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I giovani imprenditori della Confapi di Ascoli Piceno ascoltano le analisi di LaRouche

25 ottobre 2007 – Il 23 ottobre si è tenuta la conferenza di fondazione della sezione dei giovani imprenditori della Confapi (confederazione italiana della piccola e media industria privata) ad Ascoli Piceno. Dopo gli interventi della presidente nazionale Catia Polidori e delle autorità locali, i numerosi partecipanti sono stati salutati da Lyndon LaRouche, in collegamento telefonico dagli Stati Uniti organizzato per l'occasione da Francesco Caprioli, il presidente della Confapi senior ad Ascoli Piceno. Ricordando la sua visita nelle Marche nel 2000, LaRouche ha ribadito che le piccole e medie imprese italiane, che sono altamente produttive ed innovative, rappresentano la migliore difesa del territorio locale contro la crisi finanziaria ed economica globale. LaRouche ha poi tracciato la via per allontanarsi dalla politica di guerra continua imposta da Dick Cheney e dalle forze dell'impero britannico: serve la cooperazione tra le diverse regioni del mondo sui grandi progetti infrastrutturali del ponte eurasiatico di sviluppo, come quello del tunnel sotto lo stretto di Bering.
Caprioli ha poi introdotto Andrew Spannaus, che ha spiegato le radici della crisi economica e strategica odierna. Ha inquadrato la crisi dei mutui subprime nel contesto della trasformazione dell' economia negli ultimi decenni, che ha portato al dominio della speculazione finanziaria. Questa bolla è solo l'ultima di una lunga serie di tentativi di mandare avanti un sistema che non ha una base solida e sopravvive soltanto grazie alla distruzione dell'economia reale.
Spannaus ha dedicato particolare attenzione al modo in cui gli italiani vengono manipolati dai teorici del liberismo; l'incessante coro di banchieri e economisti che criticano le imprese italiane per la loro natura familiare, le loro dimensioni ridotte e la poca propensione a lanciarsi nelle operazioni finanziarie “moderne” rappresenta una sorte di guerra psicologica atta ad abbattere le resistenze alla globalizzazione, e così permettere alla finanza di cibarsi - smantellandole - delle tante realtà produttive nel territorio italiano. Per fortuna le imprese italiane sono “arretrate” - ha detto Spannaus, perché il concetto di modernità propugnata dai liberisti oggi porta direttamente alla morte dell'economia reale. Per questo motivo gli italiani non devono credere a chi dice che il paese ha dei problemi tutti suoi, e che servono le “riforme strutturali” e una mentalità di mercato per riprendere a crescere. Il vero progresso dell'economia si ha quando si dirigono gli investimenti verso i settori più produttivi, nella tradizione del sistema americano di Franklin Delano Roosevelt, o della lungimirante visione di Enrico Mattei, che osò sfidare l'oligarchia per garantire lo sviluppo dell'Italia. E la necessità di reimpostare una politica di questo tipo riguarda l'intero sistema internazionale, che si trova ad una crocevia tra un periodo di guerre e depressioni, e la possibilità di aprire un nuovo periodo di progresso economico e sociale.


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