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In preda al panico le banche centrali decidono i salvataggi

14 agosto 2007 – Le banche centrali hanno deciso di aprire i rubinetti e immettere nei mercati la liquidità necessaria per tentare di arginare i disastri provocati dallo scoppio della bolla dei mutui subprime iniziato a fine luglio. A pompare più denaro spiccano la Banca Centrale Europea, poi la Federal Reserve, le banche centrali asiatiche.
Si tratta di una mossa disperata che non rappresenta nessuna soluzione reale. Il 7 agosto la Fed aveva annunciato che non avrebbe cambiato politica monetaria sebbene fossero evidenti le difficoltà di Bear Stearns e di un gruppo di hedge funds. Poi evidentemente ci fu un ripensamento. A caldo, quello stesso giorno, Lyndon LaRouche commentò: “i banchieri centrali hanno deciso di lasciare che il sistema esploda”, ovvero, una volta considerate le dimensioni del problema e le risorse a loro disposizione, quei banchieri avevano concluso che gli interventi di salvataggio sarebbero stati più dannosi che abbandonare a sé stesse le imprese in pericolo. Anche da Londra qualche esperto commentò subito che non vi sarebbero stati rifinanziamenti “alla Greenspan”.
La decisione delle banche centrali di starsene alla finestra era stata accolta da grida di allarme come quelle del commentatore televisivo Jim Cramer (vedi oltre).
L'8 agosto poi le banche centrali hanno deciso l'inversione di rotta ed hanno aperto i rubinetti. Come mai? Secondo LaRouche: “In soli pochi giorni la crisi è peggiorata tanto da far cambiare idea alle banche centrali. Sono stati travolti dalla crisi”. Il 9 agosto la Fed ha immesso 24 miliardi di dollari nel sistema bancario americano attingendo alle proprie riserve. Lo stesso giorno la BCE ha scucito 95 miliardi di euro.
Entro il 10 agosto le elargizioni alle banche avevano raggiunto 323 miliardi e nonostante ciò i listini delle borse mondiali continuavano a crollare, guidati dai titoli bancari. Gli “spreads” dell'insolvenza sul credito nei mercati azionari si sono ancora allargati l'11 agosto mentre venivano registrate grandi perdite degli hedge funds. Il peggio non è ancora passato: siamo solo alla vigilia del 15 agosto che segna 36 anni dalla decisione di Nixon di sganciare il dollaro dall'oro. In tale data molte banche debbono fare i conti con le scadenze di strumenti finanziari emessi a fronte di operazioni di cartolarizzazione di crediti denominati ABCP (Asset-Backed Commercial Paper), i titoli a cui si deve principalmente il rischio di fallimento in cui è incorsa la Industriekredibank (IKB) il 2 agosto. Ferragosto è anche la scadenza trimestrale per il ritiro degli investimenti dagli hedge funds. Viste le circostanze, molti hedge funds cercheranno di bloccare il ritiro degli investimenti esasperando in tal modo la perdita di fiducia nei mercati finanziari.

La terapia d'urlo

Il presidente della Fed Ben Bernanke è famoso per aver detto anni fa che in caso di stretta creditizia avrebbe mandato elicotteri carichi di dollari a inondare di liquidità le banche. Quando ha tentennato, il 7 agosto, ha gettato nel panico la comunità finanziaria mondiale.
Un esempio è quello del commentatore finanziario Jim Cramer, ex dipendente di Bear Stearns. Jim Cayne e Sam Molinaro, dirigenti di Bear Stearns, avevano detto che i problemi dei loro hedge funds erano casi isolati mentre “l'impresa è finanziariamente solida”. Cramer, intervistato al proposito dalla CNBC il 3 agosto ha perso il controllo ed ha cominciato ad urlare di fronte alle telecamere “Bernanke deve aprire lo sportello di sconto ... non si rende conto di com'è nera la situazione. Non si rende conto, proprio no! Io ho consultati i dirigenti di tutte queste imprese nelle ultime 72 ore. I miei collaboratori sono in quest'attività da 25 anni e finiranno per perdere il lavoro. Le imprese qua falliscono. Il mercato è molto diverso ma alla Fed dormono. Sono matti. Non sanno niente. Sono quattordici milioni coloro che hanno contratto un mutuo negli ultimi tre anni; la metà su basi precarie. Questi perderanno la casa. E' da matti. Mi spiace lasciarmi andare ma dovreste sapere che cosa mi dicono, in privato, prima di venir qui qui, giorno e notte, di continuo. Li dovreste sentire quei manager col piglio da duri che adesso si comportano da *** . Chiama qualcuno, spicciati, dai fai qualcosa! Io ho lavorato per uno stipendio fisso a Goldman Sachs. Non è il momento di essere compiacenti. Adesso arriva l'Armageddon nel mercato dei redditi fissi”.

Chi vuole ridere trova qui la registrazione:

http://fr.youtube.com/watch?v=SWksEJQEYVU


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