Movimento Internazionale per i diritti civili – Solidarietà

 

 

Un Comitato ad Hoc per la Nuova Bretton Woods

 

Facendo seguito agli appelli precedenti, del 1997, 2000 e 2006, sottoscritti da migliaia di personalità da tutto il mondo, tra cui ex capi di stato, parlamentari, sindacalisti, imprenditori, amministratori locali, esponenti di chiese e dell’esercito ed altri, la presidente dello Schiller Institute Helga Zepp-LaRouche ha lanciato il 15 agosto 2007 il seguente appello, che circola in tutto il mondo su internet, e sarà pubblicato su alcuni giornali coi nomi dei firmatari, nonché presentato al Congresso USA e ad altri parlamenti.

 La crisi sistemica del sistema finanziario mondiale è in pieno corso. Scatenata, ma non provocata dal crollo del mercato dei mutui a rischio sub-prime negli Stati Uniti, e dalla fine dello yen-carry trade iperinflazionistico in Giappone, rischia di far crollare il castello di carte degli “strumenti finanziari creativi”, come l’ex governatore della Federal Reserve Alan Greenspan definisce i vari derivati. Man mano che aumentava la follia predatoria delle acquisizioni da parte di vari hedge funds, negli ultimi mesi, le banche di investimento che hanno finanziato i mutui a rischio ora si ritrovano sedute su un mucchio di crediti inesigibili. Molti finanziatori di mutui a rischio negli Stati Uniti dichiareranno la bancarotta, e crolleranno altre banche nel vortice della crisi creditizia. Negli Stati Uniti l’esposizione dei mutui a rischio è attualmente di 10.000 miliardi di dollari, di cui un terzo sono crediti inesigibili. In Germania l’esempio della IKB-Bank e della Westdeutsche Landesbank dimostra che i consigli di amministrazione delle banche fanno fatica ad ammettere l’entità delle loro perdite.

Ormai è sfatato il mito secondo cui le banche centrali avrebbero un numero illimitato di possibilità per mettere sotto controllo un crac finanziario: ora si trovano tra la Scilla della lotta contro l’inflazione adottando alti tassi d’interesse (urgenti di fronte all’inflazione dei prezzi delle materie prime e del petrolio, ma che provocherebbero ulteriori scoppi di bolle finanziarie come quella dei mutui americani) e la Cariddi della crisi creditizia, scatenata dal crollo dell’”effetto leva al contrario”. Se le banche centrali tenteranno di fermare la reazione a catena immettendo centinaia di miliardi di liquidità, come è avvenuto nelle 24 ore successive al venerdì nero di Ferragosto, provocheranno un’iperinflazione come quella della Germania di Weimar del 1923, solo questa volta non soltanto in un paese, ma a livello mondiale.

E’ un dilemma da cui non c’è via di uscita: questo sistema finanziario è finito.

Chi rischia di subirne le conseguenze catastrofiche è la popolazione mondiale. Se i governi non saranno più in grado di finanziare le proprie funzioni, la società rischierà di sprofondare nel caos. Il modello della cosiddetta globalizzazione è in bancarotta tanto quanto lo era il modello comunista nel 1989-91. Tutti i principii a cui è associato, ad esempio l’”outsourcing” (ovvero il trasferimento della produzione in paesi dove costa poco la manodopera), la società del “valore azionario”, “money-makes-money”, la produzione “just-in-time”, “benchmarking” etc, si sono dimostrati fallimentari. Il crollo delle infrastrutture nei paesi del G7 è il migliore indicatore del disastro provocato dal liberismo economico.

Per impedire le sofferenze intollerabili che subirebbe la popolazione col crollo del sistema finanziario mondiale, i sottoscritti esigono dunque la convocazione immediata di una conferenza di emergenza che dia vita ad una nuova architettura finanziaria nella tradizione del sistema di Bretton Woods creato dal Presidente Franklin Delano Roosevelt nel 1944.

I sottoscritti ricordano inoltre che il Parlamento italiano ha ripreso la proposta di LaRouche per una nuova Bretton Woods nella mozione approvata alla Camera del Deputati il 6 aprile 2005, che impegna il governo italiano a “proporre la convocazione di una nuova conferenza internazionale a livello di Capi di Stato e di Governo, come quella che si tenne a Bretton Woods nel 1944, allo scopo di fondare un nuovo sistema monetario internazionale”.

La necessità di tale riorganizzazione fondamentale è ancor più evidente oggi, ed è aumentato anche il potenziale di realizzarla. Il motivo è un’ironia della storia. Quando nel 1991 crollò l’Unione Sovietica, i neoconservatori intorno al Presidente George Bush decisero di trasformare la repubblica americana in un impero, rifacendosi al progetto di “un nuovo secolo americano”, un’ideologia secondo cui nessuna nazione o gruppo di nazioni avrebbe mai dovuto minacciare economicamente o militarmente la supremazia americana.

Ora gli stessi neoconservatori dell’amministrazione Bush-Cheney, con la loro politica di guerre preventive e cambiamenti di regime, hanno fatto sì che accelerasse il processo di cooperazione tra le nazioni dell’Eurasia e dell’America Latina, che altrimenti sarebbe durato decenni, come reazione alla politica unilaterale americana. Numerosi capi di stato hanno dichiarato la loro intenzione di difendere il bene comune della loro popolazione dagli attacchi degli organismi finanziari legati alla globalizzazione. E’ tornata all’ordine del giorno l’urgenza di un nuovo ordine economico mondiale più giusto. Sono all’ordine del giorno in molti paesi alcuni dei progetti proposti da decenni dal movimento di LaRouche, per promuovere la ricostruzione dell’economia reale, tra cui quello del ponte di sviluppo eurasiatico.

Sarebbe un’illusione pensare di poter riorganizzare il sistema finanziario mondiale senza gli Stati Uniti. I sottoscritti chiedono dunque una maggiore collaborazione con “l’altra America”, quella nella tradizione della Rivoluzione Americana e della Dichiarazione di Indipendenza, l’America di Alexander Hamilton, John Quincy Adams, Abramo Lincoln, Franklin D. Roosevelt e Martin Luther King, che oggi si ispira a LaRouche. L’America dovrà entrare a far parte di una comunità di repubbliche sovrane fondate sui principii e legate da un comune interesse per l’umanità.

Negli ultimi mesi l’economista e leader democratico americano Lyndon LaRouche ha ribadito più volte che solo la combinazione tra un’America trasformata, la Russia, la Cina e l’India avrà la forza necessaria per mettere all’ordine del giorno la questione urgente della riorganizzazione del sistema finanziario.

Per correggere gli errori madornali commessi all’insegna della svolta paradigmatica degli ultimi 40 anni, da quando Richard Nixon mise fine al sistema dei cambi fissi nel 1971, e dalla globalizzazione che ha fatto seguito alla fine dell’Unione Sovietica, fino ad arrivare all’odierna finanziarizzazione dell’economia, dovremo attuare le seguenti misure:

1.     Dichiarare la bancarotta dell’attuale sistema finanziario e sostituirlo con uno nuovo.

2.     Adottare immediatamente un sistema di cambi fissi.

3.     Proibire la speculazione finanziaria stipulando appositi accordi tra i governi.

4.     Attuare una riorganizzazione del debito e, ove sia necessario, una cancellazione del debito.

5.     Aprire nuove linee creditizie, con la creazione del credito da parte dello Stato, nella tradizione di Alexander Hamilton e del Sistema Americano, al fine di rendere possibile la piena occupazione, tramite investimenti nelle infrastrutture di base e nell’alta tecnologia.

6.     Completare il ponte di sviluppo eurasiatico, quale fulcro di un programma di ricostruzione dell’economia mondiale, rendendo così possibile non soltanto un miracolo economico, ma anche una pace duratura nel XXI secolo.

7.     Un nuovo “Trattato di Westfalia” che garantisca l’accesso e lo sviluppo delle materie prime a tutte le nazioni sulla terra nei prossimi 50 anni.

I sottoscritti ritengono che il sistema della “globalizzazione”, col suo capitalismo predatorio, sia fallito economicamente, finanziariamente e moralmente. Al centro dell’economia andrà messo di nuovo l’Uomo e il bene comune. Il nuovo ordine economico mondiale dovrà garantire i diritti inalienabili di tutto il genere umano.

Firmato 

Helga Zepp-LaRouche, presidente dello Schiller Institute e del BueSo (Movimento Solidarietà tedesco)


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