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Generale russo: il crac finanziario alimenta le spinte guerrafondaie

     
Il generale russo Leonid Ivashov

16 aprile 2007 – Riecheggiando le analisi (ma non le soluzioni) di Lyndon LaRouche, il generale russo in congedo Leonid Ivashov ha lanciato l'allarme: la spinta dell'amministrazione Bush per un attacco nucleare contro l'Iran è la risposta inevitabile “al crac del sistema finanziario globale”. Attualmente vice presidente dell'Accademia Russa per gli Affari Geopolitici, Ivashov ha in diverse occasioni denunciato i piani dell'amministrazione Bush, elaborati in combutta con Israele, per lanciare un'aggressione nucleare dell'Iran.
In un articolo apparso su Global Research il 9 aprile, Ivashov afferma: “Per quale motivo reale gli USA vogliono scatenare questo conflitto militare? Iniziative che hanno conseguenze globali possono essere concepite solo per affrontare un problema globale. Questo problema non è affatto segreto, è la possibilità di un crac del sistema finanziario globale fondato sul dollaro USA. Attualmente la massa monetaria USA supera il valore totale degli assets statunitensi di un fattore superiore a dieci. Tutto ciò che c'è negli USA - industria, edifici, high-tech, ecc. - è stato ipotecato per più di dieci volte nel resto del mondo. Un debito di tali proporzioni non può più essere ripagato, può essere soltanto annullato.
“Le cifre in dollari sui conti di individui, organizzazioni e casse statali sono una realtà virtuale. A questi numeri scritti non corrispondono prodotti, valori o qualsiasi altra cosa effettivamente esistente nella realtà.
“La cancellazione di questo indebitamento degli USA nei confronti del resto del mondo trasformerebbe la maggioranza della popolazione in risparmiatori imbrogliati. Sarebbe la fine della ben collaudata regola del vitello d'oro. Il significato degli eventi a venire è davvero epico. È per questo che l'aggressore ignora le conseguenze catastrofiche globali della sua offensiva. La bancarotta dei 'banchieri globali' ha bisogno di eventi di forza maggiore di proporzioni globali per sottrarsi a questa situazione.
“La soluzione è già pianificata. Gli USA non hanno nulla da offrire al resto del mondo per evitare il declino del dollaro oltre ad operazioni militari come quelle in Jugoslavia, in Afghanistan e in Iraq. Ma anche questi conflitti locali offrono soltanto effetti a breve termine. Occorre qualcosa di dimensioni ben più grandi e anche molto urgentemente. Si sta avvicinando il momento in cui la crisi finanziaria indurrà il mondo a rendersi conto che tutti gli assets statunitensi: tutte le sue industrie, la sua tecnologia, e altri potenziali non appartengono di diritto al paese. Allora bisognerà confiscarli per compensare le vittime, ed il diritto di proprietà di tutto ciò che è stato acquistato con i dollari in tutto il mondo - tutto ciò che è stato estratto dalla ricchezza di diverse nazioni - dovrà essere riconsiderato”.


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