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Una finestra di opportunità strategica

     

Un'attivista del movimento di LaRouche impegnata nella campagna per l'impeachment di Cheney

28 gennaio 2007 –  Una serie di udienze al Congresso USA, tra le più serie mai viste dai tempi del Watergate, combinata all’apertura del processo al consigliere per la sicurezza di Dick Cheney, I. Lewis Libby, ha creato una “finestra di opportunità” per l’impeachment del vicepresidente USA e per sventare la minaccia di guerra all’Iran.
Parlando ad una conferenza del suo movimento giovanile a Houston il 27 gennaio, Lyndon LaRouche ha definito il compito politico: rimuovere al più presto Cheney. “Nel giro di poche settimane”, ha detto LaRouche, ci troveremo ad affrontare una grande battaglia per vedere se possiamo, in primo luogo, liberarci di Cheney, sostituirlo con un vicepresidente adatto e dare a Bush una “pensione onorevole”, in modo che il nostro vicepresidente lo sostituisca. Questo ci darà una successione costituzionalmente facile.” L’obiettivo è avere una nuova leadership presidenziale con una solida base nelle principali commissioni parlamentari. LaRouche ha confermato che in certi ambienti dell’establishment USA si discute già di chi potrebbe sostituire Cheney.
 
Processo Libby: trampolino per l'impeachment di Cheney?
 
Stando a una fonte ben informata di Washington, la domanda che tutti si pongono nella capitale USA dopo il primo giorno del processo contro I. Lewis “Scooter” Libby, consigliere del vicepresidente Cheney per la sicurezza nazionale, è: “Come mai non è stato incriminato anche il vice presidente?”. E anche se Cheney non venisse incriminato, il processo a Libby ripropone con forza la questione dell’impeachment del vicepresidente per abuso di potere.
Libby, che era il braccio destro di Cheney, è infatti accusato di spergiuro e ostruzione della giustizia nell’inchiesta sull’identità di Valerie Plame Wilson, una funzionaria della CIA moglie dell’ex ambasciatore americano Joseph Wilson; costui svolse un ruolo importante nello smascherare le menzogne escogitate dall’amministrazione Bush e Cheney per giustificare la guerra in Iraq, tra cui quella che Saddam Hussein avrebbe tentato di ottenere uranio arricchito dal Niger per costruire un’arma atomica.
Il quadro emerso al processo contro Libby è che Cheney era ossessionato dall’idea di screditare Wilson, e stando alla stessa portavoce di Cheney Cathie Martin, fu il vicepresidente in persona a dare il via alla campagna contro i coniugi Wilson, rivelando che la signora Wilson era un’agente della CIA, responsabile a  quell’epoca di indagare sulle armi di distruzione di massa in Iran.
Perfino Voice of America, un’agenzia stampa di solito controllata dal governo americano e dalla “corrente al potere”, il 26 gennaio ha pubblicato un insolito articolo in cui punta il dito contro Cheney, affermando che fu il vicepresidente a “dirigere personalmente” la campagna contro l’ex ambasciatore Joe Wilson. Il 25 gennaio, al terzo giorno del processo contro Libby, ha scritto: “Una ex portavoce del vicepresidente Dick Cheney sostiene di aver informato Cheney e il suo ex capo dello staff Lewis 'Scooter' Libby, dell’identità di un’agente della CIA che criticava l’operato dell’amministrazione Bush”.
“Cathie Martin ha testimoniato al processo di aver informato Cheney e Libby dell’identità della Plame dopo aver appreso che era un’agente della CIA. Ha aggiunto che Cheney ha diretto personalmente il tentativo di screditare le dichiarazioni dell’ambasciatore Wilson”.
Il Procuratore Patrick Fitzgerald, dopo aver dimostrato che Libby ha sempre agito agli ordini del vicepresidente Cheney, ha interrogato i suoi testimoni nei primi due giorni del processo per dimostrare che Libby mentì spudoratamente agli investigatori federali ed al Gran giurì. I testimoni hanno descritto Libby come estremamente agitato su Joe Wilson, il che dimostra che non poteva aver dimenticato le discussioni che aveva avuto con l’ambasciatore, al contrario di quanto aveva sostenuto, e che aveva discusso animatamente con l’ambasciatore anche sull’identità della moglie come agente della CIA, il che scredita l’affermazione di Libby secondo cui avrebbe appreso che Valerie Plame lavorava per la CIA solo dalla NBC e dal servizio del suo giornalista Tim Russert.
Il processo dovrebbe durare dalle quattro alle sei settimane.


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