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Le anomalie dei mercati finanziari a cominciare dalle monete

27 novembre 2006 – Con il crac immobiliare del 2007 già in vista e con l'accelerazione dell'emissione di liquidità da parte della Federal Reserve il dollaro ha cominciato a perdere vistosamente terreno. Il 27 novembre per un euro occorrevano 1,31 dollari, il minimo da 18 mesi e meno 10% dall'inzio dell'anno. Rispetto all'oro la perdita del dollaro è diventata molto più drastica nelle ultime settimane, tanto che il 22 novembre è dovuta intervenire la “squadra di salvataggio finanziaria”. Quel giorno è stato infatti reso noto che la squadra di otto persone del Fondo Monetario Internazionale, incaricata di studiare un miglioramento del FMI, stava per consigliare una grossa svendita delle riserve auree del fondo. Il FMI possiede la terza riserva aurea più grande del mondo. Tra i magnifici otto spicca addirittura l'ex governatore della Fed Alan Greenspan.
Al tempo stesso però Rodrigo Rato, direttore del FMI, ha affrontato il tema della crisi del dollaro nel discorso che ha pronunciato il 23 novembre al Collegio degli Economisti di Madrid. Ha attaccato ribadendo l'eterna sciocchezza sulla “economia mondiale in rapida crescita”. Poi ha però aggiunto “ci sono vari rischi che potrebbero mettere in pericolo le prospettive economiche mondiali”. Tra questi rischi ha citato il mercato immobiliare USA che si sta raffreddando rapidamente, con conseguenze che, ha ammesso, possono essere disastrose.
Il 27 novembre Ambrose Evans-Pritchard ha scritto sul Daily Telegraph: “Quattro anni fa una piccola 'cellula' in seno alla Commissione Europea ebbe l'incarico di stilare un rapporto, su insistenze di Parigi, in cui esaminare le basi legali, nel trattato dell'UE, per dei controlli dei cambi come quelli degli anni settanta. Lo studio concluse che Bruxelles avrebbe potuto legalmente congelare i flussi di capitale dentro e fuori l'UE, godendo di una 'maggioranza qualificata' dei ministri finanziari dell'UE e lasciando l'Inghilterra senza veto. Uno dei suoi autori mi ha detto che non si trattava di un'esercitazione astratta. Si trattava di mettere l'Europa in grado di rallentare la risalita dell'euro se il dollaro fosse entrato in caduta libera, implicando con questo che a Washington non dev'essere permesso di esportare le conseguenze della sua incauta politica della spesa con delle svalutazioni alla 'vai a chiedere al vicino'.”
Non solo il dollaro perde quota ma, almeno in parte a motivo del riemergere del fenomeno del carry trade a livello mondiale (cioè il gioco sulla differenza dei tassi), monete come lo yen giapponese e il franco svizzero hanno perso terreno negli ultimi mesi. Rispetto ad un paniere delle altre monete principali, lo yen ha raggiunto il minimo storico degli ultimi 21 anni.
Intanto il mercato delle commodities è nuovamente caduto in preda alle convulsioni: il 21 novembre il prezzo del platino ha compiuto la maggiore risalita da venti anni, guadagnando in un solo giorno l'11%, per riperderlo quasi completamente il giorno successivo. Il 24 novembre il nickel ha toccato il massimo da 19 anni.
Il 19 novembre Richard Fuld, amministratore delegato di Lehman Brothers, esponente della “squadra di salvataggio finanziaria”, ha dato un'intervista al Sole 24 Ore in cui spiega di non vedere rischi sistemici ed ha elogiato la funzione stabilizzatrice degli hedge funds. Si è detto convinto che non ci sarà più un'altro LTCM, anche se occorre prevedere una “selezione naturale” nella giungla rigogliosa degli hedge funds, “Però ripeto: senza temere un rischio sistemico”.
Il 26 novembre Lyndon LaRouche ha ricordato come nei suoi scritti più recenti e negli incontri trasmessi su internet ha ammonito “che non solo il sistema del dollaro è inevitabilmente spacciato, ma che porterà con sé l'intero sistema mondiale in una reazione a catena, molto presto, a meno che non passiamo subito ad un nuovo sistema basato sui principi che il presidente Franklin Roosevelt adottò nell'architettare il sistema del dollaro a tassi di cambio fissi di Bretton Woods”.

Il segretario al Tesoro Paulson propone meno regulation e più squadra di sicurezza

“La competitività dei mercati dei capitali USA” è stato il tema trattato da Hank Paulson in un discorso all'Economics Club di New York il 20 novembre. Il segretario al Tesoro ha criticato le troppe regolamentazioni, i troppi contenziosi legali e poi le confuse regole di contabilità. Ha proposto lo “snellimento del sistema normativo”. Secondo Paulson la “normativa eccessiva” sarebbe responsabile del fatto che “nonostante l'economia e la borsa siano forti” e “fanno invidia al mondo”, le imprese che vogliono sbarcare in borsa lo fanno sempre più a Londra o in Asia e non a Wall Street.
Certo, ha ammesso Paulson, spennate come quelle toccate agli investitori e ai contribuenti americani nelle vicende stile Enron dovrebbero essere impedite nel futuro, ma l'apposita legge varata nel 2002 non ha fatto che rendere le cose più confuse e più costose per le corporations.
Il segretario al Tesoro ha elogiato il mercato finanziario statunitense come “il primo al mondo e il più innovatore in fusioni e acquisizioni, venture capital, private equity, hedge funds, derivati, tecniche finanziarie di cartolarizzazione, Exchange Traded Funds” (ETF, strumenti finanziari che abbinano le caratteristiche di un fondo comune alla facoltà di circolare sul mercato come singole azioni - ndr). Ha notato che “gli hedge funds sono quelli che maggiormente usano i derivati”, e che “negli ultimi cinque anni il numero degli hedge funds è raddoppiato mentre gli assets che gestiscono è più che triplicato”. “Per far sentire la propria presenza e le sue iniziative continuamente sul mercato”, il Gruppo di lavoro presidenziale sui mercati finanziari, meglio noto come Squadra di salvataggio finanziaria, ha “iniziato una serie di incontri di aggiornamento con partecipanti di diversa provenienza della comunità degli hedge funds”, per definire i loro rischi sistemici.
“Sono venuto a Washington determinato a fare il più possibile nei prossimi due anni. Le sfide non sono semplici ma sono grato dell'opportunità di lavorare con il Presidente e con gli altri membri della sua squadra economica”, ha detto Paulson a conclusione del discorso. Mentre pare deciso ad esercitare più peso politico nell'amministrazione, non sembra che quello che ha detto abbia molto peso sulla realtà del tracollo finanziario in corso.

Il crac immobiliare va

La bolla immobiliare su cui poggia la metà degli assets dell'intero settore bancario USA ha continuato ad afflosciarsi ad ottobre: le vendite nel settore abitativo sono di nuovo drasticamente diminuite e gli espropri hanno subito una nuova impennata.
Nel primo mese dell'ultimo trimestre, la costruzione di case monofamiliari è calata del 14,6% rispetto al mese precedente e del 27,4% rispetto all'anno precedente. Nel terzo trimestre la vendita di abitazioni usate è diminuita in ben 38 stati, per un totale complessivo nazionale pari a meno 12,7% rispetto al terzo trimestre del 2005. In nove stati la flessione ha raggiunto il 20% o più. Questi sono i dati della National Association of Realtors.
Secondo RealtyTrac, ad ottobre sono salite a 115 mila le proprietà avviate all'esproprio, il massimo mensile di quest'anno e il 42% in più rispetto al 2005. Le famiglie vittime degli espropri sono salite allo 0,1% in un mese, per cui si può temere che una famiglia su 100, se non di più, avrà perso l'abitazione nel corso dell'anno. Il dipartimento del Commercio calcola che la frenata immobiliare nel terzo trimestre comporti una perdita dell'1,1% del PIL.
I tentativi di rimediare a questa situazione si limitano alle chiacchiere: Il Wall Street Journal ha sondato 48 “economisti delle grandi imprese” secondo i quali “il peggio è passato”, la flessione immobiliare sta toccando il fondo e adesso rimbalzerà. Tutti daccordo: a fine 2006 i prezzi delle abitazioni comunque avranno registrato un aumento nell'arco dell'intero anno e scenderanno solo dello 0,8% nel 2007.


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