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Nuovi moniti contro la guerra in Iran

10 ottobre 2006 – Militari, analisti e politici continuano a lanciare moniti sulle conseguenze catastrofiche di una nuova guerra di Bush e Cheney contro l’Iran.
Il centro studi canadese Global Research ha pubblicato un rapporto intitolato: “La marcia verso la guerra: il dispiegamento navale nel Golfo Persico e nel Medioterraneo Orientale”. L’aspetto più importante sollevato dall’autore Michel Chossudovsky riguarda i dispiegamenti navali nella regione, evidentemente mirati all’Iran, e non sono, come si pretende di dire, parte delle operazioni già in corso in Iraq e Afghanistan. A proposito della squadra attorno alla portaerei Enterprise l’autore scrive: “Le unità da guerra sono attrezzate in maniera adatta non per questi due teatri di guerra [Iraq e Afghanistan] ... [disponendo cioè di] dragamine e cacciamine. Sono capacità di cui si deve disporre se si vuole mantenere libero lo stretto di Hormuz”.
Inoltre la Enterprise “ha a bordo una serie di unità per operazioni di infiltrazione, attacchi aerei e dispiegamenti rapidi ... Attenzione speciale merita lo squadrone di elicotteri specializzati a combattere sottomarini che viaggiano con formazioni d’attacco”. Le unità anti sottomarino hanno senso solo in uno scontro con una nazione che i sottomarini ce li ha davvero, e l’Iran è l’unico ad averli. La squadra navale attorno alla portaerei Eisenhower è in viaggio verso il Nord dell’Oceano Indiano.
Il generale John Abizaid, attualmente a capo del Comando Centrale USA, è ampiamente citato in un articolo di Aviation Week intitolato “Dilemma insolubile: le preoccupazioni per l’Iraq hanno reso più difficile l’attacco all’Iran?”. “Non voglio sottovalutare l’Iran” spiega Abizaid “Le sue forze convenzionali hanno un orientamento difensivo ma le sue forze d’intelligence hanno un orientamento offensivo. Tradizionalmente l’Iran conduce una campagna asimmetrica nella regione e continua a farlo”.
A proposito dei piani nucleari iraniani il generale ha commentato: “Ritengo che gli iraniani stiano cercando di arrivare a dei risultati a scopi militari. Così interpreto l’intelligence. Inoltre, se l’Iran diventa una potenza nucleare, in tal modo destabilizza la regione rendendola più pericolosa per tutti, compresi gli iraniani”.
L’articolo fa poi intendere che Abizaid condivida la necessità di condurre attacchi aerei, allo scopo di rallentare il programma nucleare, ma non si tratta di una citazione.
A proposito delle misure che l’Iran potrebbe prendere come risposta ad un attacco Abizaid fa una lista: blocco dello stretto di Hormutz, ricorso ai missili “che possono arrecare molto danno ai nostri amici e partner nella regione”, dispiegare “un braccio terroristico molto robusto, che nel caso di ostilità potrebbe causare problemi sul piano regionale e globale”. In Iraq, conclude Abizaid, “abbiamo visto missili di fattura cinese nuovi fiammanti, sono a lungo raggio e sono convinto che fossero passati per l’Iran”.
Un’affermazione che rivela la cautela di Abizaid: “Sono convinto che la nostra strategia per la regione non possa essere quella di controllarla. Nessuna nazione al mondo ha mai controllato il Medio Oriente. In realtà finirai presto per scoprire come sia il Medio Oriente che controlla te”.

Iniziative negli USA contro la guerra in Iran

Il parlamentare repubblicano Wayne Gilchrest ha inviato una lettera alla Casa Bianca, il 29 settembre, in cui chiede al presidente Bush di avviare il prima possibile dei colloqui con l’Iran, “nella speranza di evitare un nuovo conflitto in Medio Oriente”. Nella lettera si legge:

“Speriamo di convincere gli americani, i nostri alleati e la comunità internazionale che siamo impegnati a risolvere questo problema per via diplomatica. Gli USA debbono aprire canali diplomatici diretti con Teheran...

“Siamo convinti che i diplomatici americani siano i migliori al mondo e debbano avere l’opportunità di mettere a frutto i propri talenti nel nostro conflitto con l’Iran. Pertanto Le raccomandiamo rispettosamente di avviare il processo di colloqui diretti con l’Iran il prima possibile”.

Oltre a Gilchrest, la lettera è stata firmata da otto democratici e da undici repubblicani.

Lo stesso giorno, il parlamentare democratico Dennis Kucinich ha presentato una risoluzione in cui chiede al presidente di fornire tutti i documenti in possesso della Casa Bianca riguardanti:

1) i programmi nucleari iracheni e in che misura essi possono costituire una minaccia nucleare per gli USA;

2) ogni decisione di cambiamento di regime con mezzi militari, gruppi di dissidenti interni o esterni, o altri mezzi;

3) azioni segrete condotte in Iran da parte di qualsiasi elemento delle forze armate USA, compresi eventuali addestramenti di organizzazioni ostili al regime iraniano attuale;

4) creazione in seno al Pentagono di un ufficio simile all’Office of Special Plans (OSP) che gestì l’intelligence parallelo per la guerra in Iraq;

5) preparativi di operazioni navali USA nelle acque iraniane;

6) ogni valutazione sulle conseguenze di un attacco in Iran, dalle variazioni dei prezzi petroliferi alla possibilità di attacchi più intensi contro le truppe USA in Iraq a più forti sentimenti anti-americani nel mondo.


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