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I paesi asiatici mollano il dollaro

22 ottobre 2007 – Nel mese di agosto Cina e Giappone hanno liquidato buoni del Tesoro USA “ad un ritmo che non ha precedenti negli ultimi cinque anni, dopo che la crisi del mutui subprime degli USA ha scatenato la peggiore svendita dei titoli denominati in dollari verificatasi dopo l'insolvenza della Russia nel 1998”, ha scritto il China Daily il 18 ottobre. La Cina ha liquidato 9 miliardi di buoni del tesoro, pari al 2,2%, mantenendone per 400 miliardi, superata dal Giappone che ne ha liquidato il 4%, mantenendone ora per 586 miliardi. Taiwan ha liquidato l'8,9% dei suoi bond americani mantenendone per 52 miliardi.
Negli ultimi anni la Cina ha investito gran parte delle sue riserve straniere in titoli del tesoro USA, mentre gli attuali 400 miliardi rappresentano solo il 28% del totale delle sue riserve straniere, che ammontano a 1430 miliardi. Se da una parte il fenomeno è dovuto alla percezione dell'imminenza del crac, gli analisti citati dal China Daily attribuiscono i rapidi disinvestimenti dalla valuta USA alla perdita di valore del dollaro come conseguenza della crisi dei mutui subprime e della decisione della Federal Reserve di abbassare i tassi d'interesse di cinquanta punti base. I timori di un'altra riduzione dei tassi sicuramente figura tra i motivi per cui Cina e altri paesi hanno ridotto drasticamente le loro posizioni in dollari.
L'argomento è stato oggetto di un rapporto del Dipartimento del Tesoro USA del 16 ottobre, che riferisce come dopo anni di investimenti stranieri nell'ordine dei 100 miliardi al giorno nei titoli a stelle e strisce, lo scorso luglio l'afflusso netto di capitali si era ridotto a 58 miliardi e ad agosto si è verificata un'emorragia netta di ben 163 miliardi. Nel corso dell'anno il dollaro ha perso circa il 7% rispetto all'euro.
Per LaRouche si tratta di “cose grosse”, conseguenza della stupidità del mondo politico di Washington e dell'abilità intrigante degli inglesi. “Questo è il risultato dell'ostilità dell'amministrazione Bush contro la Cina”, ha spiegato LaRouche “e del fatto che i parlamentari hanno proceduto, contro i miei migliori consigli, a commettere stupidaggini del genere. E hanno fatto proprio quelle stupidaggini”. LaRouche si riferisce così soprattutto alle pressioni intense esercitate sulle autorità di Pechino affinché rivalutassero la moneta cinese, tra cui una proposta di legge per aumentare le tariffe sulle importazioni cinesi e persino sanzioni commerciali, a cui si è poi aggiunta la decisione altamente provocatoria, da parte del presidente Bush, di ricevere il Dalai Lama alla Casa Bianca il 16 ottobre.


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