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La globalizzazione provoca l'ingovernabilità in Europa

21 maggio 2007 – L'elezione del simpatizzante neo-con Nicolas Sarkozy alla presidenza francese sottolinea come l'Europa stia diventando sempre più ingovernabile come conseguenza della globalizzazione. Come più volte sottolineato da LaRouche, la globalizzazione è solo un altro nome dell'imperialismo britannico, che mira deliberatamente a distruggere gli stati nazionali in modo da lasciare il terreno libero al saccheggio economico sfrenato. Tra queste misure di globalizzazione, che comprendono la distruzione delle monete nazionali europee, ci sono quelle sostenuti dal movimento ecologista che hanno generalmente ottenuto la precedenza nei programmi dei governi europei. L'unico antidoto a questa ingovernabilità è il ritorno ad un sistema di stati nazionali in cui i governi siano risoluti ad agire in difesa delle rispettive popolazioni con misure di sviluppo economico, invece di consegnarsi supinamente al “mercato”.

In una dichiarazione dell'11 maggio Helga Zepp-LaRouche descrive questa ondata di ingovernabilità e, facendo riferimento sia all'Iraq che all'Iran, sia alla crisi dovuta al risultato elettorale francese, afferma:
“Anche senza questo estremo acuirsi della crisi, in molti stati europei la globalizzazione ha prodotto una situazione di ingovernabilità. Così le recenti elezioni in Inghilterra, nonostante il vanto di Londra di essere la capitale mondiale degli hedge funds, hanno portato alla ribalta le rivalità tra Scozia (dove il Partito Nazionale Scozzese si è affermato come primo partito), il Galles e l'Inghilterra che stanno mettendo in crisi il paese. Il Partito Nazionale Scozzese mira a tenere un referendum per l'indipendenza, cosa che il futuro Primo ministro Gordon Brown respinge categoricamente, ed ha formato un governo di minoranza sostanzialmente instabile a seguito del fallimento dei negoziati con il Partito Democratico Liberale.
“In Belgio gli antagonismi tra Fiamminghi e Valloni sono diventati altrettanto insanabili alle condizioni oggi vigenti. L'elezione del presidente del partito radicale serbo Tomiskav Nicolic alla presidenza del parlamento ha acuito le tensioni a Belgrado sulla questione del Kosovo. Nicolic ha dichiarato che in una situazione di emergenza è pronto a entrare in guerra se l'occidente sostiene l'indipendenza del Kosovo.
“Altrettanto instabile è la situazione in quasi tutti gli stati dell'Europa orientale. In Germania si sono aperte crepe nella Grande Coalizione su molti argomenti, e nonostante l'attaccamento alle poltrone c'è da chiedersi quando possa durare una tale alleanza alle condizioni di stress crescente. Ed in Francia, viste le crescenti difficoltà economiche, Sarkozy polarizzerà il paese ancora più di quanto ha già fatto”.

Una nuova glaciazione sui rapporti Europa-Russia

I timori che una vittoria di Nicolas Sarkozy in Francia lo scorso 6 maggio avrebbe avviato la costituzione di un polo degli stati dell'UE egemonizzati da Londra in funzione anti-russa sono stati purtroppo confermati al vertice di Samara del 17 e 18 maggio. La sconfitta elettorale di Gerhard Schroeder, nel settembre 2005, ha privato la Russia di un partner affidabile in Europa. L'uscita di scena di Jacques Chirac rappresenta per Putin la perdita di un altro partner affidabile. Incontrando per la prima volta la presidente di turno dell'UE Angela Merkel, il neo-eletto Sarkozy ha dichiarato che quando pensa alla Russia gli viene in mente la guerra in Cecenia, ripromettendosi con tale affronto di stabilire il tono dell'incontro UE-Russia a Samara, che iniziava il giorno successivo.

La Merkel non è voluta essere da meno ed ha attaccato le autorità russe per il temporaneo arresto del dissidente politico Gary Kasparov che voleva recarsi a Samara per contestare Putin. Il presidente della Commissione dell'UE Jose Manuel Barroso ha detto a Putin che se vuole migliorare i rapporti con l'UE deve accettare dei “principi di solidarietà”, quelli dimostrati dall'UE nel sostenere la rimozione del monumento al soldato sovietico a Tallin e nel sostenere la propaganda anti russa scatenata in Polonia a seguito di un embargo russo sull'import di carne polacca. Putin ha risposto tranquillamente che i polacchi hanno respinto per un anno intero i negoziati offerti dalla Russia sulla questione delle carni e di essere felice di aver trovato, finalmente, un portavoce polacco con cui negoziare, nella persona di Angela Merkel. A Barroso Putin ha invece chiesto di spiegargli che c'entra la storia della carne con argomenti ben più importanti all'ordine del giorno come la cooperazione nello spazio tra Europa e Russia da egli proposta. Alla Merkel Putin ha fatto notare che l'arresto dei manifestanti è cosa comune in ogni paese del mondo, ricordandole che due settimane prima in Germania sono state arrestate 146 persone che preparavano manifestazioni contro il prossimo vertice del G-8.

Putin ha aggiunto di rendersi conto di come l'allargamento dell'UE, a comprendere nuovi stati nell'Europa orientale, comporti notevoli difficoltà, ma che la Russia si riserva lo stesso diritto vantato dagli europei, e cioè quello di “proteggere gli interessi nazionali”. Per la Russia questo significa respingere la ratifica della Carta sull'Energia con l'UE perché le misure di deregolamentazione che essa comporta sono giudicate una minaccia all'interesse dei cittadini e delle imprese russe. Altre questioni controverse, come l'intenzione polacca di stazionare un sistema missilistico difensivo in prossimità del territorio sovietico, o il rifiuto di gran parte dei paesi dell'UE di consentire alle banche ed alle imprese russe di acquistare partecipazioni azionarie in banche ed imprese occidentali - mentre al tempo stesso si critica la Russia perché fa altrettanto con le sue banche e imprese - sono state eliminate completamente dalle discussioni di Samara semplicemente per rendere possibile l'incontro. Il tentativo del ministro degli Esteri tedesco di creare un'atmosfera più conciliante, recandosi espressamente a Mosca il 14 maggio, non ha raggiunto lo scopo. Per il momento la Russia dovrà fare i conti con un'Europa sempre più neo-con, che la centrale di manipolazione geopolitica londinese sospinge verso una nuova Guerra Fredda.


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