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In memoria di Luciano Pavarotti

Giovedì 6 settembre si è spento nella sua casa di Modena il grande tenore italiano Luciano Pavarotti. Nel suo sito (www.lucianopavarotti.com) Big Luciano chiede di essere ricordato come “cantante d'opera”, e come tale resterà per sempre nella storia della lirica, per il suo timbro inconfondibile, la sua voce squillante, il terzo registro impeccabile, che lo rese subito famoso al Metropolitan di New York per i nove Do di petto ripetuti della “Figlia del Reggimento”, ma anche per il Nemorino dell'Elisir d'Amore di Donizetti, e per tutti i ruoli verdiani. Nel 1988 fu tra i 2000 cantanti lirici che sostennero la nostra iniziativa per tornare al “La verdiano” (La=432 Hz, l'accordatura scientifica dell'orchestra voluta da Giuseppe Verdi per decreto nel 1884). Insieme a Carlo Bergonzi, Placido Domingo, Giuseppe Di Stefano, Piero Cappuccilli, Alfredo Kraus, Renata Tebaldi e migliaia di cantanti famosi in tutto il mondo si disse favorevole alla petizione dello Schiller Institut che divenne disegno di legge nel 1988. La legge fu il risultato della prima conferenza internazionale sul La verdiano che tenemmo qui a Milano, alla Casa Verdi. In quella conferenza Piero Cappuccilli diede il primo esempio dal vivo della differenza di mezzo tono tra l'accordatura alta odierna e quella voluta da Verdi, eseguendo due arie verdiane nelle due accordature.

Conobbi Pavarotti un anno dopo, quando mi concesse un'intervista esclusiva per la rivista culturale dello Schiller Institut, a Villa Giulia, a Pesaro, dove parlammo dell'esito del disegno di legge sul La verdiano e della condizione poco felice della cultura e della politica mondiale. Ben conoscendo la politica italiana, disse che sarebbe stato già molto se avessimo ottenuto di tornare al La=440, visto che a Berlino, Salisburgo ed in altri teatri lirici si era arrivati già al La=448 Hz, oltre mezzo tono sopra la tonalità originale. In effetti, aveva visto giusto: il disegno di legge presentato dai Sen. Boggio e Mezzapesa, inizialmente per rispettare il volere di Giuseppe Verdi che nel decreto del 1884 parlava di La=432 Hz come “accordatura scientifica”, fu cambiato in La=440 Hz per compiacere i produttori di strumenti a fiato, che altrimenti non avrebbero smaltito le loro scorte, e l'iniziativa non ebbe quindi alcun seguito, perché non rispettava più la volontà di Verdi. Luciano comprese bene i danni alle voci provocati dall'accordatura alta odierna, perché la sua tecnica vocale rispettava i passaggi di registro, e quella che lui chiamava la “chiusura” (copertura) della voce nella zona di passaggio, passaggi di registro che vengono sfasati se l'opera viene eseguita mezzo tono più alta. “Quando eseguo “Di quella pira” dal Trovatore trascritta mezzo tono sotto, dunque, in realtà rispetto il volere di Verdi” mi disse. Durante il nostro incontro a Pesaro, mi colpì anche la sua giovialità, e la capacità di passare da una partita a carte con gli amici, a discutere dei problemi del mondo, di cui era consapevole. Ed è così che resterà nella memoria di tutti i suoi ascoltatori, e nella nostra: un grande tenore, che amava l'opera, ed amava la vita.

Liliana Gorini


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