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Manifestazione contro la Barrick Gold a Valpariso in Cile

Manifestazione contro la Barrick Gold a Valparaìso in Cile la scorsa estate

Il razzismo di Gore: a peso d'oro

11 apriel 2007 – Il fatto che la multinazionale Barrick Gold sia uno dei principali sponsors della prossima apparizione di Al Gore ad una conferenza a Santiago del Cile, prevista per l'11 maggio e intitolata “Riscaldamento globale e cambiamenti climatici”, ha suscitato scalpore tra i gruppi ambientalisti cileni. Gore ottiene un gettone da 200 mila dollari per l'avvenimento. L'Osservatorio Latinoamericano sui conflitti ambientali ha definito “inconcepibile” il fatto che Gore, “uno dei principali opinion-makers sul riscaldamento globale, si faccia pagare il viaggio in Cile dalla Barrick Gold”. La multinazionale dell'oro è da sempre nel mirino degli ambientalisti, che l'accusano di inquinamento e di responsabilità nello scioglimento dei ghiacciai. Ma Gore e Barrick condividono una visione filo-razzista e filo-genocidio, come pure i protettori politici e finanziari - tra cui la famiglia Bush e importanti membri del cartello globale anglo-olandese delle materie prime. Ne sono una prova i precedenti della Barrick in Africa.
Negli anni novanta, quando Gore era Vicepresidente degli USA e chairman della Commissione bilaterale USA-Sudafrica (nata nel 1994), Barrick Gold diresse, dal suo centro di Toronto, una vera e propria “invasione economica” dello Zaire, uno stato ricco di risorse minerarie. Nel 1996, Barrick Gold accampò i diritti sulle miniere d'oro a Kilomoto e Doko, nella provincia nord-orientale dell'Alto Zaire. Fu subito imitata dalla Anglo American Corporation (Sudafrica) e dalla neonata America Mineral Fields (AMF), una compagnia del Commonwealth inglese fondata in Canada nel 1995. Queste compagnie si assicurarono i diritti di estrazione nelle gigantesche miniere di rame di Kipushi, nella provincia di Shaba. Quando questi contratti di vera e propria svendita, firmati preliminarmente con Mobutu Sese Seko, allora presidente dello Zaire, non bastarono più, il cartello minerario anglo-olandese decise di perseguire un “cambiamento di regime”.
Il 9 maggio a Lubumbashi, nello Zaire occidentale, i rappresentanti di una decina di enti finanziari associati al cartello minerario (diamanti, cobalto, rame, oro, zinco, stagno, barite, magnesio) si incontrarono con Laurent Kabila, che in meno di due settimane prese il potere. Alla fine, la corsa alle materie prime costò milioni di vite e il caos nel cuore dell'Africa.
Oggi, l'ex presidente George H.W. Bush senior è membro del Consiglio internazionale di Barrick, assieme all'ex Premier canadese Brian Mulroney. Lo stesso presidente di Barrick, Peter Munk, fa parte del “Club 1001”, un consesso oligarchico controllato dai britannici di cui fa parte Maurice Strong, il mentore storico di Al Gore.
Finora, gli attivisti cileni limitano le loro obiezioni al fatto che Gore si associ a Barrick. Ma c'è da aspettarsi di più. Fabiola Marin, della associazione non governativa Vidau, ha scritto in una lettera il 7 aprile che “Al Gore avrà l'immagine di un attivista a favore dell'ambiente, ma egli si mostra spregiudicato nell'associarsi all'impresa mineraria Barrick Gold… Ogni ambientalista in Cile vorrebbe avvertirlo che la sua immagine uscirà stracciata dalla partecipazione a manifestazioni sponsorizzate da Barrick Gold”.


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