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Echi e appoggi alla soluzione di LaRouche in Italia e in Russia

27 agosto 2007 – Dall'Italia, dove l'analisi di LaRouche sul crac finanziario è ben nota e il Parlamento votò nel 2005 una risoluzione a favore di una riorganizzazione del sistema monetario e finanziario, diverse voci hanno espresso una valutazione realistica del crac in corso.
L'economista Nino Galloni, ex segretario generale del ministero del Lavoro, ha rilasciato una dichiarazione all'EIR e pubblicata su questo sito, in cui rilancia l'idea di una Nuova Bretton Woods. “Le turbolenze finanziarie di questi giorni sono solo un assaggio di quello che ci aspetta dall'autunno in poi”, afferma Galloni. “L'unico modo - continua - per evitare un tracollo dopo l'autunno che potrebbe coinvolgere anche l'economia reale, mi pare quello di riprendere in esame la possibilità di dedicare i prossimi due anni - entro i quali si determinerà la crisi decisiva - alla creazione di una nuova Bretton Woods che riesca a trasformare i titoli cartacei pseudomonetari in obbligazioni a lungo termine, da utilizzare per le grandi infrastrutture planetarie e di rilancio dello sviluppo economico. Solo così, facendo leva sul potenziale di sviluppo del pianeta, realizzandolo intendo, sarà possibile veder confermata l'attuale pseudomoneta speculativa e pericolosa, in titoli che corrispondano al valore della produzione mondiale tra dieci o venti anni”.
Il vicepresidente della Camera ed ex ministro dell'Economia Giulio Tremonti ha dato una lunga intervista al Corriere della Sera in cui ricalca numerosi “cavalli di battaglia” di LaRouche, a cominciare dal New Deal di Roosevelt che era il tema del convegno pubblico tenutosi lo scorso giugno a Roma, in cui LaRouche, Tremonti e il sottosegretario Gianni si erano confrontati.
“Agosto 2007: tempus revolutum”, esordisce Tremonti, che afferma: “La crisi finanziaria è un tornante intorno a cui svolta un pezzo della nostra vita. Porterà conseguenze non solo economiche, anche politiche, anche "spirituali". Segna la fine di molte equazioni. Che la patria sia uguale al mondo, che l'euro contenga l'Europa; che il mercato sia tutto, che il denaro sia gratis; che i consumi siano la sublimazione dell'esistenza, che i desideri contino come i bisogni. Il vuoto lasciato alla finanza sarà colmato dal ritorno dei valori. I bisogni vengono prima dei desideri, Caino è diverso da Abele, la vita non è solo il pil e non è solo la scienza, il '68 non è il futuro ma il passato, il governo dell'Europa deve passare dall'inerzia all'iniziativa economica come nel New Deal di Roosevelt “.
“L'intensità della crisi finanziaria in atto - continua Tremonti - non è ancora ben stimata. E' probabilmente ancora sottostimata”, e prende in giro “i don Ferrante dell'economia, che discettano se sia sostanza o accidente, se sia '29 o non '29. Comunque sia, questa è una Crisi con la C maiuscola”.
Il Senatore Mario Baldassarri, ex Vice-Ministro dell'Economia e delle Finanze dal 2001 al 2006, ha dichiarato che la crisi vera va molto oltre la questione dei mutui, e ha a che fare con l'assetto dell'economia reale. In un'intervista allo Strategic Alert, Baldassarri ha detto che “i mutui ad alto rischio, i sub-prime di cui si parla, sono la punta di un iceberg. Nel senso che il tema vero è lo squilibrio americano, lo squilibrio dell'economia mondiale”. Indicando il deficit estero americano come “la madre di tutti i problemi”, che sussiste soltanto perché la Cina lo finanzia, il Senatore ha detto che oltre agli interventi di emergenza da parte delle banche centrali, “la risposta vera, in termini di strumenti di governo, è il riaggiustamento dell'economia mondiale… Apparentemente l'America cresce, la Cina cresce, e l'Europa dorme. Però è una crescita che poggia su basi di sabbia. Occorre rovesciare i termini… Occorre fare crescere l'America, fare crescere l'Asia, e fare crescere molto di più l'Europa, poggiando su un sistema monetario internazionale e un sistema di cambi che sia compatibile e rispecchi questi andamenti delle economie reali.”
In merito alla proposta della Nuova Bretton Woods fatta dal movimento di Lyndon LaRouche, Baldassarri ha risposto “Ci vuole una nuova governance. Chiamiamola una Nuova Bretton Woods o come volete. Il mondo è cambiato e non possiamo avere un assetto di istituzioni monetari e finanziari internazionali che rispecchia il vecchio mondo che non c'è più”.
Il Viceministro delle Finanze Vincenzo Visco, in un'intervista al Corriere della Sera il 16 agosto, ha anch'egli richiamato il sistema di Bretton Woods, dicendo: "La globalizzazione finanziaria ha provocato in maniera quasi ciclica ogni 2-3 anni crisi di questo genere. Il problema è controllare l'instabilità del sistema: dalla conferenza di Bretton Woods siamo passati a regimi sempre piu' esposti". Visco ha spiegato che "effettivamente esiste un problema di controllo della finanza globale: qui l'alternativa è tra la sicurezza dei mercati finanziari e l'arricchimento di alcuni manager che gestiscono questi prodotti che possono finire nel portafoglio di qualunque cittadino.”

Anche Glaziev si associa: il sistema finanziario internazionale è finito
Giovedì 23 agosto, a Mosca, l'economista Sergej Glaziev, deputato della Duma e presidente dell'Istituto Nazionale per lo Sviluppo, ha tenuto una conferenza stampa per spiegare le vere dimensioni della crisi finanziaria in corso. Secondo quanto riferito dalle agenzie Rosbalt e Novi Region, egli avrebbe identificato i principali sintomi della “fase di autodistruzione delle bolle speculative finanziarie del dollaro e dello yen”, rendendo così, su questo punto, un'analisi identica a quella di Lyndon LaRouche. Da una parte c'è un crisi ipotecaria (quella degli Stati Uniti), dall'altra assistiamo alla distruzione delle istituzioni finanziarie internazionali a causa della loro implicazione nel sistema dello yen carry trade. Glaziev avrebbe esordito dicendo che “la situazione sui mercati finanziari equivale a una crisi economica permanente, dunque nessuno dovrebbe essere colto di sorpresa, davanti all'attuale svalutazione del dollaro o all'assenza di crescita industriale in Giappone”
Glazyev avrebbe anche detto che la crisi attuale è la maturazione di un processo durato una quarantina d'anni: “Nel 1971 il sistema della Riserva Federale degli Stati Uniti e la Banca del Giappone pomparono le loro monete nell'economia mondiale […] La Banca nazionale del Giappone stampò tanta moneta quanta poté essere assorbita dal Giappone stesso e dai Paesi vicini.” L'economista russo parla del 1971 perché quell'anno sancì la fine del sistema di Bretton Woods. Infatti, in quell'anno, muovendosi in qualità di Segretario del Tesoro del Presidente Richard Nixon, George Shultz diresse la condanna a morte del sistema di tassi di cambio fissi. Da quel momento, dice Glaziev, “la Riserva Federale americana emise 2 miliardi di dollari al giorno, per raggiungere una cifra dieci volte superiore in questo mese d'agosto 2007. […] Ma qualunque piramide finanziaria ha una fine, presto o tardi.”
Glaziev ha ricordato che i funzionari della finanza russa non sono sufficientemente preparati per affrontare la crisi in arrivo, dicendo che “non prendono alcuna misura” al riguardo. Persino sul breve termine, la Russia ha perso 30 miliardi di dollari a causa della svalutazione della moneta americana, mentre il 45% dei 120 miliardi di dollari che costituiscono il Fondo di Stabilizzazione russo è esposto a perdite ancora più forti. La misura a breve termine proposta da Glaziev sarebbe quella di accrescere le riserve auree della banca centrale russa e di contrattare le esportazioni di petrolio russo in rubli. Avrebbe aggiunto che il rublo “potrebbe essere trasformato in moneta di riserva per i paesi della Comunità degli Stati Indipendenti, per l'Europa e per la Cina.” Di questa proposta aveva già parlato Putin, durante il Forum economico internazionale di San Pietroburgo, lo scorso giugno.
Galziev, corteggiato da diverse correnti politiche in vista delle elezioni legislative del prossimo dicembre, ha spiegato che deciderà entro due settimane se si candiderà o no. Fondatore ed ex presidente del partito Rodina (“Madrepatria”), aveva dichiarato in precedenza di non voler partecipare alla battaglia politica, bensì di voler apportare idee e leadership, tramite l'Accademia delle Scienze russa di cui egli è membro.


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