iraniani sono strutture sotterranee con una schermatura imponente, capaci di resistere a qualsiasi bombardamento convenzionale, spiegano gli esperti.
Quindi l'opzione dei “bunker buster” nucleari non può essere esclusa, nonostante l'intensa “rivolta dei generali” della scorsa primavera che costrinse la Casa Bianca a rimuovere dai piani di contingenza l'impiego di testate nucleari tattiche.

Moniti pubblici

I grandi mezzi d'informazione continuano a proteggere con la cortina del silenzio i piani della Casa Bianca per un attacco a sorpresa contro l'Iran. Intanto però l'allarme è stato diffuso da centri studi e da alcuni siti internet:
* Il 26 settembre il gen. William Odom, che comandò la National Security Agency (NSA), ha parlato ad un incontro sul tema dell'Iraq indetto dalla parlamentare democratica Lynn Woolsey. Odom ha spiegato che si corre il pericolo che l'amministrazione Bush vada in guerra contro l'Iran e che pertanto il Congresso dovrebbe prendere le misure necessarie ad impedirlo. Ha spiegato come la guerra in Iraq rappresenti la sconfitta peggiore che l'America abbia subito in tutta la sua storia, ma una guerra contro l'Iran farà impallidire persino questo disastro iracheno. Odom ha affermato che gli USA dovrebbero trattare direttamente con l'Iran, che il regime iraniano “odia Al Qaeda” e gli USA dovrebbero piuttosto cooperare con l'Iran contro il terrorismo. Un parlamentare gli ha chiesto che cosa ritiene che si possa fare contro i piani dell'amministrazione, al che Odom ha prontamente replicato: il Congresso non ha la facoltà di impeachment?
* Il 23 settembre l'ex senatore e candidato presidenziale democratico Gary Hart ha scritto un articolo per l'Huffington Post intitolato: “La sorpresa d'ottobre”. Un attacco contro l'Iran non dovrebbe sorprendere, ha scritto Hart, giacché “abbiamo un'amministrazione che, se non altro, è impegnata a ridefinire il nostro carattere nazionale in qualcosa che non abbiamo mai visto”. I passi previsti sono i seguenti, ha spiegato Hart: “I tankers dell'Air Force saranno posizionati per il rifornimento dei bombardieri B-2, unità navali armate di missili cruise saranno posizionate in punti strategici dell'Oceano Indiano e forse nel Golfo Persico, i droni [velivoli robotizzati, senza persone a bordo] raccoglieranno i dati sul conto dei bersagli e alcuni commando permetteranno di perfezionare la raccolta dati. Gli ultimi due piani sono già in azione”. La lista degli obiettivi ufficiali è di “due dozzine”, ma questo sarebbe soltanto l'inizio perché “gli autori della guerra in Iran hanno in mente un 'cambiamento di regime'.” A decidere i tempi, sostiene Hart, c'è il fatto che “gli USA sono pronti ad adottare un proprio cambiamento di regime al Congresso a novembre”.
* L'edizione dell'11 settembre di Aviation Week ha pubblicato un lungo articolo intitolato “USA e Israele considerano come rallentare lo sviluppo di armi nucleari iraniane: distruggere la bomba”, firmato da David A. Fulghum e Douglas Barrie.
Con l'aiuto della Corea, spiegano gli autori, l'Iran ha collocato i suoi principali laboratori nucleari a 200 metri di profondità, sotto strati alternati di cemento e di terra, irraggiungibili quindi alle armi convenzionali, come confermano uno specialista missilistico e un generale dell'aviazione israeliani, citati nell'articolo, che preferiscono l'anonimato. Per Lee Willett del British Royal United Services Institute (RUSI) non vi sono dubbi in merito al programma nucleare iraniano: “Evidentemente è orientato alle armi. Altrimenti perché sotterrarlo così profondamente?”.
Partendo da tale presupposto l'articolo fa presto a concludere che gli USA e Israele non tarderanno molto a fare ricorso all'aggressione nucleare. Il generale dell'aviazione israeliana avrebbe detto: “Una volta che ce l'hanno [l'arma nucleare] non c'è tanto da temporeggiare. Quello che può essere fatto adesso non potrà essere fatto tra alcuni anni”. Non occorre colpire ogni sito che abbia a che fare con il nucleare; basterebbero alcuni elementi essenziali, dai 4 ai 40 siti, oppure un minimo di 15 ed un massimo di 70.
* Il colonnello dell'aviazione USA Karen Kwiatkowski, che ha lavorato nell'ufficio del Segretario della Difesa, ha pubblicato un articlo su LewRockwell.com il 25 settembre, in cui afferma che un attacco contro l'Iran “non è soltanto pianificato, ma in effetti è già in corso ... I falchiconigli ci riprovano e forse riusciranno ... questa volta con l'Operazione Colpire l'Iran”. Kwiatkowski riferisce un incontro avuto nel 2003 con un ufficiale della US Navy, al Pentagono, che le riferì come dalla primavera del 2002 il suo incarico riguardava “Logistica per il Golfo. Carichi di intere navi da portare nel teatro per sostenere l'invasione dell'Iraq”. “Questo è ovviamente il vantaggio principale delle guerre da boutique, scelte a piacimento, dal forte contro il debole. Le operazioni d'ingaggio debbono attendere non i materiali, che sono trasferiti per ordine esecutivo, ma il raggiro di un pubblico democratico, distratto, male informato e irragionevole”.
* Paul Craig Roberts, assistente del Segretario del Tesoro sotto Reagan, ha pubblicato un articolo su AntiWar.com, il 26 settembre, intitolato “Perché Bush bombarderà nuclearmente l'Iran”. Roberts afferma con sicurezza che “l'amministrazione Bush attaccherà l'Iran con armi nucleari tattiche”, perché l'amministrazione Bush ha perso le sue guerre in Iraq e Afghanistan e la “coalizione dei volenterosi” si è squagliata. “Bush è incapace di riconoscere i propri errori. Può solo rincarare la dose”. Roberts spiega che, secondo l'attuale dottrina di guerra, le armi nucleari tattiche provocano danni collaterali minimi mentre alterano il clima psicologico e possono terrorizzare il nemico tanto da indurlo a sottostare alle imposizioni.
* In occasione del voto dell'“Iran Freedom Support Act”, buffo nome con cui si intende la politica di sanzioni e di sostegno a gruppi eversivi in Iran, che la Camera dei Rappresentanti ha approvato per direttissima il 28 settembre, i democratici Dennis Kucinich e Jim Leach hanno espressamente denunciato il pericolo di guerra. Il primo ha fatto mettere agli atti l'articolo del colonnello dell'Air Force Sam Gardiner (vedi qui: znews178.htm) aggiungendo di suo: “Questa amministrazione sta cercando di creare una crisi internazionale gonfiando lo sviluppo nucleare iraniano come fece con la truffa sulle armi di distruzione di massa irachene”. A sostegno della sua tesi, Kucinich ha citato la testimonianza di Hans Blix al Congresso, secondo cui l'Iran non costituisce una minaccia.
Leach, più abbottonato, ha spiegato che acuendo i problemi con l'Iran non si fa che complicare i problemi per le truppe USA in Iraq. Ha quindi proposto “più diplomazia e meno strategia”. Ha notato come certi neocons propongono attacchi preventivi contro l'Iran, come se dopo fosse tutto risolto. “Il problema è che l'altra parte finirà per rispondere. E può rispondere per 100 anni”.
* Qualche mese fa la rivista The National Interest del Nixon Center, ha pubblicato un'ampia analisi del col. W. Patrick Lang e di Larry C. Johnson, due esperti di questioni mediorientali che contano decenni di esperienza militare in particolare nel settore dell'intelligence. Nel loro articolo, intitolato “Contemplando i se”, smontano la tesi secondo cui gli USA ed Israele dispongono delle effettive opzioni militari che occorrono per affrontare l'Iran. In maniera molto distaccata, i due riferiscono come “amici nella comunità d'intelligence ci dicono che i funzionari civili al dipartimento della Difesa da quasi due anni pigiano sull'acceleratore affinché si faccia 'qualcosa di violento' in Iran. Ma prima di imbarcarci in un'altra operazione militare occorre calcolare i costi, sincerarci di essere disposti a pagarli, e dobbiamo essere sicuri che gli entuasisti neoconservatori non siano tentati a dire - se un'avventura in Iran si trasforma in una sventura - che era impossibile prevedere le conseguenze negative. Tante sono le cose che potranno farci male se lanciamo una guerra preventiva in Iran. Prima di agire occorre considerare attentamente quali opzioni militari effettivamente sono disponibili”.
I due bocciano in blocco la fattibilità di un'invasione convenzionale del territorio, mettono in discussione l'efficacia di incursioni dei commando e dell'aviazione, sfatano ogni “miraggio” di un possibile attacco israeliano contro i siti nucleari iraniani, e poi passano ad esporre le capacità di contrattacco asimmetrico di cui gli iraniani dispongono. Gli autori concludono: “Alla fine potrebbe diventare necessario affrontare i militari iraniani sul loro status di potenza nucleare emergente, ma i costi sarebbero talmente alti che prima di arrivare ad adottare misure del genere occorrerà esaurire ogni mezzo diplomatico”.
* In una risoluzione presentata alla Camera dei Rappresentanti il 29 settembre, l'on. Dennis Kucinich chiede alla Casa Bianca di consegnare entro 14 giorni i documenti politici riguardanti l'Iran, compreso l'intelligence disponibile sul programma per l'energia nucleare iraniano e sulla “capacità dell'Iran di minacciare gli Stati Uniti con le armi nucleari”. Richiede inoltre ogni documentazione concernente le decisioni “di rimuovere il regime al potere in Iran”, i piani specifici per “operazioni segrete condotte da qualsasi elemento delle forze armate USA in Iran”, sulla costituzione di “un nuovo ufficio nel Dipartimento della Difesa simile per attività, funzione o incarico all'ex Office of Special Plans” (che funse da intelligence parallelo per la guerra in Iraq), su ogni ordine alle unità della marina prossime all'Iran di prepararsi all'azione, e su ogni National Intelligence Estimates, o altri documenti d'intelligence sulle conseguenze di un attacco USA all'Iran, comprendente anche le conseguenze economiche.
Lo stesso giorno l'on. Wayne T. Glichrest e 19 altri parlamentari, repubblicani e democratici, hanno scritto a Bush chiedendogli di aprire una trattativa diretta con l'Iran “il prima possibile”, notando come “più di 25 anni di politica tendente ad isolare l'Iran ci ha allontanato, invece di avvicinarci, a questi obiettivi”.

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Il presente articolo, tradotto in russo, in è stato ripreso da: blogpolitics.in.ua (Ucraina) worldcrisis.ru (dell'affermato economista Mikhail Khazin che commenta personalmente l'articolo) e dal blog russo “Live Journal”.

Vedi inoltre: “La Casa Bianca procede con i piani per bombardare l'Iran”


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