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L'esplosione della crisi finanziaria globale richiede l'immediato ritiro dall'Iraq

27 agosto 2007 – Lyndon LaRouche torna ad esprimere il suo parere sulla situazione internazionale, un cocktail di crisi finanziaria, avventure militari imperialiste e tanta incompetenza presso gli “esperti”. Parlando della crisi bancaria e della bolla immobiliare, infatti, il 26 agosto egli ha sostenuto che ogni ulteriore dispiegamento di forze in Iraq sarebbe una follia, concludendo con un ennesimo appello affinché siano ritirate tutte le truppe americane.
Ha così espresso la sua posizione: “C'è una combinazione di crisi bancarie e immobiliari, che costituiscono soltanto il fronte visibile di un processo di collasso finanziario, il più grande collasso della storia moderna. Chiunque parli di estendere l'impegno militare in Iraq, in questo contesto in pieno svolgimento, è un malato di mente.” Ha poi aggiunto che “c'è bisogno di un ritiro immediato di tutte le forze americane dall'Iraq. Si può e si deve fare, ricorrendo davvero alla diplomazia. Possiamo creare, con la diplomazia, il tipo di coalizione tra nazioni vicine e lontane, che renda il ritiro immediato delle truppe un fattore di stabilizzazione. Dobbiamo confrontarci con i problemi reali, senza abbandonare la strada che rappresenta l'unica soluzione praticabile.”
Così, è tornato a parlare del tema del collasso finanziario globale in corso. “Dobbiamo cambiare i progetti politici del governo degli Stati Uniti, affinché questo affronti la massima crisi finanziaria della storia. Dobbiamo affrontare immediatamente la crisi del settore immobiliare e il pericolo che essa provochi il collasso dell'intero sistema bancario. Dunque, dobbiamo assolutamente svincolarci dalla guerra in Iraq. Il processo di progressiva liberazione delle truppe da tale vincolo deve cominciare sin d'ora.” Ha aggiunto che “annunciando l'immediato ritiro delle truppe americane dall'Iraq, possiamo cominciare oggi a impiegarle in altre zone, fuori da Baghdad e da altre zone di combattimento, in vista del completo e ordinato richiamo in patria. Nel mentre, possiamo lavorare diplomaticamente, con la Russia, la Cina e l'Europa, con le nazioni confinanti come l'Iran, la Siria, la Turchia, l'Arabia Saudita e la Giordania, con le nazioni dell'Organizzazione delle Conferenza Islamica (OCI), e con altre. Possiamo fare tutto questo immediatamente. Chiaramente il ritiro completo dell'esercito americano prenderà un po' di tempo, ma la politica deve essere dettata ora, e il tema del collasso finanziario globale, cioè della disintegrazione sistemica, deve essere considerato nella sua pienezza.”
LaRouche fa sapere di apprezzare le opinioni espresse da alcuni rappresentanti al Congresso, come il senatore repubblicano John Warner, che ha chiesto a Bush di annunciare un parziale ritiro delle truppe entro la fine dell'anno. Ha però precisato che questa richiesta è rappresentativa di un approccio insufficiente ad affrontare la vera natura della crisi. “Alcune persone stanno cominciando a pensare che la guerra in Iraq sia parte della nostra eredità nazionale. Questa è la vera tragedia; la vera tragedia è mantenere le truppe laggiù - considerato che lo si fa soltanto per soddisfare un perverso desiderio di compiacere coloro, tra i Britannici, che sperano di vedere l'istituzione degli Stati Uniti distrutta prima che Bush e Cheney lascino la Casa Bianca.”
LaRouche ha concluso così: “Dobbiamo andarcene ora. Questo è un caso immediato di diplomazia, non di sparatorie senza sosta. Mentre gli Stati Uniti diventano infantili ogni giorno di più, il loro vicepresidente si conferma un criminale. L'estromissione di Cheney dalla Casa Bianca è quindi una priorità urgente e immediata, per il Congresso e per altri soggetti politici.”

Cheney e gli inglesi preparano il golpe contro Al-Maliki?

Si accumulano gli indizi di una manovra volta a rovesciare il governo iracheno di Al Maliki per sostituirlo con un “uomo forte” collegato all'ex premier Iyad Allawi e accompagnando il tutto con il rimpasto dei servizi segreti iracheni. Secondo una fonte araba, i governi americano e inglese starebbero lavorando discretamente per isolare e screditare l'attuale primo ministro: fioccano accuse che lo presentano come agente iraniano o come leader dei soli Sciiti, incapace di rappresentare l'intero paese.
Fonti americane confermano all'EIR che sia a Washington che a Londra si fanno sentire le pressioni provenienti dall'Arabia Saudita affinché Al-Maliki sia allontanato addossando a lui la colpa del fallimento della stabilizzazione dell'Iraq, “nonostante” la politica dei rinforzi voluta da Bush. Diversi mezzi d'informazione USA, tra cui ABC e CNN, hanno riferito il 24 agosto che l'ex premier Allawi, tanto caro agli anglo-americani, ha ingaggiato un'impresa di PR collegata alla Casa Bianca perché sostenga l'opportunità di deporre il regime di Al-Maliki e riportare Allawi al potere. L'assegno da 300 mila dollari è andato alla Barbour Griffith & Rogers, diretta da Robert Blackwill, ex emissario di Bush in Iraq, che conta nel suo staff Philip Zelikow, fino a qualche tempo fa collaboratore di Condi Rice, e Lanny Griffith, rastrellatore di fondi delle campagne di Bush e Cheney. Il fondatore dello studio è l'attuale governatore del Mississippi Haley Barbour, direttore del Comitato nazionale repubblicano nel 2000.
E' così che l'ambasciatore USA a Baghdad Ryan Crocker e il presidente Bush hanno cominciato a prendersela con Al-Maliki. Il 21 agosto Bush ha fatto capire che il parlamento iracheno dovrebbe licenziare il primo ministro. Ma, dicono alcuni, Bush avrebbe provocato reazioni tra i suoi esperti di politica estera che lo avrebbero indotto a fare marcia indietro nel discorso ai Reduci delle guerre all'estero, occasione in cui ha detto che il primo ministro è “a good guy”, un bravuomo. Gli esperti consultati sono comunque pessimisti, e ritengono che un successo della manovra possa condurre alla frammentazione del paese.

Mottaki: noi possiamo aiutare gli USA in Iraq

Il ministro degli Esteri iraniano Manoucher Mottaki ha dichiarato il 24 agosto che nei colloqui a tre con Iraq e USA, l'Iran cerca di correggere la politica USA in Iraq e di contribuire alla piena sicurezza dell'Iraq nell'intera regione. Correggere quegli errori, ha sottolineato, è pregiudiziale per arrivare alla piena sicurezza. Intanto un portavoce di governo ha reso noto attravero l'agenzia USA che sarebbe possibile portare i colloqui ad un piano superiore se gli USA accettassero alcune condizioni (non meglio specificate).
Intanto però negli USA si fanno sempre più insistenti le voci sui piani per bombardare l'Iran. The Australian ha pubblicato il 25 agosto un articolo dell'agente CIA Robert Baer secondo cui i piani di attacco all'Iran sono operativi. Baer, che ha lavorato per la CIA in Iraq e nel Sudovest asiatico, sarebbe stato incoraggiato da funzionari della CIA a pubblicare al più presto il suo nuovo libro sull'Iran: “E' meglio che ti affretti perché la tesi cambierà”. “Ho risposto che uscirà a gennaio e mi hanno detto: 'probabilmente arriverai troppo tardi'.”
Come riferito dall'EIR, sarebbe stata allestita in Iraq una struttura di militari incaricata di far arrivare direttamente alla Casa Bianca, dribblando la valutazione dei servizi, “rapporti” sulle responsabilità iraniane nei guai subiti dalle forze USA in Iraq. Le rivelazioni di Baer sono apparse negli USA verso la fine di agosto insieme al rapporto del gen. Rick Lynch, comandante regionale in Iraq, secondo cui lui “tiene d'occhio” almeno 20 elementi delle guardie rivoluzionarie iraniane in Iraq.


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