Movimento Internazionale per i diritti civili – Solidarietà

 

 

La presenza cinese in Africa disturba i cartelli minerari

11 febbraio 2007 – Il 29 gennaio, Timesonline ha riportato una notizia, perlopiù ignorata dai media internazionali: il 25 gennaio a margine del World Economic Forum, tenutosi in quei giorni a Davos, Svizzera, i maggiori esponenti dei cartelli minerari mondiali, riuniti in un gruppo ribattezzato “i governatori”, si sono dati appuntamento per un incontro semi-segreto, durato sei ore, presso l'hotel Fluela nella città svizzera.

A questo incontro hanno partecipato tra gli altri: Paul Skinner, presidente della Rio Tinto, Tony Trahar, amministratore delegato di Anglo-American, Jonathan Oppenheimer, presidente di DeBeers, Alexei Mordashov, presidente di Severstal, e Wayne Murdy, presidente e amministratore delegato di Newmont Mining.

L'articolo riferisce che “i governatori” hanno accusato la Cina di volerli estromettere dal continente africano, attraverso l'offerta, che gli asiatici vengono facendo alle varie nazioni africane, di forti incentivi, come “costruzione di dighe, infrastrutture di telecomunicazione, stadi di calcio, strade, ferrovie e centrali elettriche in tutto il continente. In cambio di questi progetti regalati o fortemente scontati, essi vincono i diritti di esplorazione e sfruttamento di vaste aree.”

La Banca Mondiale stima che l'anno scorso la Cina abbia speso più di 10 miliardi di dollari in progetti infrastrutturali in Africa, tra cui autostrade in Nigeria, una rete telefonica in Ghana e una fonderia di alluminio in Egitto.

La Cina inoltre sta esercitando sforzi significativi anche in campo diplomatico: il Presidente Hu Jintao il 30 gennaio ha iniziato un tour di otto paesi africani ed ha firmato accordi per grandi progetti infrastrutturali ed economici, ma anche generose cancellazioni di debiti. Ad esempio, tra il 2 e il 3 febbraio il Presidente cinese, in visita in Sudan, ha firmato un accordo per un prestito teso a finanziare una linea ferroviaria tra Khartoum e Port Sudan e per cancellare alcuni debiti sudanesi verso la Cina. Tecnici agronomi cinesi, inoltre, sono attesi in Sudan per consulenze sull'uso di tecnologie in agricoltura. Oltre a ciò, è cinese una grande porzione dell'attività estrattiva del petrolio sudanese.

Di converso, l'anno scorso, 48 leader africani (tra i quali anche Robert Mugabe, Presidente dello Zimbabwe, uno dei politici africani più invisi ai Britannici e ai cartelli minerari occidentali) si sono recati a Pechino per discutere di partnership economiche ed hanno ricevuto complessivamente 5 miliardi di dollari in prestiti per lo sviluppo.

Per porre fine a questa pratica, gli oligarchi dell'estrazione mineraria hanno proposto di: “chiedere alle Nazioni Unite di imporre a questi paesi di firmare accordi che richiedano alle parti di rispettare alti standard ambientali e di sicurezza. Il settore minerario cinese gode di una scarsa reputazione in quell'area”; collaborare con l'International Finance Corporation della Banca Mondiale e lavorare con gruppi ambientalisti e con organizzazioni che incoraggino i leader africani a chiedere più garanzie dalla Cina.


[inizio pagina]

MoviSol.org

Movimento Internazionale per i diritti civili – Solidarietà

Newsletter

Il CD di Solidarietà

© Copyright

MoviSol.org

Movimento Internazionale per i diritti civili – Solidarietà