Movimento Internazionale per i diritti civili – Solidarietà

 

 

Dopo la vittoria elettorale dei democratici:
l’impeachment passo indispensabile per rifondare
il sistema monetario internazionale


Il canto del cigno di Bush

     
"Andate con Dio, ma andate!"
di Lyndon LaRouche, 9 novembre 2006
Ieri il presidente George W. Bush è apparso un po’ umiliato, sebbene ancora in preda alla follia, nel discorso alla stampa mandato in onda dalle televisioni di tutto il mondo. Il sorprendente afflusso degli elettori alle urne, avvenuto il 7 novembre, è stato il fattore principale della sconfitta elettorale della presidenza Bush. Ma il merito maggiore va ad una minoranza molto attiva tra gli avversari di Bush tra i democratici e forze apartitiche, tra cui i giovani del mio movimento. E’ anche soprattutto il risultato di una rivolta tra i patrioti nelle istituzioni permanenti del governo americano, come questo è diventato evidente nelle aperte prese di posizione di diversi militari di alto rango.
La sconfitta già fenomenale di Bush, per i democratici sarebbe potuta diventare una vittoria travolgente completa se non fosse stato per l’atteggiamento opportunistico dei dirigenti del partito che per gran parte del 2006 si sono preoccupati più di raccogliere finanziamenti elettorali da ambienti della destra, come l’estremista di destra Felix Rohatyn, che del benessere della nazione e della popolazione. In alcuni casi i candidati democratici hanno meritato fino in fondo di vincere, in altri hanno vinto sebbene, da opportunisti, abbiano voltato le spalle a quei problemi che erano e sono tutt’ora della massima importanza per la nazione e la popolazione.
I candidati democratici farebbero bene ad apprendere che alla fine, specialmente nelle condizioni da sfascio che la crisi economica sta provocando, dimostrare le capacità concrete di affrontare le questioni reali sarà di gran lunga più importante di sfoggiare una bella faccia o uno splendito guardaroba. Artefatti del genere non impressionano positivamente la tanta gente che non ha niente ma che è tanto importante per il paese.
Come risultato di questa combinazione di tendenze e sviluppi, la situazione che il mondo in generale e gli USA in particolare si trovano ad affrontare è molto più pericolosa dopo la vittoria del partito democratico che prima.
In altre parole, il presidente Bush si manifesta come uno stupido o un folle quando sostiene che gli USA versano in uno stato di prosperità. Al posto di una prosperità che non c’è ma che lui sbandiera così follemente, c’è il baratro del peggiore tracollo dell’economia fisica e di quella finanziaria della storia dall’epoca della Guerra dei Trent’anni. Ovvero, come ammoniscono veterani di spicco dei militari e dell’intelligence, non c’è nessuna rotta in Iraq che i militari USA possono permettersi di tenere. La banda di Bush, Cheney e Rumsfeld ha sottoposto gli USA ad un’umiliazione auto-inflitta esponendoli ad un pericolo di gran lunga peggiore della follia della guerra in Indocina.
Il problema immediato è che ogni politica dell’amministrazione di George W. Bush junior, negli ultimi sei anni, è stata un disastro netto. Questo è un disastro generale che minaccia il benessere delle generazioni future se non interveniamo al più presto per ribaltare le politiche malsane che il nostro elettorato ha dovuto sopportare fin troppo a lungo.

La crisi che abbiamo di fronte

L’aspetto centrale della crisi mondiale, che prospetta il peggio se l’amministrazione Bush resta al potere, è la crisi economica che minaccia uno sfacelo completo del sistema monetario e finanziario mondiale. Come ho più volte sottolineato, anche in occasione del webcast che ho tenuto da Berlino lo scorso 31 ottobre, non ci sono riforme utili a migliorare le situazione fermo restando il contesto del sistema monetario e finanziario esistente.
Dall’attuale sistema monetario mondiale, che è denominato in dollari, dipende il grosso dell’indebitamento mondiale complessivo. Il dollaro non è semplicemente la moneta americana. Dal periodo 1971-1972 il dollaro è anche diventato una moneta mondiale la cui denominazione implica la premessa di una capacità, attualmente inesistente, da parte del governo degli Stati Uniti di sostenere il valore di tale moneta nominale mondiale. Nel momento in cui si verificasse un calo improvviso del valore del dollaro, si innescherebbero immediatamente crolli a catena dell’intero sistema monetario e finanziario, un crollo paragonabile a quello che colpì l’Europa quando crollò la casa bancaria dei Bardi nel XIV secolo.
Soltanto sottoponendo l’intero sistema mondiale ad una riorganizzazione fallimentare, su iniziativa concertata dei governi, ed eliminando la zavorra dei derivati finanziari e altri titoli illeciti come parte della riorganizzazione fallimentare dei sistemi nazionali esistenti, sarà possibile raggiungere gli accordi internazionali indispensabili.
Ad esempio, nel caso degli Stati Uniti sarà necessaria una “vacanza bancaria” per impedire una bordata speculativa che minaccerebbe, con reazioni a catena, la stabilità delle funzioni essenziali del settore bancario. Questo comporta la necessità di sottoporre il Sistema di Riserva Federale ad una riorganizzazione fallimentare diretta dal governo. Le prime misure sarebbero volte a mantenere la stabilità dei bilanci familiari, delle imprese importanti e delle professioni. Le misure di riorganizzazione fallimentare ripristinerebbero la possibilità di creare credito governativo per le emergenze e per investimenti capitali a lungo termine nelle nuove infrastrutture economiche di base nel settore pubblico ed un’analoga espansione della tecnologia di punta nell’agricoltura e nell’industria.
Questo esige che si abbandonino tutte le misure di “free trade” che sono state introdotte in particolare tra il 1971 ed il 1981, e poi nel periodo successivo, per tornare ad una politica di “fair trade”.
Una purga del sistema monetario e finanziario da obblighi di pagamento derivanti dal gioco d’azzardo e dalla speculazione pura, come lo sono i “derivati finanziari”, consentirebbe di arrivare ad un accordo internazionale nuovo tra un numero sostanziale di nazioni, costringendo il mondo a ritornare ai principi di un sistema a tassi di cambio fissi. Senza un tale sistema di cambi fissi non sarebbe possibile avviare una ripresa da questa situazione di tracollo generale del sistema mondiale. Non sarebbe un sistema basato sugli USA, ma denominato sul dollaro USA e fondato su trattati a lungo termine, soprattutto tra le principali nazioni dell’Eurasia e delle Americhe, in cui si tenga conto delle necessità di sviluppo dell’Africa.
Questo significa che occorre ora l’impeachment del presidente e del vice persidente. Il peggior tracollo monetario e finanziario è in arrivo. Riforme drastiche prese di concerto dalle nazioni principali ora determinerà il futuro degli USA e dell’intera umanità per una generazione o più a venire. E’ una decisione che non si può posporre — a meno che i leader politici non siano degli idioti — fino al gennaio 2009.
Sarebbe preferibile che siano il presidente e il vice presidente a farsi da parte discretamente, consentendoci così di dire: “Andate con Dio, ma andate!”.
Dove sono i leader politici che hanno il mio coraggio per un’impresa così urgente per la nostra repubblica e per la civiltà in generale? Coloro che mancano della volontà di esprimere questo tipo specifico di coraggio non sono dei leader e non debbono essere sostenuti come se fossero tali.

Chi è il nostro nemico?

Come ho ripetutamente sottolineato, l’Europa si comporterebbe in maniera stupida se cercasse di attribuire le responsabilità di ogni problema che c’è al mondo agli Stati Uniti. Certo, l’amministrazione di George W. Bush è stata un disastro globale, ma gli indirizzi politici che ha espresso non sono nati dentro gli Stati Uniti. Sono derivati da quegli ambienti liberal anglo-olandesi, e le loro succursali neo-con in Europa, che hanno cercato di indurre gli USA a screditarsi, a fallire e ad autodistruggersi. Autodistruggersi con politiche che rappresentano la gestione liberal anglo-olandese degli interessi della grande finanza internazionale. Questi sono gli interessi capaci di sfruttare canali negli USA come quelli rappresentati da George Shultz, che è l’architetto del governo di Pinochet in Cile e di questa amministrazione Bush. Si tratta degli stessi canali tra gli interessi finanziari liberal in Europa che hanno operato per erodere l’eredità patriottica del Presidente Franklin D. Roosevelt sin dal momento in cui lui spirò.
Il principale significato strategico dell’esistenza degli USA sin dalla loro fondazione è che essi esprimono la migliore eredità culturale della moderna civiltà europea oltre l’oceano, fuori dalla portata immediata delle tradizioni oligarchiche europee. In particolare la tradizione liberal anglo-olandese, che ha sponsorizzato i principali traditori in America dal periodo 1763-1789, ha riconosciuto che, specialmente dopo la vittoria che Abramo Lincoln riportò contro la Confederazione dei fantocci dell’Inghilterra di lord Palmerston, gli USA costituiscono la minaccia maggiore al disegno del liberalismo anglo-olandese, risalente al 1763, di stabilire una impero mondiale che oggi si chiama “globalizzazione”.
Questo fu il motivo dell’odio degli liberal anglo-olandesi e dei loro complici negli USA verso il presidente Franklin D. Roosevelt che portò alla sconfitta la macchina di Hitler.
Conosco bene questi liberal. Sono e sono stati miei nemici personali, come Felix Rohatyn, George Soros ed i circoli di John Train che è strettamente collegato alle operazioni dell’ACTA della signora Lynne Cheney e operazioni filo-fasciste correlate. Costorono mi odiano e mi temono dall’inizio degli anni Settanta, specialmente da quando il presidente Ronald Reagan annunciò, nel marzo 1983, la sua proposta di Iniziative di Difesa Strategica (SDI) in sostituzione di un regime fondato sulle “armi di rappresaglia”.
Consideriamo ciò che dobbiamo affrontare ora. Il risultato dell’amministrazione di George W. Bush è stato di portare l’economia in una situazione peggio che fallimentare, a scapito di gran parte della popolazione e delle comunità. A memoria d’uomo mai il rispetto verso gli Stati Uniti, come nazione, è sceso così in basso come sotto l’amministrazione di George W. Bush. Nutrire dubbi anche minimi al proposito significa non sapere proprio niente di ciò che succede nel resto del mondo.
Sostenere il regime di Bush-Cheney non è un atto di patriottismo. Non c’è nessuna minaccia contro gli Stati Uniti in nessuna parte di questo pianeta, ma c’è solo la minaccia che l’amministrazione Bush-Cheney ha creato con la sua complicità nel promuovere le strategie liberal anglo-olandesi di origine europea.
Sveglia amici! Siete proprio così tonti da credere che Bush o “doppietta allegra” Cheney siano davvero così scaltri da ordire il disastro che incombe sulla nostra nazione e la sua popolazione? Essi non sono altro che fantocci, degli zero intellettuali e morali, che ci sono stati rifilati mentre coloro che avrebbero dovuto rendersene conto, s’erano addormentati al loro turno di guardia, o erano così ossessionati dai propri interessi immediati da non prestare la dovuta attenzione agli interessi della nazione e del suo futuro.
Un impeachment di quei due compari, Bush e Cheney, dovrebbe partire fin tanto che la nazione esiste ancora ed è ancora capace di perdonarli per i danni arrecati. Facciamo in modo che si ritirino con le buone maniere, maniere “umane”, con cui intendiamo “di corsa”, per il bene dell’intera umanità. Chi manca del coraggio politico per questa festicciola d’addio non dev’essere trattato come un leader degli Stati Uniti.



[inizio pagina]

MoviSol.org

Movimento Internazionale per i diritti civili – Solidarietà

Newsletter

Il CD di Solidarietà

© Copyright

MoviSol.org

Movimento Internazionale per i diritti civili – Solidarietà