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Tremonti: “una crisi potenzialmente globale”

15 agosto 2007 – In un'intervista al Corriere della Sera del 11 agosto, l'ex ministro dell'economia Giulio Tremonti ha commentato l'attuale terremoto in atto sui mercati finanziari chiamandola “una crisi potenzialmente globale”. Riferendosi ad un precedente intervista del novembre 2006 intitolato “L'America rischia una crisi stile '29”, Tremonti ha detto “In realtà per tanti anni ho criticato gli eccessi della globalizzazione, ne ho segnalato i “rischi fatali”, ho parlato di protezionismo e colbertismo. Per tanti anni, da esperti e saggi, sono considerato più o meno come un matto. Vediamo adesso chi è stato saggio e esperto”.
Il 6 giugno di quest'anno, Tremonti ha discusso proprio il tema della crisi finanziaria internazionale e le misure necessarie per rimettere in sesto l'economia reale a Roma con un altro che considera “matto”, l'economista e leader democratico Lyndon LaRouche. In quella sede, Tremonti ha detto che le proposte di LaRouche per riorganizzare il sistema monetario ed economico attuale, incentrate sui grandi progetti infrastrutturali a livello internazionale, potrebbero sembrare “la visione di un matto, ma di solito anche sulle visioni del matto cammina la storia” (vedi).
Nell'intervista al Corriere, Tremonti cita ciò che tutti sanno, ma che i politici e gli economisti rifiutano di ammettere: “Il punto fondamentale è che con la globalizzazione l'economia finanziaria si è distaccata dall'economia reale e si è automoltiplicata vertiginosamente. Se un fondo ti offre 100 per un industria che ne vale 10, devi preoccuparti proprio perché ti offre 100! Le autorità monetarie nazionali e sovranazionali cercano di fare surveillance. E' un tipo di sorveglianza che non basta più in rapporto alla dimensione e alla forza globale della finanza.”
In conclusione, l'attuale Vice Presidente della Camera fa capire che nonostante il predominio della finanza nell'economia, i governi possono intervenire per fermare la crisi. “Le dirò tre cose, due negative, una positiva. La crisi dell'economia finanziaria diventa sempre crisi dell'economia reale. La crisi dell'America diventa sempre la crisi del mondo. La cosa positiva è che governi e autorità monetarie, se lo capiscono e lo vogliono, possono ancora intervenire”.


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