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Nuova ondata di panico tra gli hedge funds

12 marzo 2007 – La flessione del mercato ipotecario sub-prime, ovvero quello dei mutui concessi ai clienti meno affidabili, ha condotto sull'orlo del fallimento la finanziaria New Century Financial, la seconda in questa fascia del mercato, le conseguenze del quale colpirebbero mortalmente alcune grandi banche. Sia le banche che i broker si rendono conto dei rischi di contagio derivante dal crollo del portafoglio da 40-70 miliardi, dopo che tra il 5 ed il 9 marzo questo titolo ha perso il 75%. La New Century ha sospeso le sue attività di prestito e potrebbe dichiarare fallimento in qualsiasi momento.
La misura del panico è data dalla premura con la quale la Morgan Stanley ha concesso due prestiti da quasi un miliardo ciascuno per sostituire la linea di credito chiusa da un altro creditore. L'infusione di denaro non è però bastata alla New Century per finanziare tutti i suoi obblighi. Complessivamente il subprime si sta rapidamente raffreddando ed il rischio di premio sui titoli relativi schizza alle stelle.
La crisi del subprime, amplificata dal fatto che su questi prestiti si emettono regolarmente titoli immessi sul mercato, è solo una faccia dello sconquasso generale in corso. L'altra faccia è costituita dalla frenata del carry-trade, il meccanismo con il quale negli ultimi anni è stata pompata liquidità a volontà sui mercati, giocando sui differenziali di tasso (si prendevano ad esempio yen ad un tasso dello 0,6% e si acquistavano bond USA con rendimento superiore al 5%, o alternativamente operazioni di cambio più sofisticate).
Gli attori principali in entrambi questi mercati sono gli hedge funds, che hanno finito per fagocitare di fatto le grandi banche internazionali. Più dell'80% di questi fondi operano dalle Isole Cayman, che sono proprietà della Corona Britannica. Si cominciano a diffondere notizie di perdite subite da grandi hedge funds in una crisi di cui tali notizie costituiscono solo le prime avvisaglie.

Il Congresso USA alle prese con gli hedge funds

A seguito della decisione della squadra di sicurezza finanziaria del presidente (President's Working Group on Financial Markets) di lasciare che “l'industria” finanziaria si regoli da sola, il Congresso ha cercato di reagire prendendo di mira i fenomeni più macroscopici delle irregolarità finanziarie. Pur trattandosi di misure inadeguate, come ha spiegato Lyndon LaRouche nella webcast del 7 marzo, perché gli hedge funds vanno messi fuori legge e non regolamentati, c'è da prendere atto del fatto che il Congresso ha riconosciuto un problema reale.
L'8 marzo il sen. Charles Grassley ha presentato un ddl che, a detta del Washington Post “ripristina regole abolite da un tribunale federale l'anno scorso, secondo cui fondi che gestiscono più di 50 milioni di dollari debbono avere più 15 investitori registrati come consiglieri presso la SEC”, l'ente di vigilanza USA.
L'on. Barney Frank ha annunciato una serie di audizioni, a partire dal 13 marzo, su hedge funds e private equity da parte della Commissione Servizi Finanziari da lui presieduta. L'organismo parlamentare vuole chiarire:
* Che dimensione stanno assumendo questi fondi nell'economia USA ed in quella globale;
* Se chi investe nei fondi, in particolare quelli pensionistici, viene informato adeguatamente sui rischi che corre;
* Se la trasparenza delle operazioni dei fondi è sufficiente;
* L'influenza esercitata dai fondi sul mercato immobiliare;
* Se le raccomandazioni della squadra economica del presidente e la supervisione della SEC sono sufficienti;
* I rischi sistemici posti dall'aumento dei rapporti d'indebitamento e del ricorso al credito
* In che misura l'aumento di liquidità giova al mercato interno dei capitali
* Gli effetti economici verificatisi in quelle aree in cui gli hedge funds investono maggiormente.


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