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Stati Uniti: I democratici si fanno sentire

8 gennaio 2007 – L'inaugurazione della 110ma legislatura del Congresso americano è stata presidiata da un numeroso contingente del movimento giovanile di LaRouche (LYM), con vistosi cartelli e volantini esortanti al doppio impeachment (prima Cheney e poi Bush) e ad un programma di ripresa economica in stile rooseveltiano, così come delineato dal fondatore dell'EIR nel suo ultimo scritto politico, “L'arte perduta del Bilancio Capitale”. Questo documento si ripropone di istruire il legislatore su una vitale concezione “da cui dipende l'esistenza futura” degli Stati Uniti: investimenti produttivi a lungo termine nelle infrastrutture nazionali (lo scritto è disponibile in inglese sul sito www.larouchepub.com/eiw).
I lavori del nuovo Congresso inizieranno con inchieste sulla politica dell'amministrazione Bush e sul modo in cui questa ha condotto la guerra in Iraq, come indicano le udienze previste per il 9 gennaio (alla Commissione Esteri del Senato, presieduta da Joe Biden) e l'11 gennaio (Commissione Difesa del Senato, presieduta da Carl Levin). Se l'amministrazione dovesse fare muro contro le inchieste - come il vicepresidente Dick Cheney ha già dichiarato di voler fare - ci si può aspettare che emerga ben presto uno scontro che potrebbe rapidamente condurre all'impeachment.
A decidere l'esito dello scontro tra l'amministrazione e il Congresso sarà, naturalmente, l'atteggiamento dei Repubblicani, il cui sostegno è indispensabile per l'impeachment. A questo riguardo, ci sono indicazioni che Cheney e Bush siano nei guai. Per esempio, secondo il noto editorialista Robert Novak, Bush e John McCain, il senatore repubblicano che più di altri sostiene l'idea di aumentare lo spiegamento di truppe in Iraq, “difficilmente troveranno più di 12 senatori, tra i 49 repubblicani, disposti a votare un aumento di 30.000 truppe”. Tuttavia, Bush e Cheney non mostrano segni di voler abbandonare il corso intrapreso e continuano a ignorare le raccomandazioni della Comissione Baker/Hamilton.
Bush ha licenziato il comandante delle truppe USA in Iraq, il gen. George Casey, che si opponeva ai “rinforzi”. Ciò potrebbe creare ulteriori problemi a Bush tra i Repubblicani al Senato, molti dei quali sono strettamente legati ai militari.
Oltre alle inchieste ufficialmente annunciate, numerosi parlamentari democratici hanno manifestato pubblicamente l'intenzione di sfidare l'amministrazione Bush-Cheney su questioni come il prospettato aumento del contingente militare in Iraq e l'economia. Qualche esempio:
L'on. John Murtha ha dichiarato alla MSNBC, il 4 gennaio, la sua intenzione di tenere “audizioni approfondite” sulla guerra in Iraq e di prendere le iniziative necessarie per sospenderne il finanziamento. Murtha, che è passato a presiedere la Sottocommissione della Camera che si occupa degli stanziamenti, ha anche ribadito l'idea, condivisa dai principali ambienti militari, secondo cui la guerra in Iraq “non si può vincere militarmente”. Murtha ha personalmente firmato un intervento sul blog di Ariana Huffington, il 3 gennaio, in cui promette “audizioni approfondite a partire dal 17 gennaio sui temi di responsabilità, prontezza militare, supervisione dell'intelligence e sulle attività degli appaltatori privati in Iraq e Afghanistan”. Con questo si ripromette “di ridurre la nostra presenza militare in Iraq non appena diventi fattibile”. Nel blog Murtha afferma: “intervenire sui soldi è l'unico modo sicuro per mettere fine” alla guerra.
Il 5 gennaio il sen. Joseph Biden, presidente entrante della Commissione Esteri del Senato, ha accusato l'amministrazione, e in particolare il Vicepresidente, di cercare di scaricare il disastro dell'Iraq sul governo a cui lascerà le consegne tra due anni. Nel corso di un'intervista Biden ha affermato di voler indire audizioni, della durata di quattro settimane, per far luce su ogni aspetto della politica USA in Iraq, consultando personalità e funzionari di vertice in ogni settore, a cominciare dal Segretario di Stato Condi Rice che dovrebbe deporre l'11 gennaio. Nel calendario dei 10 giorni seguenti figurano già: Brent Scowcroft, Sandy Berger, Zbigniew Brzezinski, Henry A. Kissinger, Madeleine K. Albright e George P. Shultz.
“Posso concludere, almeno provvisoriamente, che buona parte dell'amministrazione, fors'anche lo stesso Vicepresidente, ritiene che l'Iraq sia perduto”, ha spiegato Biden, che ha aggiunto: questo governo “non sa come rimediare ai danni enormi che ha provocato, e non sto scherzando. La cosa migliore che cerca di fare è tentare di impedire che crolli tutto durante il proprio mandato e passare la patata bollente a quelli del turno successivo”.
Un riferimento di Biden ai parlamentari repubblicani punta all'impeachment: “Non c'è niente che un Senato degli Stati Uniti possa fare per impedire ad un presidente di portare avanti la sua guerra. L'unica cosa da fare per cambiare la mente del Presidente, se persiste su una strada controproducente, è che il suo partito prenda le distanze dalla sua posizione”.
Cheney e l'ex segretario alla Difesa Rumsfeld, ha detto Biden, “sono dei furbacchioni che hanno fatto un scommessa rivelatasi sempre più sballata. Che hanno allora pensato di fare? A me pare che abbiano capito che non c'è rimedio. Come fare allora per evitare il disastro completo?”. Cercano di fare in modo che sia il prossimo presidente “colui a cui tocca mandare gli elicotteri nella Zona Verde, per salvare chi si è rifugiato sui tetti?”, riferendosi alla zona più militarizzata e controllata di Baghdad.
I leader democratici di Camera e Senato, Nancy Pelosi e Harry Reid, hanno inviato una lettera ufficiale a Bush prendendo posizione contro l'aumento del contingente militare in Iraq e chiedendo anzi un ritiro delle truppe. “L'aumento delle truppe è una strategia da lei già sperimentata e fallita. Come molti alti ufficiali in carica e in congedo riteniamo che tentare di nuovo costituisca un grave errore”. Essi citano quindi dalla deposizione del gen. John Abizaid alla Commissione Servizi Armati del Senato: “Ho incontrato ogni comandante di divisione ... Ci siamo consultati e posso affermare ... che se aggiungiamo ora nuove truppe americane non aumentiamo significativamente la nostra capacità di successo in Iraq. E tutti si sono espressi negativamente”.
La lettera continua: “Occorre iniziare un ridispiegamento per fasi delle nostre forze nei prossimi quattro o sei mesi”, con una “rinnovata strategia diplomatica sia nella regione che oltre”.
Il sen. Patrick Leahy ha presentato un ddl per punire gli sciacalli della guerra, facendo il nome di Halliburton, Bechtel ed altri. Questo “War Profiteering Act of 2007” è stato presentato lo stesso 4 gennaio, giorno d'insediamento del nuovo Congresso, e mira a colpire l'arroccamento degli amici di Dick Cheney. “Non c'è una legge che proibisca espressamente di sciacallare sui conflitti o attribuisce esplicitamente ai tribunali federali la giurisdizione sui casi di frode perpetrate da chi lucra sulle guerre all'estero”, dice il ddl. In una sezione informativa poi Leahy fa i nomi di Custer Battles, Bechtel e Halliburton, notando come quest'ultima abbia incassato 3,5 miliardi nel 2005 e circa un miliardo al mese nel 2006. Dando elementi sulle frodi già accertate che queste ed altre imprese hanno perpetrato, Leahy fa capire che si prospettano nuove iniziative in tal senso. Egli si fa inoltre promotore di un altro ddl mirante a rafforzare la capacità di colpire la corruzione nel settore pubblico.


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