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Helmut Schmidt critica gli hedge funds

18 giugno 2007 – L'ex cancelliere Helmut Schmidt, un leader storico della socialdemocrazia tedesca, ha proposto di sottoporre gli hedge funds a qualche forma di controllo. A Schmidt, ospite al popolare talk-show televisivo di Sandra Maischberger insieme all'ex presidente tedesco Richard von Weizsaecker, è stato chiesto di commentare i compensi strabilianti da 300 milioni di euro dell'amministratore delegato del gruppo Blackstone. L'ex cancelliere ha commentato che si tratta di eccessi ormai comuni a New York e a Londra e che ormai non sono più le banche a controllare i flussi finanziari, ma gli hedge funds. Se ne contano circa 9000, per lo più registrati nei Caraibi o in altri paradisi fiscali nel Mediterraneo, dove non c'è nessun controllo. Questo è inaccettabile e occorre un accordo tra i grandi stati per esercitare un controllo complessivo sugli strumenti finanziari. Schmidt ha affermato che il ministro delle Finanze Peer Steinbrueck e la stessa cancelliere Angela Merkel starebbero considerando dei passi in questa direzione.
Weizsaecker ha aggiunto che la questione degli hedge fund è stata discussa al vertice del G-8, ma che poi non se ne è saputo più niente. Helmut Schmidt aveva sottolineato la necessità di affrontare il tema in seno al G8 in un articolo pubblicato dal settimanale Die Zeit il 7 giugno, durante il vertice di Heiligendamm. Schmidt faceva notare come quel vertice, ideato da lui stesso e dal presidente francese Giscard d'Estaing nel 1975, era degenerato in un evento massmediale senza discussioni approfondite. Notava inoltre che la volatilità dei mercati finanziari globali dovrebbe costituire il primo argomento di discussione negli incontri di quel genere. La bolla finanziaria ora è diventata “legale”, ha scritto Schmidt, perché “quel denaro può essere sbattuto di qua e di là, si possono cancellare tutti i crediti a breve termine per paura e provocare così una recessione. Per impedire sviluppi fatali di questo tipo, le grandi potenze economiche debbono mettere sotto controllo la crescita selvaggia dei mercati finanziari. Debbono isolare le isole, i paradisi fiscali senza supervisione. Leggi concordate tra America, Germania o Inghilterra permetterebbero già di prosciugare i paradisi fiscali dei Caraibi. Fino ad ora però questo non è stato fatto perché specialmente l'America e l'Inghilterra ritengono che i loro benefici a breve termine siano più importanti del pericolo di un crollo sistemico”.

Il crollo immobiliare si prospetta anche in Europa

Esperti finanziari e bancari si rendono sempre più conto del rischio di un tracollo del settore abitativo e delle conseguenze globali. Nell'occhio del ciclone c'è il mercato della casa negli USA, ma gli scricchiolii si sentono ora anche in Europa e soprattutto in Inghilterra.
Il 15 giugno il quotidiano finanziario danese Borsen riferiva i moniti di un crollo del mercato della casa lanciati dal docente di Yale Robert Shiller. Secondo Shiller, autore de libro “Esuberanza irrazionale”, il mercato globale della casa potrebbe crollare del 40% anche in Europa. “La gente ha la strana convinzione che ciò non possa avvenire, ma non è solo negli USA che i prezzi possono cadere del 20-40 per cento”. Shiller ha fatto riferimento ai tassi d'interesse, che in sole sei settimane sono risaliti di tre quarti di un punto percentuale. “L'aumento dei tassi d'interesse arriva in un brutto momento. I tassi d'interesse su molti mutui casa aumentano e i creditori aggravano le condizioni per i prestiti. Un più alto tasso d'interesse a lungo termine condurrà ad una caduta ancora maggiore dei prezzi abitativi” ha ammonito Shiller.
Pochi giorni prima, l'11 giugno, il Daily Mail ha riferito i risultati di uno studio della ABN-Ambro, concluso ad aprile ma reso noto solo recentemente. Oggetto dello studio è il mercato abitativo nel Regno Unito, che risulta più pericolante di quello americano. Lo studio cita l'economista Dominic White secondo cui le famiglie inglesi contraggono mutui “insostenibili” e sono vulnerabili all'aumento dei tassi. “L'aumento dei tassi può condurre ad una maggiore volatilità economica. Ritengo che in tal modo il mercato abitativo sia vulnerabile ad una correzione su scala globale”, scrive White.
Nel rapporto ABN-Amro si legge: “Il Regno Unito è più vulnerabile degli USA ad una correzione del settore abitativo. La sopravvalutazione è ancora più acuta, avvicinandosi al 50% in Inghilterra, rispetto al 25% degli USA. A motivo della scarsa offerta di abitazioni in Inghilterra, una caduta dei mercati comporta più facilmente un tracollo dei prezzi rispetto agli USA con il rischio di “ricadute” in tutto il resto dell'economia. ABN-Amro rimprovera la banca d'Inghilterra per aver ridotto i tassi nell'agosto 2005, lasciando intendere così che i prezzi sarebbero continuati a salire, mentre invece la Federal Reserve cercava di raffreddare la situazione negli USA. Considerata inoltre la situazione del notevole deficit dei conti correnti in Inghilterra, e la forte valutazione della sterlina, un crollo del settore abitativo metterebbe in moto una crisi della sterlina che la Banca d'Inghilterra non potrebbe controllare.
Nel Regno Unito “il prezzo della casa sembra decisamente sganciato dai fondamentali”, si legge nel rapporto. Mentre le case statunitensi sono sopravvalutate, “la sopravvalutazione in Inghilterra è molto più accentuata”. Per quanto riguarda la Banca d'Inghilterra, essa “sembra aver creato l'impressione che ... non lascerà cadere i prezzi delle abitazioni”. Questo ha creato “eccessi speculativi” nel mercato abitativo. Il rapporto nota anche che il debito totale per la casa in Inghilterra è pari al 150% del reddito netto disponibile, mentre negli USA è del 120%.

La crisi dei mutui e l'ondata dei pignoramenti negli USA

Bargain Network riferisce che negli USA le procedure di pignoramento a maggio interessano 149 mila unità abitative con un aumento del 6% rispetto ad aprile. Per gli ultimi sei mesi l'aumento si calcola al 40%, con 108 unità abitative coinvolte a novembre. Per RealtyTrac, un'altra agenzia del settore, le cose stanno molto peggio, l'aumento dei pignoramenti tra aprile e maggio sarebbe addirittura del 19% e del 90% rispetto al maggio 2006. Gli annunci di insolvenze, di pignoramento e di vendite all'asta censiti dall'agenzia sono saliti a 176.137 a maggio.
Poiché sui mutui casa poggiano molti assets del sistema bancario, la crisi immobiliare sta dando vita ad una stretta creditizia. Gli interessi sui titoli decennali del tesoro sono saliti dal 4,50% di marzo a quasi il 5,3% il 12 giugno. Ciò non fa che acuire la crisi, perché gli interessi su mutui e altre rateazioni mensili aumentano.
Tutto questo significa che centinaia di migliaia di famiglie perdono la casa e che i politici devono fare i conti con loro. Qualcuno, come il parlamentare democratico Barney Frank, ha preso un'iniziativa con cui diffida la Federal Reserve: o si fa garante in materia di mutui, intervenendo per proteggere i mutuatari dalle truffe, oppure occorrerà affidare questa responsabilità ad un altro ente, ad esempio la Federal Deposit Insurance Corp., oppure all'organismo del Tesoro per il controllo del denaro circolante, l'Office of the Comptroller of the Currency.


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